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Del Giappone non c’era più traccia, e un grande mare aveva preso il posto del Sahara. Un grande continente era emerso invece nel Sud Atlantico. Irriconoscibili erano i contorni delle terre sopravvissute al logorio dei millenni, e terre nuove, sorte dalle viscere degli oceani, avevano rimpiazzato quelle del suo mondo.

Nei giorni che seguirono, Graham non si curò gran che dei cibi che gli venivano somministrati e che erano costituiti per lo più da estratti e concentrati. Non cercò nemmeno di familiarizzarsi con il principio che permetteva agli uomini di muoversi nell’aria come sul terreno solido: senza dubbio si trattava di una forza opposta a quella della gravità. E non si prese la pena di interessarsi alle astronavi che vagavano nel cielo. Ce n’erano di varia grandezza e di tutte le forme: cilindriche, coniche, e simili a dischi. Funzionavano certo a energia atomica o forse utilizzavano direttamente i raggi super-cosmici.

Sempre aiutato da Moia Tohn, Graham passava le sue giornate a sfogliare gli archivi, studiando l’avvicendarsi degli avvenimenti nel mondo. Guerre e carestie erano cessate del tutto verso il trentesimo secolo. L’epoca dei viaggi interplanetari era durata fino al centesimo secolo, poi le ricerche erano finite quando si erano resi conto che la vita non esisteva su nessun altro pianeta. Si era avuto un periodo di glaciazione che aveva decimato la popolazione del globo. Mille secoli più tardi, una nube cosmica di origine gassosa aveva provocato la morte di quasi tutta la totalità dei viventi. Alla catastrofe erano scampate poche centinaia di individui, donne e uomini, sparsi un po’ in tutte le parti del mondo. Costoro dovevano la salvezza al fatto di essersi trovati in grotte sotto la superficie del mare, in sommergibili, o in laboratori sottomarini. La vita era continuata così su alcune isole, e durante centinaia di secoli i sopravvissuti avevano cercato di ridar vigore alla razza umana. Ma un nuovo cataclisma si era abbattuto sul mondo: una cometa aveva urtato la Terra, e ancora una volta il genere umano aveva corso il rischio di essere spazzato via dalla faccia del globo. Era stato allora che si erano verificati i più grandi cambiamenti geografici.

Adesso una sola razza abitava il mondo. Era un ibrido di tutte le razze che Graham aveva conosciuto, un miscuglio di bianchi, neri, gialli e rossi. Parlavano un’unica lingua, quel cicaleccio d’uccello i cui trilli avevano tanto sorpreso l’archeologo. Tutti erano organizzati sotto un unico governo. E la durata della vita umana si aggirava attorno a un migliaio di anni. Il raggiunto controllo dell’energia atomica, e delle altre energie, rendeva praticamente inutile il lavoro dell’uomo che si limitava al controllo del funzionamento delle macchine. Le nascite non erano più una cosa che interessava gli sposi e le famiglie. La stessa istituzione familiare era scomparsa da un migliaio d’anni. Era il Consiglio Mondiale che si interessava di queste faccende: ogni anno infatti veniva stabilito il numero delle nascite, si selezionavano le madri e si procedeva alla fecondazione artificiale.Ibambini erano allevati e istruiti sotto la direzione del Consiglio. La soppressione dell’allattamento materno aveva causato l’atrofia degli organi femminili, per questo le donne avevano il torace piatto come i maschi.

Graham poté inoltre stabilire che ben pochi erano coloro che godevano completamente i mille anni loro concessi dall’eccezionale prolungamento della vita umana. Il Consiglio aveva provveduto a fornire ogni comunità di un locale dove coloro che si sentivano stanchi di vivere potevano mettere volontariamente fine alla loro esistenza con il semplice gesto di ingoiare una pillola di squisito sapore. Se ne andavano così dal mondo, trasportati sulle onde di un’ineffabile estasi.

La comunità nella quale viveva Graham si trovava nei pressi di Bear Mountain. Da lì si dominava il mare che ricopriva LongIsland,Manhattan e la vecchia valle dell’Hudson. Moia Tohn condusse un giorno il suo protetto a visitare la locale Torre della Partenza. Si trattava di un cilindro di vetro alto trecento metri e sormontato da una specie di cupola che gli dava l’aspetto di un campanile. Da lassù si poteva spaziare lo sguardo su una immensa distesa di mare e di terra. Da lassù chi intendeva evadere poteva spaziare un’ultima volta sul magnifico paesaggio prima di prendere congedo.

Graham si affacciò alla veranda guardando pensoso il panorama: la vegetazione non era più quella che lui conosceva.Ibotanici avevano ottenuto mutazioni di alberi e di fiori, come i tecnici e i medici avevano alterato la struttura dell’uomo per eliminare malattie e germi nocivi, mescolando le razze e sopprimendo i nuclei familiari. Con l’uso della fecondazione artificiale e l’allevamento in laboratorio, essi avevano ridotto la vita sessuale, in altri tempi così importante, a non essere altro che un aspetto negativo.

Graham si informò sulla misura in cui veniva usata la Torre di Partenza. Gli risposero che lì, a Nuaya, su una popolazione di 8.000 abitanti, la media era di una persona ogni trenta giorni. Gli dissero però che negli ultimi due giorni nove individui erano saliti alla torre.

E questo era quanto l’archeologo aveva previsto e temuto.

Il mattino seguente Graham cercò di farsi un’idea della nuova scienza matematica. Si accorse subito che il compito era assai difficile. La più positiva delle scienze era diventata una cosa talmente astratta, sorpassando di gran lunga le teorie di Einstein, diWhiteheade di Russel, da diventargli incomprensibile. Era basata su cinque dimensioni: la lunghezza, la larghezza, lo spessore e il tempo con l’aggiunta di una dimensione chiamata Ru. A stento Graham riuscì a farsi un’idea di cosa fosse quest’ultima. Ru rappresentava il continuo cambiamento dell’osservatore, dell’oggetto e dell’universo in rapporto tra loro. Lo scienziato non capì altro.

Avrebbe avuto bisogno di decine di anni per imparare tutto. Invece, se i suoi calcoli erano giusti, non gli restavano che pochi giorni da vivere. Ne era certo perché la notte precedente Graham aveva avuto di nuovo il terrificante sogno premonitore sul ritorno dei Titani, pronti a riallacciare i legami con il mondo umano, esattamente come un milione e cinquecento anni prima era avvenuto sull’Isola di Pasqua. Aveva sognato lo spaventoso idolo verdastro e la fluida colonna d’energia.

Nel tardo pomeriggio, Graham si recò a vedere la Torre della Partenza. Restò qualche tempo davanti alla costruzione di vetro e vide entrare quattro persone. Nessuna di loro uscì più. Soltanto circostanze anormali potevano provocare questo anormale desiderio di evasione dalla vita in esseri tanto saggi e pazienti.

E il desiderio di partire dilagò come un contagio.

Quella notte Graham dormì male. Si svegliò con il cuore colmo di disperazione.Ilcaldo di quella fine estate era intollerabile, l’archeologo si vestì e scese a passeggiare sulla riva del mare. Ma dalle onde salivano vapori soffocanti, e il riflesso del sole sull’acqua era insostenibile. Quel poco d’aria che soffiava verso il mare era umida e pesante. Graham non riusciva a liberarsi dalla paura di quello che stava per accadere, ma non poteva nemmeno accettarla come l’espressione di una verità.

Tornò sui suoi passi dirigendosi alla Torre della Partenza. Vide molta gente entrarci e nessuno” uscire. Sulle facce di quegli uomini e di quelle donne, giovani, anziani, o vecchi che fossero, vide sempre la stessa espressione, calma e serena, senza la minima traccia d’emozione. Lo sguardo di quegli occhi enormi e profondissimi lo commosse immensamente: aveva imparato ad ammirare quel popolo che a tutta prima gli era sembrato grottesco, paradossale nell’aspetto, e ad amarlo anche per il profondo rispetto che gli eccezionali ometti portavano alla personalità dei singoli individui.