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Papineau levò la destra a indice teso. — Questo è il problema! E due sono le possibili risposte. La prima ipotesi, nulla più che originale, è che nel tragitto fra lampadina e pellicola il singolo fotone si scinda in una serie di onde, alcune delle quali attraversano una fessura, mentre altre attraversano l’altra, andando a formare così le frange d’interferenza. Ma la seconda ipotesi, quella davvero interessante, è che il fotone non si scinda affatto, conservando invece la propria identità di particella, e in quanto tale debba necessariamente attraversare una sola delle due possibili aperture… in questo universo. Ma proprio come lei, Kyle, potrebbe scegliere l’uno o l’altro dei due tragitti attorno a Queen’s Park, allo stesso modo il fotone potrebbe passare attraverso una qualunque delle due fessure… in un universo parallelo seguire l’altro percorso.

— Già, ma come mai osserviamo le frange d’interferenza? — domandò D’Annunzio. — Voglio dire, se ci mettessimo sul lato sud del Parlamento, non vedremmo mai due versioni di Graves, una che arriva dal percorso a est e una che arriva dal percorso a ovest.

— Ottima domanda! — approvò Papineau. — La risposta è che l’esperimento delle due fessure è un esempio assai particolare di universi paralleli. Il singolo universo originale si scinde in due universi nel momento in cui il fotone incontra le fessure, ma questi due universi esistono separatamente soltanto finché il fotone è in viaggio. Poiché non ha importanza quale strada il fotone abbia effettivamente preso, i due universi finiscono per riconglobarsi in un solo universo. L’unica prova che i due universi siano esistiti sta nelle frange d’interferenza rimaste impresse sulla pellicola.

— Ma che accade se invece è importante stabilire quale fessura abbia scelto il fotone? — domandò Roopshand dal fondo.

— In qualunque ipotizzabile esperimento in cui la scelta della fessura abbia importanza… praticamente in qualunque esperimento nel quale sia possibile individuare da quale fessura è transitato il fotone… non si ottengono le frange d’interferenza. Se la scelta fra un percorso e l’altro è determinante, i due universi non si ricongiungono mai e continuano a esistere separatamente.

Era stata una lezione entusiasmante… come tutte le lezioni di Papineau. E anche una metafora che avrebbe accompagnato Kyle nel successivo corso dell’esistenza: scelte, sentieri che si biforcano.

Ma a quel tempo, nel 1996, sebbene lui e Heather fossero ancora studenti, Kyle sapeva bene quale scelta fare. Voleva vivere nell’universo in cui loro due avevano un bambino.

Fu così che nel novembre di quell’anno la loro prima figlia, Mary Lorraine Graves, venne alla luce.

5

Kyle camminava lungo Willcocks Street, proveniente da New College e diretto a Mullin Hall, ma venne abbordato da un giovanotto con camcorder prima d’incrociare la St. George.

— Signore, mi scusi. La prego, signore. Sì, lei. Sono Dale Wong di City-tv. Vorremmo rivolgerle una domanda. Oggi è il decimo anniversario della ricezione del primo radiomessaggio da Alpha Centauri.

— Davvero?

— Certo, signore. Quali riflessi ha avuto sulla sua vita, in questi dieci anni, il sapere che esiste vita intelligente in altri luoghi dell’universo?

Kyle aggrottò la fronte, riflettendo. — Bella domanda. È senza dubbio interessante… si figuri che proprio mia moglie è impegnata a decifrare i messaggi alieni.

— Ma in qual modo ha cambiato lei… la sua visione delle cose?

— Be’, immagino che abbia cambiato un poco il mio punto di vista. Vede… tutti i nostri problemi non sono granché, a confronto dell’universo infinito. — Parole che suonarono false alle sue stesse orecchie. Kyle rimase in silenzio per qualche secondo… abbastanza, pensò, da costringere l’intervistatore a un pizzico di montaggio prima di mandare in onda. — Anzi, no. Niente del genere. Vuole la verità? Non ha cambiato un bel nulla. Per quanto si allarghino le prospettive, noi uomini sappiamo solo contemplarci l’ombelico.

— Molte grazie, signore. Davvero… Signora! Signora! Un attimo del suo tempo, per favore!…

Kyle riprese il cammino.

Sino allora non se n’era mai ben reso conto, ma il suo attuale progetto di ricerca aveva evidentemente avuto origine in quella lontana primavera del 1996, proprio il giorno in cui aveva saputo della gravidanza di Heather.

— Dunque — aveva continuato il professor Papineau — le frange d’interferenza risultanti dal passaggio di un solo fotone attraverso due fessure potrebbero essere la prova dell’esistenza di una molteplicità di universi. Ma, potreste domandarmi, che cosa c’entra tutto ciò con i computer? — E rivolse un gran sorriso ai suoi studenti.

— Bene, riprendiamo il nostro esempio di Kyle che si reca al lavoro. In un universo, egli cammina attorno al lato est di Queen’s Park; nell’altro, percorre il lato ovest. Ora, Kyle, supponga che il suo capo le abbia chiesto di risolvere due problemi prima di arrivare in ufficio, e che lei, essendo rimasto fedele alle migliori consuetudini studentesche, li abbia entrambi rimandati fino all’ultimo. Le rimane tempo, mentre si reca al lavoro, per elaborare nel suo cervello la risposta a uno solo dei due quesiti. Diciamo che se lei passa sul lato ovest utilizza il tempo residuo per risolvere il problema A, mentre se passa sul lato est si dedica alla soluzione del problema B. Domanda: c’è un modo, senza rallentare e senza fare due volte il percorso attorno agli edifici del Parlamento, per trovare la soluzione di entrambi i problemi entro il tempo necessario a giungere al lavoro?

Kyle era rimasto lì come un allocco.

— Nessuno sa rispondere? — domandò Papineau, inarcando le folte sopracciglia.

— Mi sorprende che lei pensi che Graves possa risolverne anche uno solo — se ne uscì D’Annunzio.

Risatine fra gli studenti. Papineau sorrise.

— Be’, un modo esiste — proseguì il professore. — Conoscete il vecchio detto “due teste sono meglio di una”? Allora, se il nostro Kyle… quello che nel nostro universo ha deciso di passare sul lato ovest e ha risolto il problema A… potesse ricongiungersi con l’altro Kyle… quello che nell’universo parallelo è passato sul lato est e ha risolto il problema B… in tal caso avremmo la soluzione di entrambi i problemi. Si alzò una mano.

— Glenda?

— Però parlando del fotone e delle fessure lei ha detto che i due universi possono… riconglobarsi solo se non c’è modo di sapere quale strada abbia preso il fotone in ciascun universo.

— Proprio così. Ma se potessimo escogitare un metodo in base al quale non abbia assolutamente la minima importanza quale sia il percorso di Kyle in questo universo… in altre parole, un metodo per cui lo stesso Kyle non sappia quale strada ha preso, e nessuno possa osservarlo durante il tragitto… ecco, al termine del procedimento i due universi potrebbero ricongiungersi. Ma nell’universo risultante dalla riunificazione, Kyle conoscerebbe la risposta a entrambi i problemi, pur avendo avuto tempo, in effetti, di risolverne uno solo.

Papineau sorrise alla classe.

— Benvenuti nel mondo del calcolo quantico. — Fece una pausa. — Naturalmente, per Kyle non sarebbero solo due i possibili universi… egli potrebbe infatti rimanere a casa, potrebbe andare al lavoro con la sua auto, potrebbe prendere un tassì. Analogamente, è lecito immaginare l’esperimento della lampadina utilizzando decine o anche centinaia di fessure. Supponiamo dunque che ogni fotone emesso dalla lampadina rappresenti un singolo bit d’informazione. Vi ricordo che qualunque tecnica di calcolo, dalla più semplice alla più complessa, è basata sul principio dell’abaco. Per calcolare noi dobbiamo in pratica spostare degli oggetti, che si tratti di pietruzze o di atomi o di elettroni o di fotoni. Bene, se ciascuno di tali oggetti potesse trovarsi contemporaneamente in più luoghi, in più universi paralleli, saremmo in grado di risolvere molto velocemente problemi di calcolo straordinariamente complessi.