Ciò di cui non si accorse mai era che Asineth passava tutte le mattine dentro la capanna, leggendo tutto quello che lui aveva letto, studiando per apprendere la magia delle donne dai libri scritti dagli uomini. Quello che non immaginò mai era che lei conosceva un po’ della scienza delle Dolci Sorelle, e certe cose che per lui non significavano nulla, significavano molto per lei. Ogni libro iniziava con una pagina di avvertimenti a sorvegliare i segreti contenuti in esso, soprattutto dagli occhi delle donne. Ma Sleeve non badava molto alle donne, dal momento che solo gli uomini avevano cercato di rubargli la conoscenza. Non gli venne in mente che Asineth potesse comprendere ciò che era scritto nei libri.
Un giorno sul finire dell’estate, quando la bambina aveva quasi un anno, Sleeve finalmente comprese un passo che per lungo tempo l’aveva eluso. Era sulla barca, e sentiva il ritmo del vento e della corrente con i piedi, le natiche, le braccia; d’improvviso tremò per la sua scoperta, e quasi si rovesciò perdendo il controllo del fiocco. Solo una persona aveva qualcosa da temere da un bambino nato di dieci mesi: la madre. Sleeve girò immediatamente la barca e virò verso il porto, passando in mezzo alla flotta dei pescatori, che si affrettarono a manovrare le loro barche fuori dalla sua rotta. Non gli chiesero alcuna spiegazione, ed egli non ne diede. Era vero che fino a quel momento la piccola non aveva fatto alcun male, ma adesso che Sleeve conosceva la verità avrebbe preso subito le sue precauzioni. Non voleva dover dire a Palicrovol che Asineth era morta perché Sleeve aveva terminato la sua pesca prima di tornare a salvarla.
Sleeve non sapeva che Asineth seguiva le sue letture giorno per giorno, e che anche lei aveva scoperto ciò che lui sapeva. Anzi, aveva capito di più, molto di più; e quando Sleeve tornò alla capanna, Asineth e la bambina erano sparite.
Cercò di seguirla a piedi, ma la perse fra le colline rocciose dietro la spiaggia. Versò in abbondanza del suo sangue per comprare il potere magico di trovarla, ma il suo occhio non riuscì a scorgerla. Seppe allora che si era mosso troppo tardi. La piccola già comprendeva una parte dei propri poteri.
Solo quando si accorse che mancavano quattro dei suoi libri, sospettò per la prima volta che non era la piccola, la figlia di Asineth e di Palicrovol, a bloccare la sua ricerca. Era Asineth stessa, poiché la bimba non sapeva ancora leggere. Si maledisse per averle permesso di studiare ciò che sarebbe stato suo dovere proteggere. Ma oltre a ciò, non poteva fare altro. Così attese, e rafforzò il suo potere contro l’avversario che sarebbe giunto. Non sapeva quanto forte poteva essere la magia delle donne, e voleva essere sicuro della vittoria nel caso la lotta si fosse rivelata difficile. Era quasi contento della prospettiva: era da decenni che non sosteneva una battaglia difficile, poiché non conosceva al mondo nessun mago che potesse stargli alla pari.
La decima notte della sua attesa, una donna lo chiamò da fuori la capanna. Era una voce che non riconobbe subito, ma quando vide la sua faccia, anche alla luce del fuoco, la conobbe.
— Berry — disse. — Credevo che fossi morta.
Lei sorrise e sollevò le sopracciglia. — E io non sapevo che tu la conoscessi.
Dunque quella donna che indossava la carne di Berry non era Berry. — Asineth — sussurrò Sleeve. Era un cattivo segno, se aveva il potere di cambiare forma tanto da ingannare anche lui.
— Asineth? — chiese lei. — Non la conosco.
— Chi sei allora?
— Sono Bella — rispose lei. — Sono la più potente di tutti gli dèi. — Con un solo perfetto movimento fu nuda. — Non sono perfetta, Sleeve?
— Sì — ammise lui prontamente. Rivedere il corpo di Berry, ricreato con tanta perfezione… Asineth non poteva sapere che lui era stato l’amante di Berry molto prima di Nasilee, ma la vista di Berry lì sulla spiaggia lo spaventò più di quanto avrebbe potuto qualsiasi altro trucco. Tuttavia Sleeve non era un uomo da lasciarsi completamente distrarre dai suoi ricordi amorosi. — Sei perfetta… ma non sei un dio?
— Davvero? Sono venuta da te dopo una battaglia, Sleeve — disse lei. — Avevo imparato tante cose e dovevo provarle. Per prima cosa ho sfidato il rozzo Cervo, perché credevo che sarebbe stato il più facile da domare. Mi sbagliavo, perché la mia prima battaglia è stata la più dura di tutte, e lui quasi mi ha vinto, e anche ora lo temo un po’. Ma non importa: adesso è in catene alla radice del mondo, e non avrai alcun aiuto da lui.
Era pazza, naturalmente. Sfidare il Cervo e vincerlo… assurdo.
— Le Dolci Sorelle sono venute dopo, perché avevo un conto aperto con loro. Sono rimasta sorpresa vedendo con quanta facilità si sono arrese… non hanno armi per il tipo di guerra che combatto io. Sono nate con dei corpi molto divertenti, e nella carne rimarranno, incatenate in essi fino a quando io lo vorrò.
— E Dio? — chiese Sleeve divertito.
— È sfuggente. Dovrò tenerlo dove possa sorvegliarlo, nel corso degli anni. Ma quanto a te, Sleeve… Non ti temo neanche un po’.
Il suo amore per la teatralità lo indusse quasi a rispondere con qualche eroico epigramma; ma aveva appreso fin da giovane che la teatralità non sostituiva una sicura vittoria. Perciò le morse il cuore con i denti della sua mano sinistra, per abbatterla subito con un colpo magico. Anche se avesse resistito, sarebbe stata troppo scossa per combatterlo, dopo.
Ma lei non mostrò alcun segno di dolore, e mentre lui stringeva la sua crudele mano interiore, si accorse con sorpresa di sentire dolore nel suo cuore. Si fermò, ma il dolore continuò, e in un attimo di angoscia si rese conto che le parole di lei non erano state una vanteria. Non c’era alcun aiuto per lui da parte del Cervo, e quella presenza degli dèi che aveva sempre sentito sotto il suo potere… era sparita.
— Cosa hai fatto! — gridò.
— Ti ho colto di sorpresa, vero? — disse lei. — Oh, non preoccuparti, Sleeve. Se gli dèi non mi hanno resistito, come potresti tu?
Il dolore nel suo cuore si calmò, e si trovò steso sulla sabbia, guardando la donna con occhi annebbiati.
— Non riesci a vedermi bene? — chiese lei. E di colpo i suoi occhi furono liberi dalle lacrime. Fu questo che lo spaventò più di tutto. Una magia che poteva spezzare la potenza degli dèi era terribile davvero, ma una magia così delicata da asciugare le lacrime dagli occhi di un uomo… questa era una cosa di cui non aveva mai letto sui suoi libri, in tutta la sua vita.
— Guardami — ripeté lei. — Berry era la donna più bella che avessi mai visto, ma io sono Bella e ho pensato ad alcuni miglioramenti. Ecco: non è meglio questo? E questo?
Lui rimase steso sulla sabbia e disse che sì, era meglio.
— Bene — disse lei alla fine, rivestendosi mentre parlava. — Bene, Sleeve. Immagino che vorrai venire con me.
— Dove vuoi andare? — chiese lui.
— Da Palicrovol, naturalmente — disse lei. — Non sono sua moglie? Non mi ha sposato davanti a molti, molti testimoni?
— Glielo avevo detto che doveva ucciderti.
— Me ne ricordo — disse lei. — Ma non l’ha fatto, ed eccomi qui. Pensi che mi troverà bella?