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— Cerco un lavoro.

— Che tipo di lavoro?

— Uno qualsiasi.

— Uno qualsiasi? Ne: uno prende un uomo che non sa fare qualcosa. Questa non è una fattoria, dove c’è bisogno di asini per portare i carichi.

Non l’avrebbero lasciato passare, senza un mestiere? E lui cosa sapeva fare? So a memoria tutte le preghiere. Posso elencare le lettere maiuscole, le lettere corporali e le lettere spirituali, i numeri reali, i numeri interi, i numeri variabili. — So leggere e scrivere.

La guardia fece una faccia di finta sorpresa. — Uno studioso, eh? — Ma non aveva più voglia di divertirsi con lui. Gli prese la bisaccia e l’aprì. Una fiasca di acqua, un pezzo di pane, e un pugnale con ancora un po’ di sangue. Non il piccolo coltello che Orem portava alla cintura e che serviva per tagliare il formaggio. Quello era evidentemente un coltello per uccidere, lungo e appuntito. La guardia lo sollevò. — Leggere e scrivere. Oh, l’ho già sentita questa. E questo cosa sarebbe, la tua penna?

Orem non sapeva cosa dire. Il pugnale gli era sembrata una bella cosa mentre passava per la Città dei Mendicanti, adesso poteva essere un ostacolo al suo ingresso in città, o peggio.

Ma in quel momento, Rainer il Falegname parlò. — È mio — disse.

— Tuo! — disse la guardia.

— L’ultima volta che sono entrato mi hanno derubato, e non avevo intenzione di farmi derubare un’altra volta. Pensavo che non avreste guardato nella bisaccia del ragazzo. Lui non sapeva di averlo.

La guardia guardò dall’uno all’altro. L’espressione di stupore sulla faccia di Orem era sincera, e nulla si poteva leggere negli occhi di Rainer. Alla fine la guardia alzò le spalle. — Rainer, sei uno sciocco. Lo sai che ti avremmo frustato con una verga di vetro per una cosa del genere, se fossi riuscito a farla passare.

— Una verga di vetro o il randello di piombo di uno spaccateste, ditemi voi la differenza — disse Rainer. E la guardia tornò a scrivere sul visto di Orem. — Cittadinanza?

— Banningside, a Waterswatch Alta.

Ancora una volta la guardia lo guardò con sospetto. Ancora una volta Orem fu costretto ad affermare che fuggiva dall’arruolamento coatto nell’esercito di Palicrovol. Ancora una volta loro risero del suo corpo, e lui avrebbe voluto prenderli a pugni, e mandare in frantumi i loro sorrisi di derisione. Ma finalmente poté entrare, finalmente ebbe fra le mani il suo visto, e tutto grazie a Rainer il Falegname, un uomo che non conosceva. Proprio quando Orem era giunto alla conclusione che non ci fosse altruismo in quel luogo, uno straniero aveva mentito per farlo entrare in città. Orem non osò voltarsi per ringraziarlo: questo avrebbe rovinato tutto. Ma parte del suo nome e della sua poesia sarebbe stata una ricompensa per quel favore. Rainer avrebbe scoperto che non era senza profitto aiutare Orem ap Avonap.

Venne guidato dentro la porta dalle mani rudi ed efficienti delle guardie. Ma una volta entrato, non avevano ancora finito con lui. C’era una guardia con un corto rasoio, e prima che Orem potesse rendersi conto di quello che stava succedendo, due guardie lo afferrarono e gli tennero la testa, mentre la terza gli faceva un taglio sulla guancia. Era un taglio corto e poco profondo, ma il sangue sgorgò subito dalla ferita e gli macchiò la camicia.

Una bocca parlò vicino al suo orecchio. — Stai attento: sappiamo per esperienza quando questa ferita è abbastanza rimarginata perché siano passati tre giorni. Ogni guardia che vedrà la ferita, controllerà il tuo viso, e se sei rimasto troppo ti taglierà un orecchio. Capito? Se verrai preso due volte, ti tagliamo le palle. Hai tre giorni. Fino al tramonto, chiaro? E una volta fuori, la cicatrice dovrà essere bianca prima che ti facciamo rientrare. E stai lontano dalla Strada di Pietra. Vai. — Con uno spintone nella schiena, Orem fece il suo ingresso a Inwit.

12

LE DOLCI SORELLE

In cui si narra come Orem, detto Fianchi-Magri, detto Banningside, andò nella Strada delle Puttane, e ne venne via insoddisfatto.
La puttana e il vergine

Entrando in Inwit per la Strada del Piscio, sulla sinistra c’è il quartiere miserabile detto la Palude, sulla destra le sgargianti Taverne, e davanti, in lontananza, si staglia il Castello Vecchio. Non è una scelta difficile per i nuovi arrivati. Orem girò a destra, fra le Taverne, e vagò per le strade, nell’incipiente oscurità, chiedendosi quanto gli sarebbe costato il cibo e l’alloggio.

Nelle Taverne, tutte le strade portano alla Strada delle Puttane, e senza sapere dove stava andando, Orem ci finì ben presto. All’inizio non capì che era la Strada delle Puttane. A lui sembrava la città più ricca che avesse mai visto, perché gli edifici erano alti, puliti, e c’erano alberi in mezzo alla strada, molti alberi e cespugli, e sembrava di camminare in un bosco. Le case erano semplici e graziose, ben proporzionate, e più di una era costruita in maniera da sembrare una Casa di Dio.

La natura del luogo gli venne rivelata quando un gruppo di ragazzi, mezzo ubriachi e sghignazzanti, fermò due donne e diede a ognuna una moneta. Ci vollero solo pochi minuti perché tutti i ragazzi fossero soddisfatti, dopo essersele fatte contro gli alberi, fra grida e bavosi baci da ubriachi, alzando in alto le loro gonne e discutendo su quale fosse la migliore. Erano come dei bambini che orinassero, ridacchiando, confrontando i rispettivi attributi, e contando ad alta voce il tempo che ci mettevano. Orem non era ignorante: aveva vissuto in una fattoria. Ma non aveva mai visto farlo da un uomo e una donna, e non riusciva a staccare gli occhi dalla scena. Solo quando fu finita guardò le facce delle puttane. Le vide proprio mentre i ragazzi se ne andavano, mentre i sorrisi svanivano, e tiravano un sospiro, si sistemavano i vestiti, e si dividevano equamente i soldi. Ripresero la conversazione che avevano interrotto: l’incontro con i ragazzi non aveva significato nulla per loro. Quando Orem mi raccontò di quella notte, era ancora sgomento per il fatto che un uomo potesse immergersi nella fontana delle Sorelle, e la donna non rammaricarsene.

Un’ora più tardi, Orem era appoggiato a un albero, osservando una delle orge più eleganti, in cui gli uomini e le donne conversavano di argomenti filosofici per un’ora circa prima di accoppiarsi. Non si accorse che una donna gli era venuta vicina, fino a quando lei non gli toccò un braccio.

— A meno che tu non abbia più soldi di quanto sembri — disse — faresti meglio ad andartene a casa. Più vai avanti nella Via delle Puttane, più diventa cara.

Era tutta seno e denti… almeno così sembrava a Orem, perché tutto quello che poteva vedere quando la guardava in faccia erano le due file di denti quando sorrideva, e quando non le guardava il viso, tutto quello che riusciva a vedere erano i due seni che pendevano provocanti dentro la camicia.

Forse era una di quelle poche puttane che non hanno perso il gusto per la bellezza e per l’amore. Non che Orem fosse bello. Ma aveva una sorta di allampanata grazia, come un puledro che corre per la prima volta, e riusciva a sembrare insieme infantile e pericoloso. (Forse solo io vidi il pericolo sul suo viso; Bella avrebbe avuto più fortuna se l’avesse visto prima). Qualsiasi fosse la ragione, lei accettò un’offerta che lui non aveva fatto. Orem si fidò tanto che quando lei glielo chiese, disse che aveva solo cinque denari. Lei aveva una coscienza: gliene chiese solo quattro.

La sua puttana lo fece passare oltre il truce guardiano di una casa vicina, annunciò a gran voce a tutti quelli che volevano sentirla che aveva trovato un vergine stelo da falciare, e lo spinse verso la scala. Gli venne dietro, e due volte infilò una mano sotto la sua tunica e gli tirò il perizoma sotto le natiche. Ogni volta lui sobbalzò per la sorpresa, e ogni volta lei ridacchiò.