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Questo Thorn multiplo, sostenuto dal talismano, immerso nella tenebra priva di dimensioni al di là dello spazio e del tempo, capì che la sua personalità era diventata improvvisamente infinitamente più ricca e profonda, che fino ad allora aveva vissuto essendo per due terzi cieco e sordo, e che solo ora riusciva ad apprezzare la meravigliosa complessità della vita e il vero significato di tutto ciò che lui aveva provato.

E senza esitazione né perplessità, senza rendersi conto di obbedire alle pressioni di Thorn II, perché non esisteva più un singolo Thorn II, ricordò ciò che aveva detto dopo la morte Oktav all’interno della Blue Lorraine, sillaba dopo sillaba, e ricordò la responsabilità che gli era stata affidata dal veggente.

Pensò al primo passo… il ritrovamento del Motore della Probabilità… e sentì levarsi l’impulso del talismano, e si affidò alla sua guida.

In un istante sentì di attraversare una distanza infinita… e sentì anche che non c’era stato movimento alcuno, ma soltanto la crescente consapevolezza della vicinanza di una cosa. E poi…

L’oscurità pulsò e tremò di forza, una forza che sembrava scuotere i rami dell’albero del tempo, facendone cadere i mondi, come frutti maturi. Il vuoto fatto di pensiero tremava della terrificante forza creativa, come se quello fosse il punto in cui si trovava la matrice di tutte le realtà.

Thorn si rese conto della presenza di sette menti riunite intorno alla sorgente delle pulsazioni e dei tremiti. Menti familiarmente umane come la sua, ma che mancavano perfino della sua consapevolezza triplicata, che erano più ristrette e più paternalistiche perfino di quelle dei Servitori del Popolo del Mondo II. Menti ottenebrate dagli errori, dalle illusioni, dalla falsità. Menti orribili nella loro forza e nella loro ignoranza…

Poi avvertì il passaggio rapido di grandi immagini nel vuoto… immagini che erano registrate dalle sette menti, e che assorbivano completamente la loro attenzione, tanto da renderle inconsapevoli della sua presenza.

E il torrente delle immagini continuò a scorrere.

Apparve il Mondo II. Per prima, la spoglia Sala dei Servitori, dove undici vecchi annuivano soddisfatti mentre i rapporti li rassicuravano sul perfetto svolgimento dell’invasione. Poi la visione si allargò, per mostrare sciami di soldati in equipaggiamento subtronico dirigersi verso la testa di ponte transtemporale della Croce d’Opale. Apparvero dei volti… dalle labbra tese, privi d’interesse, obbedienti, spaventati.

Per un istante si intravide il Mondo I… l’interno della Croce d’Opale diviso in sezioni come un formicaio, brulicante di uniformi nere. Rapidamente, come se i sette detestassero la vista del loro mondo prediletto così mal ridotto, l’immagine fu sostituita da una visione panoramica del Mondo III, che mostrò centinaia di chilometri deserti, interrotti soltanto dai cupi scheletri dei pigliastelle distrutti, lande desolate e, in rapida successione, immensi ghiacciai e fumanti vulcani.

Ma questo era soltanto l’inizio. Cominciarono ad apparire i frutti di precedenti divisioni temporali. C’era un mondo in cui dei mutanti telepatici combattevano contro i non-telepatici che avevano scoperto il sistema di schermare i propri pensieri. C’era un mondo in cui una gerarchia dalle vesti scarlatte amministrava una religione sostenuta dalla scienza, che teneva milioni di uomini in uno stato di servitù medievale. Un mondo nel quale una ristretta combriccola di telepatici dotati di poteri ipnotici trasmetteva pensieri nei quali tutti gli uomini credevano, e che regolavano il loro sistema di vita in una maniera assurda di sogno. Un mondo in cui la civiltà, ancora nell’era atomica, era divisa in piccoli staterelli feudali, eternamente in guerra, e il ricordo della legge, della fratellanza e della ricerca era tenuto in vita solo in pochi monasteri poveri e disarmati. Un altro mondo nell’era atomica, ancor più diviso, in cui ogni famiglia, o ogni gruppo, costituiva un microcosmo economicamente autosufficiente, e la civiltà era costituita solo di relazioni sociali e degli scambi di informazioni su questi microcosmi. Un mondo in cui gli uomini vivevano come parassiti a spese di una razza di umanoidi da essi creata… e un altro mondo in cui la relazione era rovesciata e gli umanoidi vivevano a spese degli uomini. Un mondo nel quale due grandi nazioni, dopo avere assorbito tutte le altre, proseguivano una dura guerra interminabile, incapaci di vincere o di essere sconfitte, eternamente spinte a nuovi sforzi nel timore che i passati sacrifici fossero stati sostenuti invano. Un mondo che era impegnato nella conquista dello spazio, e nel quale gli scontenti alzavano gli occhi al cielo, verso quella nuova frontiera. Un mondo in cui una nuova grande religione occupava la mente degli uomini, e strane cerimonie venivano eseguite sulle cime delle colline e nelle astronavi e i convertiti ridevano dell’odio, della miseria e della paura, e gli increduli scuotevano meravigliati il capo. Un mondo nel quale non esistevano città e si trovavano solo poche macchine elementari, e uomini dagli abiti semplici conducevano una vita appartata. Un mondo dalla popolazione scarsa concentrata in piccole città, i cui abitanti avevano l’aspetto grave e sicuro di coloro che ricominciano tutto da capo. Un mondo che era soltanto una seconda cintura di asteroidi… una catena di frammenti contorti che ruotavano intorno al sole.

“Abbiamo visto abbastanza!”

Thorn avvertì l’orrore e il senso di colpa non ammessa nel pensiero di Prim.

Le immagini svanirono, e intorno ci fu soltanto il vuoto oscuro. In questa oscurità il pensiero di Prim sfrecciò fiero, cupo, mostruoso. Era evidente che quel breve intervallo aveva fatto ritornare tutte le sue doti di egotismo.

“Il nostro errore è evidente ma può essere corretto. I nostri pensieri… o i pensieri di alcuni tra noi… non hanno reso sufficientemente chiaro al Motore della Probabilità che, nei riguardi dei mondi sbagliati, volevano una distruzione assoluta, e non un semplice passaggio a un altro piano di realtà. Il nostro prossimo passo è ovvio Sekond?”

“Distruggerli! Tutti, tranne il mondo centrale” pulsò immediatamente l’altro pensiero.

“Ters?”

“Distruggerli!”

“Kart?”

“Prima il mondo invasore. Ma anche tutti gli altri. Presto!”

“Kant?”

“Potrebbe essere meglio… No! Distruggerli!”

Con un senso di orrore e repulsione, Thorn comprese che quelle menti erano assolutamente incapaci di affrontare un ragionamento obiettivo. Erano così fanaticamente convinti della giustezza delle loro precedenti decisioni e dell’indesiderabilità dei mondi alternati, che non riuscivano affatto a vedere gli evidenti successi ottenuti da alcuni di quei mondi… né a capire che la distruzione di una cintura di asteroidi senza vita era un gesto privo di significato. Vedevano gli altri mondi come un’orribile deviazione dal loro adorato mondo centrale. Le loro reazioni erano avventate e isteriche come quelle di un assassino, il quale, dopo avere passato un’ora cercando di eliminare ogni possibile traccia, si guarda intorno per l’ultima volta, e vede che la sua vittima si muove debolmente.

Thorn radunò la sua forza di volontà, per l’atto che sapeva di dovere compiere.

“Sikst?”

“Sì, distruggerli!”

“Septem?”

“Distruggerli!”

“Okt…”

Ma prima che Prim potesse ricordare che non c’era più un Oktav, prima che potesse unirsi agli altri per pensare la distruzione, prima che l’oscurità potesse ribollire di una nuova forza, Thorn lanciò il suo richiamo.