L’uomo domandò: — Da dove vieni?
— Una caverna nella gola — replicò Thorn, chiedendosi cosa doveva dirgli. — Qual è la tua storia?
L’uomo lo fissò in modo strano. Tremava. Poi schiuse le labbra.
Thorn, accovacciato dietro alla tremante barriera di fiamma, con gli occhi fissi su una notte la cui oscurità era interrotta solo da qualche rosso riflesso di occhi in agguato, fu sicuro di avere sempre saputo quanto l’uomo gli stava raccontando.
— Mi chiamavo Darkington. Ero uno studente di geologia. Ciò che mi ha salvato è stato il fatto di trovarmi nelle montagne quando l’energia si è scatenata. Penso che tutti sapessimo cosa sarebbe accaduto, con l’energia, vero? Era nell’aria. Abbiamo sempre saputo che un giorno qualcuno avrebbe scoperto cosa si trovava dietro alla gravità e all’elettricità e al magnetismo… — pronunciò faticosamente queste parole. — E più loro cercavano di nascondere la cosa, più eravamo sicuri che qualcuno aveva scoperto qualcosa. Penso che non avrebbero dovuto nascondere così la scoperta. Penso che delle creature intelligenti non debbano tirarsi indietro di fronte al proprio destino.
“Ma comunque, mi trovavo nelle montagne quando l’energia si è scatenata e ha divorato tutto il metallo che ha potuto raggiungere. I vapori raggiunsero il nostro gruppo, e due di noi morirono. Dopo, alcuni di noi si misero in marcia per cercare di entrare in contatto con gli altri superstiti, ma i vapori erano più pericolosi, verso sud, e alcuni morirono mentre gli altri uscirono di senno. Mi unii a un gruppo che voleva organizzare un nucleo umano al di là della cintura vulcanica, ma commettemmo diversi errori, e poi venne il primo dei lunghi inverni e frustrò tutti i nostri piani e ci fece capire che le stagioni erano molto cambiate, dato che lo sconvolgimento della crosta terrestre assorbiva l’anidride carbonica dall’aria, e le piante erano insufficienti a riequilibrare la situazione. Dopo mi misi in marcia e cercai di unirmi ad altre bande di superstiti, ma quando il cannibalismo iniziò i cani e i gatti divennero veramente pericolosi, mi diressi verso nord, e arrivai nella zona dei ghiacciai. Da quel momento in poi, ho vagabondato da queste parti, come vedi.”
Guardò Thorn. La sua voce era già secca. La sua ansia di parlare, come una fame di origine nervosa, non lo aveva portato lontano.
Thorn scosse il capo, cercando di vedere nell’oscurità, al di là del fuoco.
— Deve esserci un modo — disse lentamente. — Certo, sarebbe difficile, e noi rischieremmo le nostre vite, ma deve esserci un modo.
— Un modo? — domandò con voce atona l’altro.
— Sì, tornare dove gli uomini stanno ricominciando a unirsi e a ricostruire. Immagino che ci si debba dirigere a sud. Dovremo cercare e vivere della nostra caccia per molto tempo, ma sono sicuro che ci arriveremo.
Ci fu un lungo silenzio. Una strana espressione di simpatia apparve sul volto dell’altro.
— Tu stai sognando — disse a Thorn, e la sua voce gracchiante sembrò più gentile. — Anch’io ho sognato, così intensamente che per un po’ sono riuscito a credere che i sogni fossero veri. Ma si tratta soltanto di sogni. Nessuno si sta riunendo. Nessuno sta ricostruendo la civiltà, tranne… — la sua mano indicò qualcosa al di là del fuoco. — Tranne quei diavoli, là fuori.
11
A ondate alternate, sentimenti di colpa e di eccitazione quasi insopportabile investirono Clawly I, mentre correva lungo i corridoi deserti della Blue Lorraine verso l’ufficio di Oktav. Con la più assoluta serietà, si chiese se non fosse diventato veramente il folle Pifferaio Magico, se la sua mente… e quelle di Firemoor e degli altri complici che lavoravano con lui nella simulazione della minaccia marziana… non fossero già quasi schiave di menti diabolicamente perverse il cui unico scopo, o meglio, piacere, fosse quello di vedere un mondo perfetto ridotto al caos.
Perché la falsa minaccia di un’invasione marziana stava producendo tutti gli effetti che Clawly aveva immaginato, e anche di più, come provavano le scene alle quali aveva appena assistito. Quelle scene gli erano rimaste impresse. L’aria, intorno alla Blue Lorraine, era brulicante di uomini in abiti di volo, anziani e giovani. File di macchinari, provviste e materiali diversi, sostenute da correnti subtroniche, si dirigevano verso vari punti della campagna, perché era stato stabilito che i pigliastelle erano obiettivi troppo vulnerabili, di fronte a un attacco dallo spazio… tutte le uova della Terra in poche centinaia di cestini. Gli ingegneri lavoravano sulla cima della Blue Lorraine per installare a tempo di record proiettori di energia e altre improvvisate armi subtroniche… perché, sebbene i pigliastelle fossero vulnerabili, erano pur sempre i simboli orgogliosi e le case amate della civiltà e sarebbero stati difesi fino alla fine. Tutti gli occhi si erano sollevati ansiosamente verso il cielo, quando un’astronave aveva tuonato, passando a velocità incredibile nell’azzurro, poi si erano nuovamente abbassati con sollievo, quando tutti avevano capito di che si trattava, che l’astronave non apparteneva, certo, a nessun invasore spaziale, ma era semplicemente parte della flotta terrestre, e si dirigeva verso l’astroporto più vicino per essere rifornita di armi subtroniche. Tutti gli occhi si erano rivolti per qualche istante verso occidente, dove venivano sistemati degli schermi difensivi, per osservare una grande cupola iridescente apparire per un attimo, tramutando in fumo una vasta zona di campagna. Occhi eccitati, tutti, pronti al sollievo e all’allegria come alla tensione, all’ansia e alla paura. Occhi che dicevano, per sette ottavi “Non ci sarà probabilmente alcuna invasione” e per un ottavo “Ci sarà”. Occhi che rendevano Clawly orgoglioso di appartenere all’umanità, ma che risvegliavano in lui dubbi tormentosi sull’opportunità di questo suo inganno.
E pensava che questo accadeva in tutto il mondo. L’impiego dell’energia subtronica nei trasporti e nella fabbrica rendeva possibile una rapidità di preparazione mai riscontrata nella storia della Terra. L’organizzazione era un punto debole, dato che la Terra era stata addormentata dai lunghi anni di pace sicura e di libertà individuale, ma diverse agenzie locali erano già al lavoro, mentre il Consiglio Mondiale aveva iniziato a organizzare un’autorità militare centralizzata. Forse confusamente, e un po’ disordinatamente, ma con ansia, con decisione, e soprattutto con rapidità, la Terra si stava armando per affrontare la minaccia.
Era tutto più grosso di quanto chiunque avesse potuto prevedere, si disse Clawly per la centesima volta, affrettando senza accorgersene il suo passo già sostenuto, nell’avvicinarsi all’ufficio di Oktav. Era stato lui a dare il via a tutto quanto, ma ora la faccenda gli era sfuggita di mano. Poteva soltanto attendere e sperare che, quando fosse giunta la vera invasione, gli attuali preparativi si rivelassero utili per gli sbalorditi difensori della Terra. In ogni caso, tutto si sarebbe risolto tra poche ore, perché quello era il terzo giorno.
Ma se l’invasione transtemporale non fosse avvenuta dopo tre giorni? Ormai l’inganno poteva essere scoperto da un momento all’altro… Firemoor si stava già pentendo dell’intera faccenda, spaventato a morte… e durante il periodo di rata reazione non sarebbe stato creduto alcun rapporto d’invasione. Allora lui si sarebbe trovato nella posizione di colui che ha gridato “Al lupo” al mondo.
E se l’invasione transtemporale non fosse affatto avvenuta? Tutte le sue azioni si erano basate su prove così vaghe… gli studi sui sogni di Thorn, il mormorio di un Conjerly drogato, che aveva detto «…Invasione… tre giorni…» Stava convincendosi sempre più che da un momento all’altro si sarebbe svegliato, come da un incubo, e sarebbe stato accusato di essere un pazzo o un ciarlatano.
Certo, i suoi nervi ormai erano a pezzi. Aveva bisogno di Thorn. Non aveva mai compreso prima d’ora quanto lui e Thorn avessero bisogno l’uno dell’altro per mantenere il reciproco equilibrio. Ma Thorn non si trovava, e le agenzie d’investigazione non avevano fatto alcun progresso. Malgrado le immense preoccupazioni che lo assillavano, Clawly era talmente sconvolto dall’assenza di Thorn, che gli era sembrato diverse volte di vederlo nella folla che si trovava intorno alla Blue Lorraine.