Ma gli anni piegano tutte le cose, anche gli uomini fieri e grandi come montagne che coltivano la terra collinosa di Waterswatch Alta.
Per prima cosa, gli fu ben presto chiaro che Orem sarebbe stato l’ultimo figlio della sua Molly, e ricordò il detto:
In secondo luogo, c’era la faccenda dei capelli. Era un bambino allevato da una donna, naturalmente, e perciò veniva lavato e pettinato più di quanto dovrebbe essere lavato e pettinato un bambino. Ma qualche volta, quando Avonap, a cena, guardava il bambino che meditava tristemente sul suo piatto, vedeva nella luce del fuoco un bagliore di oro rosso nei capelli scuri del ragazzo, e vedeva nella faccia pallida ciò che mancava a tutti gli altri suoi figli e figlie: la grazia della giovane Molly, il premio più grande che avesse vinto in tutta la sua vita. E d’improvviso, un giorno provò tenerezza per il bambino.
Terza, e più importante di tutte le cose, si accorse ben presto che malgrado il dominio totale che Molly aveva sul bambino, lei lo evitava. Non gli permetteva di giocare vicino al telaio, né di aiutarla in cucina. Troppo spesso Avonap lo vide giocare strani giochi, appena fuori di casa, senza essere né fra le mura della fattoria della madre, né nel campo di suo padre, dove gli uomini forgiavano grano e fulvo orzo nel fuoco del sole.
Così fu che un giorno, per caso il quarto compleanno nella vita del giovane Orem, Avonap lasciò cadere la zappa quando vide il bambino, la lasciò cadere e andò da lui.
— A cosa stai giocando? — chiese il padre.
— Faccio degli eserciti nella terra — disse il figlio.
— Che eserciti?
E il bambino toccò con la punta del bastone l’esercito di Palicrovol, una serie di circolini nascosti dietro ciuffi d’erba, o posti in cima a collinette alte qualche centimetro. — E questa — disse — è la città di Inwit, la capitale di Palicrovol, che oggi ricattureremo.
— Ma questi sono solo cerchietti nella terra — disse Avonap. — Perché non sei dentro con tua madre?
— Mi manda fuori quando ha del lavoro da fare. Lavora meglio se non ci sono bambini in giro.
Cosa vide Avonap nella faccia del bambino? La faccia di Molly, certamente, e forse sentì il vecchio desiderio della sua giovane vita; ma vide più di questo, poiché Avonap aveva un cuore tenero. Vide un bambino che non era stato bene accolto in nessuno dei due mondi. Non nel mondo immobile, soffice, protetto delle donne, non in quello pieno di attrezzi, di attività, di vento degli uomini. Avonap venne toccato da pietà per il bambino. Un bambino dovrebbe essere forte, pallido e biondo; quello strano bambino palesemente non lo era. E tuttavia un bambino dovrebbe anche avere un sorriso pronto. Quando quel bambino era stato un infante, aveva avuto un sorriso del genere; adesso era sparito. Questo senza dubbio poteva essere aggiustato.
— Vuoi venire con me, allora, dal momento che non hai niente da fare qui?
E compiacersi negli occhi del figlio era sufficiente per il padre. Da quel momento i capelli neri e la gracilità non furono più una barriera fra di loro. Nessun pensiero di tradimento, nessun mormorio di figlio cambiato nella culla; Avonap fece con Orem ciò che aveva fatto fin da quando il suo primo figlio era stato piccolo. Qualcuno disse: — Il giovane Orem è come il frutto del basalak. che viene fuori intero dalla corteccia dell’albero padre — poiché così sembrava: che Orem venisse fuori intero dalle spalle di suo padre, o saltasse fuori dalla terra accanto a suo padre, legato al tronco, legato alla mano. Radici e rami, divenne il figlio di suo padre.
Questi furono i segni del padre.
E che dire delle altre storie che racconta la gente? Di come la Regina Bella pianse tutta la notte, il giorno in cui egli nacque? Di come Enziquelvinisensee Evelvenin si svegliò e vide il suo viso bellissimo nello specchio, per quella sola notte? Di come Palicrovol stesso divenne pieno di forza la notte della nascita di Orem, e andò all’ingresso della sua tenda, nudo e grande di potenzialità che si sarebbero attuate con la nascita del figlio bastardo? Di come le stelle caddero, i lupi si accoppiarono con le pecore, i pesci camminarono, e le Dolci Sorelle apparvero alle suore del Grande Tempio di Inwit?
Queste storie vennero tutte inventate perché la Storia potesse avere più magia. Né Orem, né Molly, né Avonap, né alcun altro sospettò ciò — che era venuto al mondo.
Ci furono solo questi segni: i segni della madre, che amò e poi temette il bambino; i segni del padre, che odiò e poi amò il bambino; e il segno del bambino.
Questo fu il segno del bambino: seguiva spesso la madre fino alla caverna sul fiume, dove gli alberi erano così alti che si univano sopra il Banning dalla veloce corrente, così che solo una luce verde toccava l’acqua, e ogni cosa era ricca della forza che le donne chiamano Sorellanza e gli uomini chiamano Dio. Una volta la guardò bagnarsi ai bordi della corrente impetuosa, la vide immergere i seni e la pancia flaccidi e pendenti nell’acqua, e mentre questi toccavano l’acqua, vide un grande cervo, con corna dalle cento punte, apparire fra le foglie e guardarla. Lo vide solo per un momento, poi distolse lo sguardo e quando guardò ancora il cervo era sparito. Non si chiese, a quel tempo, cosa volesse dire; temette solo per un momento che la sua mamma, nuda e vulnerabile, potesse essere in pericolo a causa del cervo. Non sapeva che il Cervo l’aveva già trafitta una volta, fin dove può essere trafitta una donna. E questo fu il segno del figlio.
8
LA CASA DI DIO
Poiché Avonap amava il suo settimo figlio, cercò di allontanarlo dalla fattoria il più presto possibile. Non era bene per un ultimo nato rimanere a lungo sulla fattoria, poiché più grande diventava, più mangiava, e più mangiava più i figli anziani vedevano la loro eredità che veniva sprecata, forse minacciata da un figlio che loro padre amava di più.
Questi figli nati tardi avevano l’abitudine di morire in strani incidenti. Avonap non aveva ragione di credere che Orem sarebbe stato al sicuro.
Provò a farne un soldato, affidandolo a un uomo con un solo occhio che abitava nel villaggio, e che una volta era stato sergente nell’esercito di Palicrovol. Ma Orem era di corporatura troppo esile e di statura troppo bassa per portare armi. Così non rimase altro da fare che dare il ragazzo a Dio.
Orem prese bene la notizia. Vedeva che a suo padre dispiaceva che lui andasse via, e questo lo confortava. Vedeva anche che sua madre era sollevata nel sapere che sarebbe andato via, e questo gli tolse la voglia di restare.
Così fu che all’età di sei anni Orem venne portato a dorso di mula fino alla città di Banningside, e consegnato nelle mani dei chierici della Casa di Dio.