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Heather sorrise a denti stretti. — Sui tagli ai finanziamenti statali ne sai più di me. E poi, ammesso che quel disco esista, perché mai qualcuno dovrebbe venire a raccontartelo?

— Secondo quella donna, Huneker avrebbe cifrato il messaggio utilizzando l’RSA, cioè un sistema che utilizza numeri primi fattori di altri numeri molto grandi come chiave di decodifica.

— A quell’epoca facevano già cose del genere?

— Certamente. E anche prima. Nel settantasette i tre scienziati del MIT ideatori di quella tecnica, Rivest, Shamir e Adleman, cifrarono un messaggio usando un numero di 129 cifre ottenuto dal prodotto di due numeri primi. Offrirono un premio di cento dollari a chiunque fosse stato capace di decrittarlo.

— E qualcuno ci riuscì?

— Sì, ma diversi anni dopo. Nel novantaquattro, mi pare.

— Cosa diceva il messaggio?

— “Le parole magiche sono ossifraga schizzinosa”.

— Che diamine vuol dire ossifraga?

— È un rapace marino, credo. Ci vollero otto mesi di lavoro ininterrotto da parte di seicento volontari in ogni parte del mondo, ciascuno dei quali elaborò al computer una parte del problema, per decifrare il codice… più di cento quadrilioni di istruzioni.

— Allora perché non hanno fatto lo stesso col messaggio di Josh?

— Perché lui ha usato 512 cifre e ogni cifra in più comporta un ulteriore ordine di grandezza. È dalla sua morte che ci stanno lavorando coi soliti sistemi e non ci sono ancora riusciti.

— Sì, ma perché questa gente si sarebbe rivolta a te?

— Pensano che sia sul punto di fare un passo avanti decisivo nella tecnica del calcolo quantico. In realtà non sono ancora pronto, abbiamo solo realizzato un prototipo un po’ zoppicante, e anche se riusciamo a cavargli i difetti attuali, funzionerà solo con numeri di trecento cifre precise. Comunque, se la fortuna ci assiste, una volta messo a punto perfettamente il prototipo, tempo qualche altro mese avrò un sistema capace di decifrare quasi all’istante messaggi di qualunque lunghezza.

— Ah.

— Quella tizia che è venuta a trovarmi, credo che sia intenzionata a brevettare ogni eventuale innovazione tecnologica deducibile dal messaggio.

— È immorale! — reagì Heather. — Anche se tale messaggio esiste, e sinceramente ho i miei dubbi, appartiene al mondo intero. — Tacque un istante. — E inoltre…

— Cosa?

— Be’ — continuò Heather rabbuiandosi — se davvero esiste, allora Josh si è ucciso dopo averne visto il contenuto. Forse… forse sarebbe meglio non sapere che cosa c’è dentro.

— Vorresti dire che magari il suicidio è da mettersi in relazione col messaggio?

— Perché no? A quanto mi risulta, ti ripeto, lui non era né gay né bisex.

— Ma che razza di messaggio potrebbe indurre un uomo a togliersi la vita, non prima però di avere nascosto la sua scoperta al resto dell’umanità?

Heather rifletté qualche secondo. — Qualcosa come: “L’Aldilà esiste sul serio, è un vero paradiso, e dopo la morte ci andiamo tutti quanti”.

— Per quale motivo mantenere la cosa segreta?

— Per far sì che la razza umana non si estingua. Se una simile rivelazione venisse creduta, commetteremmo tutti suicidio pur di volare in cielo al più presto e l’Homo Sapiens scomparirebbe nel giro di poche ore.

Kyle ponderò l’ipotesi. — Ma allora perché prendersi il disturbo di lasciare una versione cifrata del messaggio? Non bastava semplicemente distruggerlo?

— Forse è come quella storia del Papa. — L’espressione di Kyle, quintessenza della perplessità, le suggerì di entrare nei dettagli. — Si racconta che nei sotterranei del Vaticano venga conservata in gran segreto una tremenda profezia. Ogni tanto un Papa scende a dare un’occhiatina, reagisce con orrore, e risigilla il tutto. Per lo meno, così dicono.

Kyle sbuffò d’impazienza. — Per farla breve, quelli del consorzio vorrebbero che lavorassi per loro e mi offrono un mucchio di soldi.

— Quanto? — volle sapere Heather.

Vide l’esitazione dipinta sul volto di lui. Ancor prima della risposta, seppe con esattezza ciò che suo marito stava pensando: se non ci dovessimo più riconciliare, sarà prudente da parte mia rivelare l’entità di una nuova fonte di reddito?… — Be’, una somma piuttosto consistente — si limitò a confermare Kyle.

— Capisco — si rassegnò Heather.

— A ogni modo hanno già messo gli occhi su un altro ricercatore, anche lui vicino al risultato. — Pausa. — Saperstein.

— Non lo puoi soffrire, vero?

— Esatto.

— Non so. Forse dovresti accettare.

— Perché?

— Be’, supponi che invece che a te lo facciano fare a Saperstein o a qualcun altro. Ciò non vuol dire che il messaggio di Huneker, ammesso che esista davvero, diverrà mai di dominio pubblico. Il governo ha di sicuro una copia del messaggio, ma ormai sono vent’anni che lo tiene segreto.

— Può darsi. Comunque sono certo che il consorzio mi farebbe firmare un IES.

— Ah — commentò Heather imitando suo marito. — Il famoso IES.

Lui sorrise. — Un IES è un impegno di esclusività e segretezza. Probabilmente dovrei sottoscrivere un contratto con penali molto severe, vincolandomi a non divulgare il contenuto del messaggio, o persino rendere nota la sua esistenza.

— Hmm. Cosa pensi di fare?

Kyle allargò le braccia. — Mi viene in mente quella vecchia scenetta dei Monty Python su una storiella così divertente che a sentirla si muore letteralmente dalle risate. La usano gli alleati come arma durante la Seconda guerra mondiale. C’è una squadra incaricata di tradurla dall’inglese in tedesco e ogni persona traduce una sola parola alla volta. Uno di loro vede per caso due parole e finisce in rianimazione… Non so che dirti. Se qualcuno ti desse una barzelletta avvertendoti che è divertente fino a quel punto, non ti verrebbe voglia di controllare di persona? Insomma, anche se Huneker si è ucciso dopo averlo letto, voglio sapere anch’io che cosa c’è nel messaggio alieno.

— Però potrebbe anche essere indecifrabile, proprio come i messaggi dei Centauri. Pur supponendo di riuscire a calcolare i fattori primi, ciò non vuol dire che il messaggio poi risulti comprensibile. In altre parole, nonostante quel che ho detto poco fa, è del tutto plausibile che Josh si sia ucciso per motivi personali e che il messaggio non c’entri un bel nulla.

— Può darsi — convenne Kyle. — Ma può anche darsi che il messaggio contenga un qualche pittogramma che per pura combinazione aveva un significato particolare proprio per Huneker. — Levò un pollice a indicare il Dalí. — Magari da piccolo in chiesa aveva svuotato la cassetta delle elemosine e il pittogramma per uno scherzo del destino gli ha ricordato Cristo in croce o una cosa del genere. E gli ha dato di volta il cervello.

— Nel qual caso, un ateo convinto come te risulterebbe immune.

Kyle scrollò le spalle.

— Forse dovresti davvero accettare — ripeté Heather. Poi, smorzando la voce: — Dopotutto, se Becky…

Kyle annuì. — Se Becky mi trascina in tribunale e finisco sul lastrico, mi farebbe proprio comodo una sostanziosa fonte di reddito… diciamo non ufficiale.

Heather tacque per qualche istante. — Ora devo andare — disse poi.

Kyle si alzò. — Grazie per essere passata.

Con un debole sorriso Heather se ne andò.

Tornato alla sua sedia, Kyle indugiò a riflettere. Era minimamente concepibile che qualcuno potesse mai rivelargli qualcosa capace di spingerlo al suicidio?

No. Naturalmente no.

A meno che…

Rabbrividì.

C’era, sì, una rivelazione in grado veramente d’indurlo a togliersi la vita, così come il povero Josh Huneker aveva fatto, tanti anni prima, lassù, nel bel mezzo del nulla.