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— Benissimo, allora — disse Joaz Banbeck. — Sai pensare a un altro elemento del complesso motivo che stiamo discutendo?

— Sì.

— Qual è?

— Mi interessano le cose antiche. Sono venuto nel tuo studio per ammirare le tue reliquie dei vecchi mondi.

— Davvero? — Joaz inarcò le sopracciglia. — Sono fortunato a possedere simili tesori affascinanti. Quale delle mie antichità ti interessa soprattutto?

— I tuoi libri. Le tue mappe. Il tuo grande globo dell’Archeo-mondo.

— L’Archeo-mondo? L’Eden?

— Questo è uno dei suoi nomi.

Joaz sporse le labbra. — Perciò sei venuto qui a studiare le mie antichità. Benissimo, allora, quali altri elementi compongono il tuo motivo?

Il sacerdote esitò un istante. — Mi è stato suggerito di venire qui.

— Da chi?

— Dal Demie.

— Perché lo ha suggerito?

— Sono incerto.

— Puoi fare qualche congettura?

— Sì.

— Quali sono tali congetture?

Il sacerdote fece un piccolo gesto vago con le dita di una mano. — Forse il Demie desidera diventare un Uomo Totale, e perciò cerca di apprendere i principi della vostra esistenza. Oppure il Demie potrebbe desiderare di scambiare gli oggetti. Il Demie potrebbe essere affascinato dalla mia descrizione delle tue antichità. Oppure il Demie potrebbe provare curiosità per i tuoi vetri ottici. Oppure…

— Basta così. Quale, tra queste congetture e le altre che non hai ancora rivelato, tu consideri più probabile?

— Nessuna.

Joaz inarcò di nuovo le sopracciglia. — Come lo giustifichi?

— Poiché può essere formulato qualunque numero desiderato di congetture, il denominatore di ogni quoziente di probabilità è variabile, e l’intero concetto diviene aritmeticamente insignificante.

Joaz sorrise stancamente. — Tra le congetture che fino a questo istante ti sono venute in mente, quale consideri più verosimile?

— Sospetto che il Demie potesse ritenere desiderabile che io venissi qui per stare in piedi.

— E cosa ci guadagni, stando in piedi?

— Nulla.

— Quindi il Demie non ti ha mandato qui per stare in piedi.

Il sacerdote non fece commenti all’affermazione di Joaz.

Joaz formulò meticolosamente una domanda: — Cosa credi che il Demie speri che tu guadagni, venendo qui per stare in piedi?

— Credo desideri che io impari come pensano gli Uomini Totali.

— E venendo qui, tu impari come io penso?

— Sto imparando moltissimo.

— E in che modo ti torna utile?

— Non so.

— Quante volte hai visitato il mio studio?

— Sette volte.

— Perché sei stato prescelto proprio tu, per venire qui?

— Il sinodo ha approvato il mio tand. Forse io sarò il prossimo Demie.

Joaz girò la testa per rivolgersi a Phade. — Prepara il tè. — Poi parlò di nuovo al sacerdote. — Che cos’è un tand?

Il sacerdote trasse un profondo respiro. — Il mio tand è la rappresentazione della mia anima.

— Uhm. Che aspetto ha?

L’espressione del sacerdote era impenetrabile. — Non è possibile descriverlo.

— Io ce l’ho?

— No.

Joaz scrollò le spalle. — Allora tu puoi leggere i miei pensieri.

Silenzio.

— Puoi leggere i miei pensieri?

— Non molto bene.

— Perché dovresti desiderare di leggere nei miei pensieri?

— Viviamo nello stesso universo. Poiché a noi non è permesso di agire, siamo obbligati a conoscere.

Joaz sorrise scettico. — In che modo vi aiuta la conoscenza, se non agite in base a essa?

— Gli eventi seguono il Razionale, come l’acqua si riversa in una depressione e forma una pozza.

— Bah! — fece Joaz, improvvisamente irritato. — La vostra dottrina vi impegna a non interferire nei nostri fatti, tuttavia permettete che il vostro “Razionale” crei condizioni tali da poter influenzare gli eventi. È esatto?

— Non sono sicuro. Noi siamo gente passiva.

— Tuttavia, il tuo Demie doveva avere un piano in mente, quando ti ha mandato qui. Non è esatto?

— Non sono in grado di dirlo.

Joaz passò a una nuova serie di domande. — Dove porta la galleria dietro il mio laboratorio?

— In una caverna.

Phade posò una teiera d’argento davanti a Joaz. Questi versò il tè e lo sorseggiò pensosamente. Vi erano innumerevoli varietà di contesti. Lui e il sacerdote erano impegnati in un gioco a nascondino di parole e d’idee. Il sacerdote era un esperto in fatto di pazienza e di agili evasioni, e per pararle Joaz poteva ricorrere all’orgoglio e alla decisione. Il sacerdote era ostacolato dalla necessità innata di dire la verità. Joaz, d’altra parte, doveva brancolare come un uomo bendato, ignaro della meta che cercava, ignaro del premio da conquistare. Benissimo, pensò Joaz: continuiamo. Vedremo a chi cederanno prima i nervi. Offrì il tè al sacerdote, che rifiutò con una scrollata di capo così rapida e breve da sembrare un brivido.

Joaz fece un gesto, per indicare che per lui era lo stesso.

— Se desideri cibi o bevande — disse — ti prego di farlo sapere. Godo tanto della tua conversazione che forse la prolungherò fino al limite della tua pazienza. Senza dubbio preferisci sedere?

— No.

— Come desideri. Bene, dunque, riprendiamo la nostra discussione. La caverna cui hai accennato è abitata da sacerdoti?

— Non capisco la tua domanda.

— I sacerdoti usano la caverna?

— Sì.

Alla fine, frammento per frammento, Joaz riuscì a farsi dire che la caverna era in comunicazione con una serie di camere, nelle quali i sacerdoti fondevano i metalli, bollivano il vetro, mangiavano, dormivano, seguivano i loro rituali. Un tempo c’era stata un’apertura sulla Valle dei Banbeck, ma già anticamente era stata bloccata. Perché? C’erano guerre in tutto l’ammasso: bande di uomini sconfitti si rifugiavano su Aerlith, insediandosi nei burroni e nelle valli. I sacerdoti preferivano un’esistenza isolata e perciò avevano chiuso le loro caverne. Dov’era quell’apertura? Il sacerdote rispose in modo vago. All’estremità settentrionale della valle. Dietro il Labirinto dei Banbeck? Forse. Ma il commercio tra uomini e sacerdoti si svolgeva all’ingresso di una grotta, ai piedi del Monte Gethron. Perché? Questione d’abitudine, dichiarò il sacerdote. Inoltre, quella località era più facilmente accessibile dalla Valle Beata e dal Canalone di Fosforo. Quanti sacerdoti vivevano in quelle caverne? Incertezza. Alcuni potevano essere morti, nel frattempo, e potevano esserne nati altri. Quanti erano approssimativamente, quella mattina? Circa cinquecento.

A questo punto, il sacerdote stava barcollando, e Joaz era rauco. — Ritorniamo al tuo motivo, o agli elementi del motivo che ti ha spinto a venire nel mio studio. Sono in qualche modo collegati alla stella Coralyne, e forse a una nuova venuta dei Basici, o greph, com’erano chiamati un tempo?

Ancora una volta il sacerdote parve esitare. Poi: — Sì.

— I sacerdoti ci aiuteranno contro i Basici, se dovessero ritornare?

— No. — La risposta fu laconica e netta.

— Ma immagino che i sacerdoti desiderino che i Basici vengano scacciati.

Nessuna risposta.

Joaz riformulò la domanda. — I sacerdoti desiderano che i Basici vengano scacciati da Aerlith?

— Il Razionale ci ordina di tenerci lontani dagli affari degli umani e dei non umani.

Joaz aggricciò le labbra. — Supponiamo che i Basici invadessero la vostra caverna e vi trascinassero tutti sul pianeta di Coralyne. Che fareste?

Il sacerdote sembrava quasi sul punto di mettersi a ridere. — È una domanda cui non si può rispondere.