— Venti.
— Quindici.
— Dieci.
— Cinque.
Ogni volta, il numero complessivo dei puntini verdi aumentava, fino a che da tutte le zone continentali non emanò un’uniforme luce verde. Soltanto gli oceani mostravano zone verdi disseminate nei punti più impensati, là dove si trovavano imbarcazioni e sottomarini, e raggruppamenti di puntini verdi molto più evidenti là dove sorgevano dei pigliastelle costruiti sul fondo e che spuntavano dalle onde.
— E ora, signori, il presente.
La luce maligna si diffuse ancor di più, sembrò uscire dalla carta planetaria e sfiorare i volti dei membri del Consiglio. Il bagliore verde mise in evidenza il pallore di Clawly, e le pieghe della fatica che segnavano il suo volto. Continuò:
— Ecco, signori. Una notte di riposo nell’utopia. — Una breve pausa, e poi: — Naturalmente diventa ovvio il fatto che, se gli incubi sono così comuni, voi tutti e le persone che conoscete dovete averli subiti. Ciascuno di voi conosce la risposta a questo interrogativo. In quanto a me… le mie esperienze notturne forniscono ulteriore conferma, sia pure limitata, al lavoro di ricerca di Thorn.
Spense l’apparecchio. I volti dei membri del Consiglio, assolutamente inespressivi, si rivolsero nella sua direzione.
Clawly notò che la fievole linea di luce dell’alba si trovava a due ore di distanza dalla Croce d’Opale, sulla carta planetaria. Disse:
— Ricordo le prove a favore di questa teoria… la lenta ma costante diminuzione del periodo di sonno, l’aumento del sonno diurno e dell’attività sociale notturna, lo sviluppo senza precedenti dell’arte e della narrativa del terrore soprannaturale, e così via… per evidenziare maggiormente la seconda scoperta di Thorn: la somiglianza dei paesaggi notturni visti dai soggetti da lui presi in esame. La somiglianza è così sorprendente che, secondo me, dobbiamo chiederci perché non sia stata notata in precedenza, sebbene, naturalmente, Thorn all’inizio non vi pensasse neppure, e la maggior parte dei soggetti fosse poco incline a descrivere o addirittura a ricordare le visioni notturne. — Si guardò intorno. — Francamente, questa somiglianza è incredibile. Non credo che Thorn sia riuscito a dimostrarla completamente, nel suo rapporto dovreste visitare il suo ufficio, dare un’occhiata alle sue carte, alle relazioni dei sogni dei soggetti presi in esame, ai diagrammi da lui tracciati, per capire e accettare del tutto la cosa. Pensate: centinaia di soggetti, per considerare solo quelli studiati da Thorn, separati da centinaia di chilometri… e tutti hanno sognato e sognano… non lo stesso incubo, la qual cosa potrebbe venire spiegata conia telepatia o con qualche forma più sottile di suggestione di massa… ma incubi con lo stesso paesaggio, lo stesso sfondo, insomma. Come se ciascun soggetto osservasse da una finestra diversa una visione distorta del nostro mondo. Un mondo di sogno così reale che quando di recente ho domandato a Thorn di tracciarne una carta planetaria, lui non ha respinto la mia richiesta, non l’ha giudicata assurda.
L’assenza di qualsiasi fremito tra coloro che ascoltavano era più impressionante di qualsiasi reazione. Clawly notò che l’espressione cupa di Conjerly era diventata più evidente, e confinava quasi con l’ira. Sembrò sul punto di parlare, ma Tempelmar, con l’aria di chi fa un’affermazione non rilevante, lo precedette.
— Non credo che si possa prendere in considerazione la telepatia, come spiegazione — disse l’uomo alto e dagli occhi sonnolenti. — È ancora un campo puramente ipotetico… non sappiamo nulla di esso. E tra i soggetti presi in considerazione da Thorn potevano esserci dei contatti di cui lui stesso non è venuto a conoscenza. Possono essersi raccontati i loro incubi, creando così una specie di catena di suggestione.
— Non lo credo — rispose lentamente Clawly. — Ha preso delle precauzioni notevoli. Inoltre, questo non concorda con la reticenza dei soggetti a parlare dei propri incubi.
— Inoltre — continuò Tempelmar — non ci siamo ancora avvicinati di un passo alla causa nascosta del fenomeno. Potrebbe trattarsi di qualsiasi cosa… per esempio, di qualche effetto fisiologico imprevisto dell’energia subtronica, che è entrata nell’uso comune proprio trent’anni fa.
— Precisamente — disse Clawly — e per ora limitiamoci a lasciare così le cose… un aumento notevolissimo degli incubi, con paesaggi stranamente simili, il tutto dovuto a una causa sconosciuta… mentre io… — diede un’altra occhiata alla posizione della linea dell’alba — mentre io affronterò molto rapidamente questi argomenti, che personalmente considero il nocciolo del problema: l’apparizione dell’amnesia nascosta e il mancato riconoscimento illusorio. Per primo prendiamo in considerazione il mancato riconoscimento.
Sembrò che Conjerly fosse sul punto di interrompere, e nuovamente qualcosa lo fermò. Clawly ebbe l’impressione che si fosse trattato di un rapido gesto di Tempelmar.
Toccò la scatoletta. Alcune centinaia di puntini gialli apparvero sulla Carta Planetaria, per lo più raggruppati a tre o quattro per volta.
Disse: — Questa volta, ricordate, non possiamo risalire di cinquant’anni. Sono cose tanto recenti che perfino nel Rapporto sullo Stato Psicologico del Mondo dell’anno scorso non se ne faceva il minimo cenno. Come hanno stabilito gli esperti, siamo alle prese con un tipo di disturbo nervoso di natura completamente nuova. Perlomeno, non possiamo risalire a casi verificatisi prima di due anni or sono. E il periodo contemplato dalla proiezione è proprio questo: gli ultimi due anni.
Osservò la carta.
— Ogni puntino giallo rappresenta un caso di mancato riconoscimento illusorio. Un individuo altrimenti normale non riconosce un membro della famiglia, o un amico, e sostiene di fronte a tutti e a tutto che si tratta di uno straniero e di un impostore… un’accusa molto frequente, e assolutamente priva di basi, è questa: il posto del parente o dell’amico è stato preso da un gemello assolutamente identico. Questa illusione persiste, ed è accompagnata da disturbi di tale entità che il malato deve ricorrere alle cure di uno psichiatra… nei casi che conosciamo, che sono certamente soltanto una parte del totale. Con l’aiuto dello psichiatra, si arriva a una di queste due soluzioni: prima, l’illusione svanisce e il presunto estraneo è accettato come il vero parente o amico; seconda, l’illusione persiste, e avviene una separazione… quando si tratta di marito e moglie, si ha il divorzio. Qualunque sia la soluzione, il malato guarisce perfettamente.
“E ora… l’amnesia nascosta. Per un motivo che ben presto diverrà chiaro, per prima cosa dovete vedere la proiezione.”
I puntini gialli svanirono, e al loro posto apparve una quantità assai minore di puntini violetti, che però non formavano gruppi.
— Questa amnesia è definita “nascosta”, vi ricordo, perché la vittima compie uno sforzo ben preciso per celare il suo stato… spesso si nasconde per diversi giorni, sotto qualche pretesto, e studia ansiosamente tutto il materiale e i documenti relativi a se stesso sui quali riesce a mettere le mani. Senza dubbio, a volte lo scopo è raggiunto. Noi veniamo a conoscenza dei casi nei quali la vittima compie qualche grossolano errore… per esempio, sbagliare lavoro, confondere la moglie o il marito con altre persone, dimostrare un’ignoranza assoluta a proposito dell’ordinamento del mondo… e in questi casi la vittima è costretta ad andare da uno psichiatra. Quando infatti la persona affetta da questa particolare forma di amnesia si accorge che i propri sforzi sono stati del tutto vani, generalmente confessa il proprio stato, ma non sa offrire spiegazione alcuna sulle cause di esso, né una spiegazione convincente del tentativo fatto per nasconderlo. Dopo di questo, la guarigione avviene rapidamente.
Si guardò intorno.
— E ora, signori, un argomento che gli esperti non hanno ancora sfiorato, perché io l’ho impedito. L’ho impedito per fare in modo che si imprimesse nelle vostre menti con la maggiore forza possibile… si tratta della relazione tra l’amnesia nascosta e il mancato riconoscimento illusorio.