Ma c’era un uomo su Maxus che doveva sapere dove si trovava Arman: l’Alto Ricognitore. E l’Alto Ricognitore aveva suggerito un secondo colloquio.
La mente di Gardius ribolliva. Uscirono in fretta dal tunnel, scesero il pendio fiancheggiato dal mercato alimentare, ormai chiuso per la notte. Un grosso gatto nero fuggì a precipizio davanti a loro lungo la striscia. Tra gli alberi alla loro sinistra si vedeva lo scintillio metallico delle tre lune su uno dei fiumi di Alambar.
Gardius tentò di ordinare gli elementi della situazione. Innanzitutto il corpo di Erulite sarebbe stato presto scoperto. Poi un grido d’allarme si sarebbe levato contro Gardius. E se l’avessero preso non l’avrebbero sprecato per un’esecuzione. Sarebbe stato assegnato a una squadra nelle miniere di piombo sotto la calotta glaciale di Sraban. Non avrebbe mai più rivisto il cielo. Perciò era meglio lasciare Maxus finché era ancora in tempo.
Eppure… doveva trovare Arman. L’Alto Ricognitore poteva saperlo, ma glielo avrebbe rivelato? Un mercante di schiavi di successo era un bene da tenere caro per i Sommi di Maxus.
Poi c’era Mardien. Le lanciò un’occhiata obliqua, vide il luccichio dei suoi occhi sparire di colpo. Allora lo stava guardando. Sentì un fremito per la sua vicinanza, inquietante, conturbante. La sua bellezza era più di una conformazione di carne e ossa. Era un incantesimo della mente. Era una ninfa, una creatura di seta e sogno, un pallido loto notturno della Foresta Calda.
Poteva portarla sulla nave con sé senza subire una grande tensione mentale? E se avesse dimenticato la sua missione, dimenticato la sua promessa a Thalla, e avesse pensato di prendere la sua dolcezza, e se lei avesse resistito, non avrebbe forse potuto conquistare con la violenza ciò che non gli fosse stato dato spontaneamente? E allora… dove sarebbe stata la sua integrità, l’anima pura che gli avrebbe consentito di uccidere Arman senza dolore né dubbio?
E se l’avesse presa, avrebbe nello stesso tempo perso la parte migliore di lei, anche se fra sé non si esprimeva certo così. Dannata donna! Che cosa poteva volere su Maxus? Arman ce l’aveva portata. Era stata scelta per uno scopo. Ovviamente la sua bellezza aveva giocato una parte importante nella selezione. Le belle donne erano buone spie.
Ma… che valore avevano le spie su Maxus, quando uno schiavo, dopo essere passato attraverso il Distributore, era perduto per tutto il resto dell’universo? Un moderno adagio diceva che mandare una spia su Maxus era come dare del latte a un pesce. Dannata donna! Gardius si chinò in avanti.
Ma si raddrizzò di nuovo. C’erano gli altri problemi. Probabilmente poteva concedersi la notte, prima che venisse dato l’allarme per la morte di Erulite. In effetti, se l’eliminazione dei corpi era compiuta dagli schiavi, la presenza di Erulite in mezzo ai cadaveri poteva non venire denunciata.
Tutto considerato, sembrava ragionevole tornare a far visita all’Alto Ricognitore. E Mardien… cosa fare di lei? Era imbarazzante doversela portare appresso. Tuttavia, a causa del suo espresso desiderio di restare su Maxus, non sarebbe stato consigliabile perderla di vista. Si sarebbe sottratta con facilità al suo controllo. Decise improvvisamente ma definitivamente che non desiderava vederlo succedere.
«Vieni,» le disse bruscamente. «Questo è il Bosfor Strali. Cambiamo qui. Andiamo a far visita all’Alto Ricognitore.»
Sua Eccellenza l’Alto Ricognitore indossava una guaina lucente di gabardine color cinnamomo, con un colletto alquanto frivolo di seta verde slavata. Era in piedi all’estremità opposta di una biblioteca, con il pavimento coperto da un tappeto verde acceso e le pareti da pannelli di marmo bianco tra tozzi pilastri di muratura nera. In mano aveva un grosso libro di pelle chiara dalla legatura flessibile, che posò quando Gardius entrò, con Mardien che lo seguiva a un passo di distanza.
Gardius indicò una sedia a quella che ufficialmente aveva acquistato come schiava. «Siediti lì.»
L’Alto Ricognitore fece un cenno con la mano elegante. «Bene, Gardius, hai avuto fortuna nella tua ricerca?»
«Molto poca,» disse Gardius.
L’Alto Ricognitore si sedette su una panca di metallo, fece segno a Gardius di fare altrettanto. «Senza dubbio provi un certo risentimento contro il popolo di Maxus,» suggerì, fissando attentamente Gardius con gli occhi neri.
«Non posso negarlo,» disse Gardius.
L’Alto Ricognitore rise mestamente. «È il peso dell’incomprensione che subiamo. Sai tu, Gardius, quanti Sommi vivono su Maxus?»
Gardius si strinse nelle spalle. «Non ho mai sentito dire una cifra affidabile.»
«Siamo in poco più di quaranta milioni. Pensaci, Gardius! Soltanto quaranta milioni! Noi progettiamo e produciamo industrialmente per tutta la galassia. Le nostre industrie producono i complicati meccanismi grazie ai quali voi dei pianeti esterni soggiogate l’ambiente. Quaranta milioni di uomini che posseggono e dirigono il più grande complesso industriale di tutti i tempi!»
Gardius, che non desiderava venire coinvolto in una discussione sociologica, non disse nulla.
«Questi quaranta milioni di uomini ci mettono il cervello,» continuò l’Alto Ricognitore. «Noi organizziamo, sovrintendiamo. Capisci? Il nostro talento viene sfruttato dalla galassia a suo vantaggio. Commerciamo ovunque. I tuoi indumenti sono tessuti sui telai di Maxus. La tua navicella spaziale è stata costruita nell’officina spaziale di Giunzione Pardis.
«Ma,» l’Alto Ricognitore si sporse in avanti, «i quaranta milioni di cervelli sono necessari al vertice. Non possiamo sprecare la nostra energia. Perciò ci serviamo di qualunque manodopera troviamo conveniente e — ripeto — l’intera galassia ne trae vantaggio.»
Gardius disse pacatamente: «Stai rivelando un aspetto della vita su Maxus che non avevo considerato.»
L’Alto Ricognitore si alzò, passeggiò avanti e indietro lungo lo sgargiante tappeto verde; l’aderente guaina bronzea di gabardine enfatizzava la sua magrezza. Sottile come una matita, o come un’anguilla, pensò Gardius, un ridicolo bellimbusto con quel curatissimo ricciolo di capelli neri, e il colletto pieghettato. E tuttavia — pensò incontrando gli occhi brillanti dell’Alto Ricognitore — un uomo con un cervello di estrema sveltezza e intelligenza.
«Ora,» disse l’Alto Ricognitore, «i quaranta milioni di Sommi gestiscono una forza lavoro di — diciamo — un grande numero di lavoratori. E qui è il nocciolo di una situazione precaria.» Rise vedendo l’espressione sul volto di Gardius. «Stai pensando a una rivolta, a un’insurrezione? Schiavi con le mani grondanti di sangue che cantano per strada? Nonsenso, la possibilità non esiste.
«Abbiamo un sistema centrale di controllo che concretamente, teoricamente, e definitivamente, rende impossibile una simile eventualità.» Si umettò le labbra, inclinò interrogativamente le sopracciglia rivolgendosi a Gardius. «Parlo delle nostre tecniche industriali. Esse sono il nostro tesoro fondamentale. Per esempio, dammi poche once di ferro, un foglio di mica, un’inezia di polonio per un catalizzatore, e ti costruirò una cellula che esposta all’aria genererà costantemente diverse migliaia di ampere per anni ed anni.
«Guarda.» Mise un dito sotto un angolo del tavolo. «Silicio espanso. Leggero come l’aria, forte come il legno più duro. I nostri mattoni, i mattoni neri che usiamo per costruire le nostre case, forti, economici, isolanti eccellenti, sono le scorie delle nostre distillazioni minerarie, formati migliaia alla volta in stampi istantaneamente riutilizzabili.
«I gruppi di gravitoni che vendiamo a milioni, il condizionatore automatico d’aria che raffredda una stanza espellendo neutrini attraverso le pareti, e la riscalda assorbendo neutrini dalle onnipresenti nubi, convertendo l’energia in calore: questi segreti sono la nostra vita.
«Non coltiviamo cibo, i nostri mari sono veleno, il suolo è cenere bagnata. Così, quando un lavoratore viene assegnato a una fabbrica, quando ha appreso le tecniche industriali di Maxus, non possiamo permettergli di andarsene, mai più.»