— Non so che dirle. Continuo a pensare che a me non sia successo. E poi… dico, stiamo parlando d’incesto, di violenze sessuali… Non è roba da rotocalchi? Insomma, una specie di luogo comune della stampa scandalistica?
— Lei è tremendamente in errore, mi creda — ribatté la Gurdjieff seccamente. — E non solo lei, ma l’intera società. Vede, negli anni Ottanta, quando s’incominciò veramente a parlare di abusi sessuali e d’incesto, tali argomenti godettero di una grande popolarità. E per gente come me, gente che aveva subito violenza, fu come una boccata d’aria fresca. Non eravamo più i panni sporchi da lavare in famiglia; le cose orribili che ci erano state fatte venivano allo scoperto e noi vittime capivamo finalmente che non era stata colpa nostra. Ma si tratta pur sempre di una verità sgradevole e le persone come lei… persone che vedevano i propri vicini e i propri genitori e i propri ecclesiastici in una luce completamente nuova… non ci si trovavano certo a loro agio. Molto meglio, per voi, quando non se ne sapeva nulla, quando il problema veniva tenuto nascosto e non dovevate affrontarlo apertamente. Quindi vorreste relegarlo sullo sfondo, renderlo marginale, escluderlo dal novero delle questioni all’ordine del giorno ed evitare che se ne discuta.
Heather fu costretta a rifletterci. Incesto, pedofilia, violenze sui minori… tutti argomenti che potevano spontaneamente venir fuori durante le lezioni di psicologia. Ma quante volte le era capitato di affrontarli approfonditamente? Qui un accenno passeggero, lì una breve digressione… e poi via, avanti in tutta fretta, prima che la cosa si faccia troppo imbarazzante.
— Forse ha ragione — ammise.
— E forse ha ragione anche lei — replicò la Gurdjieff, apparentemente incline a una piccola concessione se pure Heather si mostrava ben disposta. — Forse nulla di grave è avvenuto nel suo passato… ma perché non stabilirlo con certezza?
— Resta il fatto che non ricordo alcun abuso.
— Le sarà di certo capitato di provare rabbia verso suo padre, no?
— Ovviamente. Ma, ripeto, è impossibile che lui mi abbia fatto qualcosa di male.
— È naturale che lei non ricordi. Quasi nessuno ricorda. Tuttavia il ricordo è là, nascosto sotto la superficie. Rimosso. — Tacque un momento, poi: — Vede, i miei ricordi non erano rimossi… chissà per quale motivo, ma non lo erano. Quelli di mia sorella Dafne… due anni meno di me… invece sì. Cercai di parlargliene una dozzina di volte, e lei, sempre, mi rispose che ero pazza. Poi un giorno, così, all’improvviso… eravamo ormai tutte e due sopra i vent’anni… mia sorella mi telefona. Le era tornata la memoria. I ricordi che aveva rimosso per quindici anni erano finalmente riaffiorati. E affrontammo insieme nostro padre. — Ancora qualche istante di silenzio. — Come ho detto, è un vero peccato che lei non possa affrontare il suo. Ma è un ostacolo che in qualche modo va superato, se si vuole portare tutto il marcio in superficie. Un buon sistema sono gli elogi funebri.
— Elogi funebri?
— Dovrà mettere per iscritto quello che avrebbe voluto dire a suo padre se avesse avuto la possibilità di affrontarlo quando ancora era in vita. E poi deporlo sulla sua tomba. Le garantisco che è un ottimo sistema per… metterci una pietra sopra.
— Non sono sicura — obiettò Heather. — Tutto ciò non mi convince.
— La capisco. La sua reazione è perfettamente normale. Però mi creda, ho affrontato svariati casi come il suo. Vede, la maggior parte delle donne hanno patito violenze.
A Heather era in effetti capitato di esaminare certe dotte indagini che giungevano alla medesima conclusione… ma includendo praticamente ogni genere d’innocua esperienza infantile, dall’essere costrette a baciare sulla guancia un parente antipatico all’azzuffarsi coi compagni di scuola durante la ricreazione.
La Gurdjieff sollevò lo sguardo distogliendolo da Heather e lei, volgendo il capo, vide un grosso orologio montato sulla parete alle sue spalle.
— Ascolti — disse l’analista. — Il nostro tempo per oggi è quasi scaduto, ma come prima seduta è andata a meraviglia. E sono convinta, Heather, che insieme verremo a capo del suo problema, se vorrà lavorare con me.
7
Heather chiamò Kyle e gli chiese di passare da casa.
Lui arrivò verso le otto, dopo che avevano entrambi cenato per conto proprio, e si accomodò sul divano. Heather prese posto nella poltrona di fronte, trasse un profondo respiro domandandosi da che parte incominciare, poi semplicemente si buttò. — Credo che possa trattarsi di un caso di sindrome da falso ricordo.
— Ah — commentò Kyle con aria saputa. — La famosa SFR…
Conoscendolo, Heather non si lasciò incantare. — Non hai la minima idea di quel che sto dicendo, vero?
— Confesso la mia ignoranza.
— E i ricordi rimossi lo sai che cosa sono… almeno in teoria?
— Dunque, ricordi rimossi… be’, sì, certo, ne ho sentito parlare. Devono essere stati al centro di qualche processo, sbaglio?
Heather annuì. — Non sbagli. Il primo caso risale a un mucchio di tempo fa, roba del… sì, dell’Ottantanove o giù di lì. C’era di mezzo una donna che si chiamava… fammici pensare. Una volta ne parlai a lezione, tra un momento mi ritorna. Ah, ecco, sì, una donna di nome Eileen Franklin, ventotto o ventinove anni, dichiarò di essersi ricordata all’improvviso di avere assistito, vent’anni prima, allo stupro e all’uccisione della sua migliore amica. Dunque, quanto alla violenza sessuale seguita da omicidio si trattava di fatti assodati, dato che il corpo era stato rinvenuto poco dopo il delitto. Ma la cosa sbalorditiva fu che Eileen non solo rammentò di punto in bianco di aver veduto commettere il crimine, ma ricordò anche, d’un tratto, l’identità del colpevole… suo padre.
Sul volto di Kyle era evidente la sorpresa. — E a quell’uomo cosa accadde?
— Lo condannarono, anche se poi la sentenza venne riformata facendo leva su un cavillo legale.
— Ma inizialmente fu dichiarato colpevole in base a prove di fatto o alla sola testimonianza della figlia?
Heather si strinse leggermente nelle spalle. — Punti di vista. Riguardo alle modalità del crimine, Eileen sembrava a conoscenza di particolari che non erano di dominio pubblico. Il che venne ascritto a prova della colpevolezza paterna. Ma successive indagini mostrarono che gran parte dei dettagli apparentemente determinanti erano stati in effetti riportati dalla stampa all’epoca del delitto. Non che Eileen avesse letto quei giornali all’età di otto o nove anni, ovviamente, però poteva benissimo averli consultati successivamente in qualche biblioteca. — Mordicchiandosi il labbro inferiore, Heather dipanò il filo della memoria a perfezionare il quadro. — Aspetta, però, ora che ci penso, alcuni dei particolari riferiti da Eileen non solo erano già apparsi nei resoconti giornalistici, ma erano stati oltretutto riportati in maniera scorretta.
Kyle parve confuso. — Come sarebbe?
— Eileen ricordava, o sosteneva di ricordare, anche alcune cose che si rivelarono false. Per esempio, la ragazzina uccisa portava due anelli, uno d’argento e uno d’oro. Soltanto quello d’oro aveva una pietra incastonata, ma uno dei giornali scrisse invece che la pietra stava sull’anello d’argento… il che corrisponde esattamente a quanto detto da Eileen allorché parlò del delitto alla polizia. — Heather sollevò una mano come a prevenire obiezioni. — Si tratta, naturalmente, di un dettaglio insignificante e chiunque estragga dalla propria memoria vicende di tanti anni prima è probabile che confonda un po’ certi particolari.
— Comunque avevi cominciato parlando di ricordi falsi, non di ricordi rimossi.