E come il suo idolo Alan Turing, aveva mangiato una mela avvelenata. Assaggiato la conoscenza proibita.
Heather non si era mai accorta di quale angoscia lo stesse rodendo, di quanto egli si stesse tormentando su che fare di lei, e di se stesso.
E ora non ce la fece a dirgli addio. Non c’era nessuno a cui dire addio. Qualunque cosa fosse accaduta tanti anni prima, era immutabile, irrimediabile, archiviata per sempre.
Tutt’altro che la nostalgia, comunque, l’aveva guidata lì. Si rimise al lavoro.
Non era mai stata all’osservatorio astronomico degli Algonchini, chiuso ormai da quasi un quarto di secolo. Le furono quindi necessari diversi tentativi per evocare i ricordi, legati a quel luogo, presenti nell’urna di lui. Ma finalmente ci riuscì, seguendo Josh fin lassù lungo la traccia dei pensieri che quasi incessantemente, dolorosamente, aveva continuato a dedicarle, immerso nel suo lavoro, bloccato dalla neve, di fronte all’ignoto, sino all’ultimo.
Incredibilmente, Josh aveva davvero ricevuto un messaggio alieno.
Formava un pittogramma di Drake. Ammesso che le teorie di Chomski potessero estendersi a specie diverse da quella umana, l’unica struttura sintattica condivisibile da tutte le razze capaci di comunicare via radio sarebbe stato un reticolo formato da un numero primo di colonne per un numero primo di righe.
Due, come al solito, le possibili interpretazioni: ma stavolta, per fortuna, era evidente quale fosse quella corretta, poiché la pagina risultante appariva chiaramente delimitata lungo l’intero perimetro da una cornice larga un pixel.
La cornice scendeva anche a tagliare verticalmente la pagina in tre punti equidistanti, dividendo il messaggio in quattro riquadri rettangolari… tanto da farlo assomigliare un po’ alla sequenza di un fumetto. Heather pensò per un istante che magari aveva ragione Kyle, che forse si trattava davvero di una letale barzelletta interstellare…
Temette in un primo momento che non ci fosse modo di stabilire in quale ordine andassero considerati i riquadri, se da sinistra a destra o viceversa. Ma guardando con maggiore attenzione trovò la risposta. Il lato superiore della cornice appariva infatti interrotto in alcuni punti. Sopra il riquadro di destra c’era un pixel centrale affiancato su entrambi i lati da uno spazio vuoto; sopra il riquadro successivo c’erano due pixel centrali affiancati da spazi vuoti; sopra il terzo riquadro ce n’erano tre; e sopra il quarto, quello di sinistra, ce n’erano quattro. Si trattava evidentemente di una numerazione che invitava a osservare i riquadri in sequenza da destra a sinistra.
Dentro il primo riquadro, quello di destra, era sparpagliato un certo numero di elementi più piccoli, anch’essi di forma rettangolare, costituenti ciascuno una matrice di bit e rappresentabili come segue, con gli uno sotto forma di asterischi e gli zero sotto forma di spazi vuoti:
******
* ** *
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Il secondo riquadro sembrava a prima vista avere lo stesso contenuto, a parte il fatto che i vari elementi apparivano collocati in posizioni un po’ diverse. Osservandoli meglio, però, Heather si accorse che due di essi, in realtà, erano leggermente differenti, presentandosi così:
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**** *
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Josh aveva senza esitazione battezzato “occhi” quelli del primo tipo, e “pirati” quelli del secondo tipo. A Heather occorse qualche istante per capire: pirati erano quelli in cui uno dei due spazi vuoti definibili occhi, sostituito da un pieno, pareva coperto da una benda.
Nel terzo riquadro c’erano molti più pirati che occhi, e i primi risultavano disposti in modo da circondare i secondi.
Nel quarto riquadro tutti gli occhi erano scomparsi, e rimanevano soltanto pirati.
Pur sapendo che Josh aveva concepito una sua interpretazione del messaggio, Heather preferì non spingersi oltre nel sondargli la mente: voleva vedere se ci riusciva da sola.
Alla fine, però, dovette arrendersi e decise di esplorare altri ricordi. Josh c’era arrivato abbastanza alla svelta e Heather si diede della stupida quando vide di che si trattava. Ciascuna matrice consisteva di diciotto pixel, quattordici dei quali fungevano da semplice cornice attorno ai quattro centrali. E solo quei quattro contavano. Nel vero senso del termine. Ignorando dunque la cornice, e utilizzando degli uno e degli zero al posto di asterischi e spazi vuoti, ecco che cosa rimaneva degli occhi:
0110
Ed ecco a che cosa si riducevano i pirati:
1110
Numeri binari. Per l’esattezza, gli occhi rappresentavano l’equivalente binario del sei e i pirati rappresentavano l’equivalente binario del quattordici.
Numeri che a Heather non dicevano niente di speciale.
E anche Josh, sul momento, era rimasto perplesso. Mentre però Heather era confinata in un ipercubo, Josh aveva fatto ricorso alla biblioteca dell’osservatorio, e il primo volume che aveva aperto, un manuale di chimica, all’interno della copertina riportava la tavola degli elementi.
Ma certo. Numeri atomici. Il sei era il carbonio.
E il quattordici…
Il quattordici era il silicio.
In un lampo, Josh aveva compreso. E l’eco del suo sgomento, ridestato dall’urna, s’intrecciò ingigantendolo allo smarrimento di Heather.
Primo riquadro: il carbonio domina incontrastato la scena.
Secondo riquadro: ecco l’avvento del silicio.
Terzo riquadro: il silicio accerchia completamente il carbonio.
Quarto riquadro: un mondo popolato solo dal silicio.
Più chiaro di così… La sequenza mostrava come la vita organica, basata sul carbonio, venisse rimpiazzata dall’intelligenza artificiale, basata sul silicio.
Heather cercò nella mente di Josh il nome della stella da cui era giunto il messaggio.
Epsilon Eridani.
Una stella ascoltata innumerevoli volte dai ricercatori del progetto SETI. Una stella da cui non era mai più stato captato alcun segnale.
Come l’umanità, così anche le ignote creature esistite su un pianeta orbitante attorno a Epsilon Eridani avevano preferito ascoltare, invece che trasmettere. Ma almeno un messaggio, di lassù, qualcuno l’aveva infine inviato, un estremo avvertimento, prima che fosse troppo tardi.
Heather, Kyle e Becky s’incontrarono a pranzo all’Abbeveratoio, che essendo domenica pomeriggio era affollato più che altro di turisti. Heather riferì quanto aveva scoperto nella mente inerte di Josh Huneker.
Kyle sospirò e mise giù la forchetta.
— Nulla di nuovo sotto i soli, insomma. Botte agli indigeni.
Heather e Becky lo guardarono con aria interrogativa.
— Autoctoni canadesi, nativi americani, aborigeni australiani… Qui da noi va avanti così fin dai tempi dei Neandertal… neanche a farlo apposta il mio amico Stone mi ha tenuto un’interessante lezioncina in merito. Il meccanismo è sempre lo stesso: quelli che c’erano prima vengono soppiantati, completamente e definitivamente soppiantati, da quelli che vengono dopo. Il nuovo neanche si sogna d’incorporare il vecchio… lo sostituisce, punto e basta. — Scosse la testa. — Non so neppur io quante dotte dissertazioni m’è toccato ascoltare, alle conferenze sull’intelligenza artificiale, secondo cui nuove forme di vita cibernetica, futuri organismi computazionali, saranno lì ad assisterci, a collaborare con noi, ad alleviare le nostre fatiche… Perché mai, dico io, dovrebbero farlo? Una volta che ci avessero superato, che se ne farebbero più di noi? Le gente di Epsilon Eridani l’ha imparato a sue spese, temo.
— Ma allora che dobbiamo fare? — domandò Becky.
— Non lo so. C’è un tizio, un banchiere, un certo Cash, che vorrebbe farmi insabbiare le ricerche sul calcolo quantico. Forse avrei dovuto dargli retta. Se l’autocoscienza artificiale è realizzabile solo tramite dispositivi di meccanica quantistica, allora forse bisognerebbe davvero abbandonare gli esperimenti di calcolo quantico.