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Carlsen disse: — Vediamo se ho capito bene. Avete messo una perlina di quelle in ogni coniglio, e adesso stiamo osservando i loro battiti cardiaci…

— No, no. Non i battiti cardiaci. Il loro impulso di forza vitale. Possiamo dire che questi animali sono in perfetta armonia. Intuiscono l’umore, e potremmo dire lo stato d’animo, l’uno dell’altro.

— Telepatia?

— Sì, una specie di telepatia. Adesso guardate quest’altra femmina.

Andò davanti a una gabbia in cui c’era una coniglia intenta a rosicchiare una foglia di cavolo.

— Questa femmina è senza compagno, e probabilmente si annoia. Così il suo campo lambda è molto più basso.

— Volete dire che il livello lambda sale a seconda dell’intensità dello stimolo sessuale?

— Esattamente. Contrariamente a quello che si può pensare, i misuratori non vengono messi vicino al cuore, ma in prossimità degli organi genitali.

— Interessante.

Fallada sorrise. — Più di quanto credete. Non solo il campo vitale del coniglio è più intenso quando l’animale è sessualmente eccitato, ma i loro campi si influenzano a vicenda. E vi dirò un’altra cosa molto interessante: al momento, come avete visto, il campo del maschio è più debole di quello della femmina. Quello della femmina è più forte perché la femmina è in calore. Ma quando il maschio la monta, il suo campo vitale diventa più forte di quello della femmina. E allora sono le punte della linea della femmina a muoversi seguendo quelle del maschio e non viceversa. — Fallada mise una mano sul braccio del capitano. — Venite a vedere un’altra cosa — gli disse. Andarono all’altra estremità del laboratorio, davanti a un tavolo su cui erano allineati soltanto acquari.

Fallada batté col dito sul vetro di una vasca. Un piccolo polipo, non più largo di quaranta centimetri in posizione aperta, si staccò dal fondo e salì descrivendo evoluzioni leggere come spirali di fumo.

Fallada indicò. — Se osservate attentamente vedrete dove abbiamo fissato il misuratore.

Accese il monitor sopra l’acquario. La linea che apparve sullo schermo aveva un’ondulazione lenta, senza le punte acute che avevano caratterizzato il grafico dei due primi conigli.

Fallada passò all’acquario successivo. — Questa è una murena, una delle creature marine più antipatiche. Le murene considerano i polipi mediterranei una vera ghiottoneria.

Carlsen osservò attraverso il vetro il muso diabolico che spuntava fra i sassi del fondo. Le fauci spalancate mettevano in mostra file di denti appuntiti come aghi.

— Questa è affamata — disse Fallada. — Non ha mangiato da vari giorni.

Accese il monitor. Il grafico della murena era anch’esso lento e piatto ma avanzava a scatti indicando un potenziale di riserva. Fallada disse: — Adesso metterò questa murena nell’acquario del polipo.

Carlsen fece una smorfia. — È proprio necessario? — chiese. — Non potreste spiegarmi semplicemente che cosa succede in questi casi?

Fallada rise. — Potrei — disse. — Ma non renderei bene l’idea.

Tolse un gancio metallico che fissava il coperchio dell’acquario del polipo. — I polipi amano la libertà e sono specialisti nell’arte dell’evasione — spiegò. — Per questo dobbiamo usare acquari chiusi.

Da sotto il ripiano del tavolo prese un paio di lunghe pinze in materiale trasparente e le immerse con destrezza nell’acquario della murena. Le abbassò e poi di colpo le manovrò. L’acqua si agitò violentemente mentre la murena si dibatteva cercando di mordere l’estremità delle pinze invisibili che l’avevano afferrata.

Carlsen disse: — Sono contento che lì dentro non c’è la mia mano.

Con movimento rapido Fallada estrasse la murena dal suo acquario e la lasciò cadere in quello del polipo. La murena scese rapida verso il fondo forando l’acqua verde.

Fallada indicò il monitor. — Guardate bene adesso.

Si vedevano tutte e due le linee: quella del polipo era ancora relativamente piatta con ondulazioni dovute all’allarme; quella della murena con punte acute di rabbia. Poiché Carlsen guardava dentro l’acquario, Fallada gli disse: — Guardate il grafico.

Per cinque minuti non ci furono cambiamenti notevoli. Nell’acquario la murena si spostava a caso momentaneamente accecata dal fango e dai frammenti di alghe sollevati dalla sua discesa rapida. Il polipo sembrava scomparso. Carlsen l’aveva visto nascondersi fra i sassi del fondo.

La murena si snodò fino a raggiungere l’angolo opposto dell’acquario, apparentemente ignara della presenza del polipo.

— Vedete cosa sta succedendo?

Carlsen fissava i grafici. Adesso vedeva una certa similarità di movimento tra le due linee. Sarebbe stato difficile spiegarlo, ma c’era una specie di contrappunto, ritmato, quasi che i grafici fossero battute musicali. La linea del polipo non era più piatta: avanzava a scatti sussultando.

Lentamente la murena si snodò lungo l’acquario. Adesso non c’erano più dubbi: i due grafici cominciavano ad assomigliarsi, così com’era stato per le linee dei due conigli. D’un tratto la murena si lanciò su un lato, e si infilò fra due sassi. Una nuvola d’inchiostro nero scurì l’acqua. La murena sfiorò il vetro, e per un attimo i suoi occhi freddi fissarono Carlsen. Dalla bocca le penzolava un pezzo di tentacolo del polipo.

Carlsen tornò a guardare il monitor.

Il grafico della murena disegnava punte alte. Quello del polipo era cambiato nuovamente: si era rimesso a segnare lente ondulazioni.

Carlsen chiese: — Sta morendo?

— No. Ha perso solo l’estremità di un tentacolo.

— Come spiegate la sua linea?

— Non saprei. Forse ha accettato l’inevitabilità della morte. Sente che niente potrà salvarlo. Questo grafico comunque è caratteristico del piacere.

— Volete farmi credere che gli fa piacere essere divorato?

— Non lo so. Immagino che la murena stia esercitando una specie di potere ipnotico su di lui. La sua volontà domina quella del polipo. Ma posso anche sbagliarmi. Il mio assistente ritiene che questo sia un esempio di quello che lui definisce “il fascino della morte”. Una volta ho parlato con un indigeno che era stato azzannato da una tigre. Mi disse di essere stato invaso da una strana calma mentre giaceva sul terreno in attesa d’essere divorato. Poi qualcuno uccise, fortunatamente in tempo, la tigre, e solo allora lui si rese conto che la belva gli aveva troncato netto un braccio.

La murena era tornata all’attacco.

Questa volta afferrò il polipo cercando di strapparlo via dai sassi. Ma il polipo vi stava aggrappato con tutti i suoi tentacoli, compreso quello tronco. La murena descrisse una mezza giravolta poi si ributtò sulla preda mirando alla testa. Altro inchiostro annerì l’acqua.

Sul monitor il grafico del polipo ebbe un improvviso guizzo verso l’alto, sbiadì, e poi si spense.

Il grafico della murena segnò un’alta curva di trionfo.

Fallada disse: — Questo indica che la murena ha molta fame. Altrimenti avrebbe mangiato il polipo a poco a poco, un tentacolo alla volta, lasciandolo in vita magari per qualche giorno.

Voltò le spalle all’acquario e disse a Carlsen: — Ma non avete ancora visto la cosa più interessante.

— Non ditemi che c’è dell’altro!

Fallada indicò una scatola grigia fra due acquari.

— Questo è un semplice computer. Ha registrato le fluttuazioni dei campi vitali di entrambi gli animali. Adesso controlliamo la registrazione che riguarda la murena.

Premette vari tasti in rapida successione. Da una fessura del computer scivolò fuori una striscia di carta. Fallada disse: — Guardate, la media è quattro virgola otto cinque sette tre. — Staccò il nastro e lo diede a Carlsen. — E adesso vediamo il polipo. — Premette nuovi tasti, poi staccò un’altra striscia di carta. — È solo due virgola nove cinque sei. Poco più della metà della murena.