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Sleeve parlò in prima persona, allora. Sono Sleeve — disse. — Le Dolci Sorelle mi hanno mostrato una cerva pesante. Dio ha parlato a Palicrovol attraverso un vecchio pazzo. E il Cervo è venuto da te in sogno. Se tutti i grandi dèi sono con Palicrovol, cosa potrà opporsi a lui?

Zymas non aveva detto che c’era stato un cervo nel suo sogno. — Che bisogno ha di me?

— Che bisogno hai tu di lui? È sufficiente che entrambi vi siate dichiarati traditori. Se lavorerete insieme potrete abbattere questo Re. Se vi scontrate, Nasilee troverà la sua fatica molto più facile.

Zymas pensò anche a un’altra cosa: che Sleeve, il più grande dei maghi viventi, era con quel Conte di Traffing. — Palicrovol, se vuoi essere Re, ti aiuterò a sposare la figlia del Re e a salire sul trono. Sarai un re giusto e buono?

— Sarò re come sono stato Conte — disse Palicrovol. — La mia gente prospera più della gente di qualsiasi altro signore. Sono un giudice giusto, per quanto può esserlo un uomo.

— Se questo è vero, ti seguirò, e i miei uomini ti seguiranno — disse Zymas.

Così la profezia dell’Uomo di Dio fu compiuta, anche se aveva predetto un evento improbabile quanto lo scorrere del Burring verso le montagne. Zymas era venuto da lui, ancora prima che Palicrovol avesse compiuto un singolo atto di ribellione. Dio era adesso il suo Dio. — Ed io — gridò Palicrovol — seguirò Dio.

E io, mormorò Sleeve dalla bianca pelle, Sleeve dagli occhi rosa, io potrei scuotere la terra e radere al suolo questa fortezza, e con la mano sinistra potrei far sorgere una foresta al posto dei cinquecento uomini di Zymas. Perché dovrei legarmi a questi uomini privi di magia, in particolare dal momento che temono quel dio ridicolo chiamato Dio? Essi non hanno bisogno di me, e io non ho bisogno di loro.

Ma Sleeve sentì il sangue della cerva indurirsi sulle sue braccia e sulle sue mani, e fu soddisfatto che Palicrovol diventasse re, anche se lo faceva nel nome di questo Dio giovane e irato.

E fu così che Policrovol iniziò la sua ricerca del trono di Burland.

2

LA RAGAZZA SUL CERVO

Tre volte nel corso della sua vita Asineth apprese cosa significava essere la figlia del Re. Ciascuna lezione fu l’inizio della saggezza.
La lezione di Asineth sul bene e sul male

Quando Asineth aveva solo tre anni, le dame che avevano cura di lei la portarono a passeggiare nel giardino del palazzo, nella parte sicura, dove ci sono sentieri di ghiaia ben segnati e le piante crescono in forme di animali. Uno dei suoi giochi favoriti era starsene seduta tranquilla, facendo scorrere la sabbia o la ghiaia fra le dita, fino a quando le dame si annoiavano di lei e si facevano prendere dalla loro conversazione. A questo punto si alzava silenziosamente e si andava a nascondere. All’inizio si nascondeva vicino, da dove poteva osservare le espressioni di paura sulle loro facce, quando si accorgevano che non c’era più. — Oh, cattiva — dicevano. — È una cosa da fare per una principessa, scappare e lasciare le sue dame?

Ma quella volta Asineth si nascose più lontano, perché stava diventando grande, e anche il mondo diventava più grande, ed era attirata verso quella parte del giardino dove il muschio non veniva tagliato, e gli animali non erano radicati alla terra. Qui vide una grande bestia grigia che scivolava lentamente fra i cespugli, e sentì una strana attrazione per essa, e la seguì. Ogni tanto la perdeva di vista e vagava alla sua ricerca, e sempre la rivedeva, o pensava di rivederla, e la seguiva sempre più nel folto selvaggio del giardino.

Non sentì le dame che la cercavano; non era vicina quando, spaventate, riferirono al maggiordomo che era scomparsa; solo quando il cielo si stava arrossando, e i soldati la trovarono che si bagnava i piedi ai bordi di una grande pozza d’acqua, solo allora si ricordò del suo gioco a nascondino. I soldati la presero e la portarono attraverso la foresta fino alla parte sicura del giardino, dove aveva giocato. Qui vide le tre donne che non l’avevano sorvegliata bene, nude e legate a terra, con la schiena, le cosce e le natiche insanguinate per i colpi di frusta. Si impaurì. — Picchieranno anche me? — chiese.

— No, non te — disse il soldato che la portava. — Mai. Re Nasilee è tuo padre. Quale uomo oserebbe sollevare la frusta contro di te?

Così fu che Asineth imparò che la figlia del Re non può sbagliare.

La lezione di Asineth sull’amore e sul potere

L’amante favorita di Re Nasilee era Berry, e Asineth amava Berry con tutto il cuore. Berry era flessuosa e bellissima. Quando era nuda, era esile e scattante, come un cane da corsa, e tutti i suoi muscoli si muovevano con grazia sotto la pelle. Quando era vestita era eterea, lontana dal mondo come uno sprazzo di sole, e altrettanto bella. Asineth andava da lei ogni giorno, per parlarle, e Berry, bella com’era, perdeva tempo ad ascoltare la bambina, e tutte le sue storie del palazzo, e tutti i suoi sogni e i suoi desideri.

— Vorrei essere come te — le disse Asineth.

— E perché vorresti essere come me? — chiese Berry.

— Sei così bella.

— Ma fra pochi anni la mia bellezza svanirà, e il Re tuo padre mi metterà da parte con una pensione, come una governante o un soldato.

— Sei così saggia.

— La saggezza è nulla senza il potere. Un giorno tu sarai Regina. Tuo marito regnerà su Burland perché è tuo marito, e tu avrai il potere, e a questo punto non avrà più importanza se sei saggia.

— Cos’è il potere? — chiese Asineth.

Berry rise, e questo fece capire alla bambina di sei anni che aveva fatto una buona domanda, e difficile da rispondere. Gli adulti ridevano sempre quando Asineth faceva una domanda difficile. Dopo che avevano riso, Asineth studiava sempre la domanda e la risposta, per vedere cosa avevano di tanto importante.

— Il potere — disse Berry — significa poter dire a un uomo: Tu sei uno schiavo, e lui è uno schiavo. O dire a una donna: Tu sei una contessa, e lei è una contessa.

— Allora il potere è dare i nomi alla gente? — chiese Asineth.

— Qualcosa di più. Il potere è predire il futuro, piccola Asineth. Se l’astronomo dice: Domani la luna coprirà il sole, e succede come ha detto, allora lui ha il potere sul sole e sulla luna. Se tuo padre dice: Domani morirai, anche questo succederà, e dunque tuo padre ha il potere di morte. Tuo padre può dire il futuro di tutti gli uomini di Burland. Tu sarai prospero, tu andrai in rovina, tu combatterai in guerra, tu porterai il tuo carico giù per il fiume, tu pagherai le tasse, tu non avrai figli, tu sarai vedova, tu mangerai melograni ogni giorno della tua vita… può predire qualsiasi cosa agli uomini, e questa succederà. Può perfino dire all’astronomo: Domani tu morirai, e tutto il potere dell’astronomo sul sole e sulla luna non serviranno a salvarlo.

Berry si spazzolò i capelli cento volte mentre parlava, e i suoi capelli brillavano come oro. — Anch’io ho un potere — disse Berry.

— Il futuro di chi predici? — chiese la piccola Asineth.

— Quello di tuo padre.

— Cosa dici che gli succederà?

— Dico che questa notte vedrà un corpo perfetto, e lo abbraccerà; vedrà delle labbra perfette e le bacerà. Predico che il seme del Re sarà versato dentro di me questa notte. Io dico il futuro… ed esso si avvererà.

— Perciò tu hai potere su mio padre? — chiese Asineth.

— Amo tuo padre. Lo conosco come neppure lui si conosce. Non potrebbe vivere senza di me. — Berry era in piedi, nuda davanti allo specchio, e tracciò i propri confini, e disse ad Asineth come suo padre amava ciascuna nazione della sua carne, in quali giungeva come cortese ambasciatore, quali trattava con durezza, e quali conquistava con la spada.