Intanto l’apparecchio aveva ripreso la sua corsa: questo fatto non aveva richiesto al pilota altro sforzo che quello di premere alcuni pulsanti, e subito l’apparecchio aveva preso docilmente quota vibrando poi in direzione nord-est, almeno così parve a Graham.
Gli ospiti manifestavano per l’archeologo la stessa stupita curiosità che animava lo scienziato nei loro confronti, mantenendo lo stesso atteggiamento che avrebbero avuto di fronte a un fossile o al rappresentante di una razza del tutto scomparsa.
Graham cominciava a sentirsi a disagio. L’aspetto di quegli ometti simili a ragni, il loro linguaggio a trillo d’uccello, gli oggetti strani che li attorniavano e il cui uso e significato sfuggivano alla sua comprensione, quell’apparecchio volante che obbediva a regole completamente sconosciute, tutte queste cose scavavano tra lui e i suoi ospiti un abisso difficilmente colmabile.
L’archeologo aveva imparato che il suo salvatore rispondeva al nome di Moia Tohn. Era già qualcosa. Seguendo un’ispirazione, Graham prese una specie di matita e disegnò i simboli rappresentanti il sistema solare. Segnò il sole nel cielo, ne disse il nome e poi lo indicò sul suo schizzo. La stessa cosa fece poi con una sfera indicante la terra. A questo punto della sua dimostrazione incontrò una difficoltà: come determinare l’anno, il mese e il giorno? Come ridurre visivamente il concetto di tempo? Intanto Moia Tohn si era ingolfato in una discussione con i suoi compagni. Finalmente sembrò che avessero raggiunto un accordo, e allora Moia Tohn condusse Graham in un angolo dove si trovavano una poltrona e uno schermo, lo fece accomodare sul sedile e sistemò i contatti. Poi prese un casco e lo mise sulla testa dell’ospite. Graham, che teneva lo sguardo fisso allo schermo, restò sbalordito. Stava pensando a Iris, ed ecco che ne vide l’immagine riprodotta fedelmente. Dietro di lui, Moia Tohn sembrava eccitatissimo.
Dopo diverse prove, Graham si rese conto che lo schermo non era in grado di riprodurre i pensieri astratti, mentre bastava pensare a qualcosa di visibile perché subito ne fotografasse l’apparenza. L’archeologo dovette compiere un notevole sforzo per impedirsi di pensare continuamente alla sua donna, e trovare invece il sistema per spiegare alle straordinarie creature la sua presenza.
Riuscì finalmente a concentrarsi e a rappresentare qualcuno degli avvenimenti che lo avevano portato sull’Isola di Pasqua. Si sentì percorrere da un brivido nel rivedere sullo schermo la mostruosa colonna di luce palpitante. A questo punto Moia Tohn prese il posto di Graham sulla poltrona, e l’archeologo vide apparire a sua volta una colonna vaga, appena accennata, che scomparve quasi subito per cedere il posto a un piccolo uomo caduto dalla base stessa del pilastro.
Ecco dunque cosa era successo, pensò Graham: la sua evasione dal pilastro turbinante aveva avuto dei testimoni che erano accorsi a trarlo in salvo.
Dopo di che lo scienziato tentò di risolvere il problema di stabilire la data. Per tradurre visivamente l’idea del tempo fece passare più volte rapidamente il sole sullo schermo, facendolo seguire dalle notti stellate con la luna, e poi dall’alba. Poi mostrò ancora l’Isola di Pasqua, la grande colonna, e infine la rappresentazione grafica dell’anno in cui si era prodotta la catastrofe.
Moia Tohn capì, e sembrò assai stupito. Si sostituì ancora all’archeologo davanti allo schermo e gli dimostrò, più che altro a gesti, che non possedeva alcun ricordo di un’isola in quella parte dell’oceano, che non aveva mai neppure sentito parlare dell’Isola di Pasqua né delle grandi statue. Poi fece apparire un simbolo che a tutta prima Graham non riuscì a decifrare. Infine capì che doveva trattarsi del millesimo dell’anno in corso, ma stentava a credere ai suoi occhi perché, se aveva compreso giusto, doveva trovarsi circa nell’anno 1.500.000!
L’anno un milione e cinquecentomila! Anche se la scarsa familiarità di Moia Tohn con i simboli matematici gli aveva fatto commettere qualche errore, la cosa in sé non cambiava affatto, perché anche una differenza di qualche secolo non aveva importanza di fronte a quella data.
Tanto tempo dunque era passato sulla terra da quando lui era stato travolto dalla tempesta cosmica! Infatti solo un viaggio nel tempo poteva spiegare la grottesca metamorfosi subita dagli uomini, lo straordinario cambiamento nel linguaggio, le meraviglie del progresso meccanico. Graham si sentiva l’anima di un primitivo bruscamente entrato in un mondo dalla complessa maturità.
Si sentì all’improvviso molto stanco, e provò il bisogno di restare un po’ con se stesso per abituarsi a questa rivelazione. Lasciò la stanza, e nell’uscire vide che Moia Tohn rimaneva sulla poltrona davanti allo schermo. Capì allora che quella meraviglia meccanica, trionfo di una tecnica geniale, non aveva per quella gente alcuna applicazione pratica oltre quella di servire da svago. Senza dubbio era in ragione della scarsa importanza che annettevano a quel loro gioco che avevano discusso a lungo prima di decidersi a sottoporre Graham all’indiscreto trattamento.
Con la fronte appoggiata al vetro di un oblò, Graham guardava il mondo esterno, assorto nei suoi pensieri. Lo sforzo mentale l’aveva completamente stremato e Graham temeva di svenire. Il peso dei recenti avvenimenti lo opprimeva, e quel prodigioso salto nel tempo attraverso quindicimila secoli in una sola notte d’oblio l’aveva talmente frastornato da renderlo apatico. Si sentiva serrare il cuore all’idea di tutti i cambiamenti che certo si erano prodotti sulla terra durante la sua assenza. Le meraviglie scientifiche delle quali era già stato testimone erano cose banali, senza alcuna importanza, passatempi e niente più per questi nuovi uomini, ma senza dubbio gli restavano ancora da scoprire infinite altre cose, miracoli dell’intelletto, scoperte inimmaginabili sul piano sociale, materiale e artistico, che dovevano aver accresciuto considerevolmente il benessere fisico e intellettuale. L’atomo, le radiazioni cosmiche, l’universo galattico, senza dubbio non avevano più segreti per quel popolo. E che pensare delle ricerche mediche e biologiche, delle relazioni interplanetarie e di tutti gli altri problemi che assillavano gli scienziati vissuti all’epoca di Graham? Ed era anche possibile che la vita e la morte venissero ormai risolte da una formula nata sotto i precisi controlli di un laboratorio.
Senza nemmeno accorgersene, Graham passò dalla meditazione al sonno e dormì così per venti ore.
Svegliandosi scoprì di non essere più sull’aereo. Lo avevano portato in una casa di forma sferica, sospesa a un tubo centrale. L’abitazione gli era stata assegnata come dimora permanente dal Consiglio Mondiale. Moia Tohn era stato delegato dal Consiglio stesso ad assistere, e mettere al corrente del moderno grado di civilizzazione, l’uomo delXXsecolo, e aveva inoltre l’incarico di trovargli un impiego, una sistemazione sociale.
Questo impiego durerà sino alla fine dei miei giornipensò Graham quando lo seppe. Ma lui d’altronde intendeva farsi solo un’idea generale dei cambiamenti apportati nel mondo in quel milione e mezzo di anni, ed era convinto che pochi giorni gli sarebbero bastati per apprendere le cose più importanti.
Scoprì subito l’esistenza di un Ufficio degli Archivi, nel quale erano conservate le schede personali di ciascun individuo, aggiornate dal momento della nascita alla morte. L’arrivo di Graham aveva destato un grande interesse, perché non fu trovata nessuna traccia della sua esistenza. Moia Tohn si diede parecchio da fare per farlo registrare tra gli esseri viventi.
Come prima cosa, l’archeologo chiese di consultare un atlante del mondo attuale, e Moia lo accompagnò nell’ufficio cartografico competente. Lo scienziato poté così rendersi conto degli enormi cambiamenti geografici subiti dal mondo. Londra era scomparsa insieme alla maggior parte dell’Inghilterra coperta dal mare. Solo l’Irlanda, una parte della Scozia e una regione del Galles esistevano ancora, ridotte a tre piccole isole. Graham rimase a lungo pensieroso davanti a quei tre frammenti della sua patria, ricordando tutte le persone conosciute e scomparse per sempre nell’oblio, sepolte dagli innumerevoli secoli passati sopra di loro. Mai più avrebbe rivisto il paese in cui era nato. Spariti tutti i luoghi che gli erano familiari.