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Asineth aveva saputo fin da piccola che come figlia del Re il suo corpo era il Regno, e che qualsiasi uomo la possedesse, avrebbe posseduto Burland. Ciò che non aveva mai saputo era che come figlia del Re, al di sopra delle leggi e dei costumi, lei ora non aveva alcuna protezione. Non c’era alcuna legge che dicesse che una fanciulla di dodici anni non potesse essere pubblicamente violentata da un marito che lei non voleva… se questa fanciulla era la figlia del Re. Non c’era alcun costume che imponesse alla gente di distogliere gli occhi per la vergogna di fronte a una tale crudeltà contro una bambina… se la bambina era la figlia del Re.

Le infilarono a forza un anello sul pollice della mano sinistra… Fu l’unico gesto gentile di Palicrovol, quel giorno, di darle come nome Bella al momento del matrimonio. Asineth vide che lui aveva l’anello sul pollice della destra, per indicare forza. — Adesso tutti vedranno come sei forte — disse — per vincere un nemico pericoloso come me.

Lui non le rispose. La guardò soltanto.

Le legarono delle assi imbottite alle mani, così pesanti che a malapena riusciva a sollevarle. Le misero un bavaglio alla bocca, con delle spine, così che se le toccava con la bocca o cercava di stringerlo fra i denti, si tagliava dolorosamente. Poi la misero sulla groppa del cervo, e di fronte a tutti i cittadini e i soldati di Inwit suo marito disse le parole del voto, poi le tagliò il vestito. Asineth sentì la brezza sulla pelle nuda come se fossero i dardi di diecimila occhi. Sono la figlia del Re e tu mi hai reso nuda e indifesa fra i porci. Hai dato a mio padre la dignità di una morte da Re, ma mi degraderai come la peggiore delle prostitute non viene degradata. Asineth non aveva mai conosciuto una vergogna tale in tutta la sua vita, e desiderava ardentemente morire.

Ma la sua verginità era Burland, e Burland sarebbe stata di Palicrovol. Zymas il traditore prese gli abiti di Palicrovol; il suo mago, Sleeve, lo unse per il letto matrimoniale. E mentre veniva unto, Palicrovol guardò la fanciulla che intendeva defraudare di tutto ciò che aveva, vide nella sua angoscia quale cosa terribile fosse quella che doveva fare a quella bambina, e tuttavia per il bene del regno non si ritrasse.

Poiché lei era la figlia del Re, lo guardò a sua volta. Quei pezzenti avrebbero visto una principessa violentata, ma non l’avrebbero vista inchinarsi. Morse con rabbia le punte del bavaglio, sperando di soffocare nel proprio sangue, ma le punte erano troppo sottili per versarne molto, e non poté impedire alla propria gola di inghiottire.

Poi vide la pietà sulla faccia di lui, e si rese conto per la prima volta che Palicrovol non era un mostro di potere, ma un uomo; e se un uomo, dunque un animale; e se un animale, dunque un prigioniero del proprio corpo. Palicrovol non era forte come un dio, perché gli dèi non avevano pietà, e gli dèi erano comunque deboli e malvagi. Palicrovol aveva il potere di averla viva, quando fosse entrato nella sua camera segreta e le avesse lasciato la sua bava. Ma lei aveva il potere che Berry le aveva insegnato, quello di farsi ricordare da quell’uomo? Cominciò a muovere il suo corpo da fanciulla come aveva visto fare a Berry. Vide la sorpresa di Palicrovol, poi i suoi occhi si riempirono di… desiderio. I movimenti di Asineth erano così lievi che non potevano essere visti da nessuno, se non da Palicrovol; ma una volta che lui li ebbe visti, non poté vedere nient’altro. Asineth non rimase sorpresa per l’effetto che suscitò: aveva imparato da Berry, e Berry era la perfezione.

Palicrovol tremava quando la prese, e Asineth ignorò il dolore e cercò di usarlo come Berry le diceva che una donna deve usare un uomo, se vuole essere ricordata. Quando ebbe finito, Palicrovol si alzò, il sangue di lei che luccicava sul suo corno trionfante, e lei guardò mentre gli ponevano sulla testa la Corona del Cervo, e sulle spalle il Mantello. Gli occhi di Palicrovol erano velati, le ginocchia deboli, e lei seppe di averlo scosso. Pensò che tremava per il ricordo del suo corpo, come gli uomini tremavano per Berry.

— Il Cervo ha montato la Cerva — disse lui. Gettò via il Mantello, e indossò invece la veste bianca di Uomo di Dio. E fu Re. Il popolo acclamò più volte.

Il rito era terminato, e i pochi partecipanti si ritirarono dalla folla, entrando nel Salone delle Facce. — Uccidila ora — disse Zymas. — Hai avuto quello che ti serviva da lei. Se la lasci vivere, sarà solo un pericolo per te.

— Uccidila ora — disse Sleeve. — Le donne sanno vendicarsi in modi che gli uomini non possono comprendere.

Uccidimi se osi, lo sfidò Asineth, muovendo dolorosamente la lingua sulle punte. Tutti gli dèi mi hanno abbandonato, ho fatto quel poco che potevo fare, e non ho desiderio di vivere. Uccidimi ora, ma io ti apparirò nelle camere segrete del tuo cuore.

— Non la ucciderò — disse Palicrovol.

E Asineth credette, in quel momento, di essere una vera discepola di Berry, che lui avesse trovato il suo corpo troppo bello, troppo desiderabile per ucciderlo. Naturalmente gli altri, che non avevano conosciuto la sua carne, non compresero.

— La pietà verso di lei è ingiustizia verso Burland — disse Zymas. — Se vivrà, prometti a tutti noi un futuro di guerra e sofferenze.

Gli occhi di Palicrovol lampeggiarono d’ira, e per un lungo momento non disse nulla. Asineth aspettò che lui parlasse del suo amore per lei. Invece, la guardò e gli occhi gli si riempirono di lacrime e disse: — Posso uccidere un Re, posso violentare una bambina, tutto per l’amore di Dio e di Burland, ma in nome di Dio, Zymas, non era per porre fine all’uccisione di bambini che sei venuto da me all’inizio?

Sleeve toccò la spalla del Re. — È la figlia di Nasilee. Immagina quanta pietà avrebbe se avesse in proprio potere la Principessa dei Fiori.

Alla menzione della Principessa dei Fiori, Re Palicrovol chinò la testa. — Ricordo la Principessa dei Fiori, Sleeve. Non l’ho dimenticata. Questa fanciulla è tanto figlia di Nasilee che, mentre la prendevo, ha cercato di sedurmi. Questo è il genere di animale che è stato allevato nel palazzo di Nasilee.

Asineth si sentì gelare, poiché Palicrovol sembrava inorridito al ricordo. Aveva cercato di essere Berry, ma quell’uomo aveva solo pietà di lei, e gli altri la guardavano con disprezzo. La sua vergogna, prima, era stata la vergogna della figlia di un Re degradata; adesso era quella di una donna disprezzata, e si odiò per aver cercato di farsi amare da lui, e odiò Berry per essere stata tanto più bella di lei, e odiò Palicrovol e Zymas e Sleeve perché sapevano del suo penoso tentativo di femminilità, e odiò più di ogni altra cosa questa sconosciuta Principessa dei Fiori che non sarebbe mai stata violentata sul Cervo. Gridò contro il bavaglio e Palicrovol ordinò che le liberassero la bocca.

— Se sono un animale, uccidetemi! — gridò. Senza nessuna folla a guardarla, senza più dignità, era disposta a implorare. — Uccidetemi subito! Come mio padre!

Palicrovol si limitò a scuotere la testa. — Non è colpa sua se è ciò che è. Se fosse nata in qualsiasi altra casa, da qualsiasi altro padre, non sarebbe quello che è. Se fosse nata dall’altra parte delle acque meridionali, avrebbe potuto essere la Principessa dei Fiori.

— Ma mai Enziquelvinisensee Evelvenin — disse Sleeve.

— No — disse Palicrovol. — Ma possiamo chiedere agli dèi solo un miracolo nel corso di una vita.