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— Capisco. Immagino che sia morto anche Clapperton.

— Infatti.

— E il suo cadavere… è anch’esso nelle condizioni di quello della ragazza?

— Non lo sappiamo ancora — rispose Fallada. — L’hanno mandato al mio laboratorio per le prove.

— Quando potremo avere il risultato dell’esame? — chiese Jamieson.

Heseltine disse: — L’ho mandato al laboratorio due ore fa. Forse la prova è già stata fatta.

Il Primo Ministro si rivolse a Fallada. — In tal caso, dottor Fallada, vorreste essere tanto gentile da chiedere quali sono i risultati? — Indicò uno schermo portatile che Rawlinson spinse verso Fallada.

Fallada disse: — Va bene. — Tutti trattennero il fiato mentre lui premeva i tasti dell’apparecchio. Poi si sentì la voce della segretaria, e lo scienziato le disse: — Mi passate Norman, per favore? — Una pausa di mezzo minuto, poi arrivò la voce di Norman Grey.

— Pronto, dottor Fallada?

— Norman, avete ricevuto quel cadavere da Wandsworth?

— Sì, dottor Fallada. Ho appena finito di esaminarlo.

— E il risultato?

— A quanto pare è un normale caso di annegamento.

— Ma la misurazione del campo lambda?

— Perfettamente normale.

— Nessuna differenza?

— Nessuna, dottor Fallada.

— Va bene. Grazie, Norman. — Fallada chiuse la comunicazione.

Il Primo Ministro disse subito: — Sono d’accordo che questo non dimostra niente. Potreste ancora avere ragione, in linea generale, pur avendo sbagliato nel caso particolare. Ma a quanto sembra la vostra teoria adesso si basa su un unico caso, quello della ragazza trovata lungo la ferrovia.

Prima che Fallada avesse il tempo di rispondere, M’Kay disse: — Non vorrei sembrarvi irrispettoso, dottore, ma non può darsi che abbiate concesso al vostro interesse per i vampiri di… di influenzare la vostra capacità di giudizio?

Fallada rispose seccamente: — Lo escludo.

Carlsen si sentì in dovere di spalleggiarlo. — Ammetto che questo risultato è alquanto sorprendente — disse. — Ma non credo che invalidi la teoria del dottor Fallada.

Il Primo Ministro si rivolse a Bukowsky. — Voi cosa ne dite?

Era chiaro che Bukowsky non era affatto sicuro di sé. Evitando di guardare Fallada disse: — Onestamente, non so cosa pensare. Non posso esprimere un giudizio prima di aver esaminato tutte le prove.

Jamieson chiese a Heseltine: — E lei, Sir Percy?

Il Commissario aggrottò la fronte. — Ho il massimo rispetto per il dottor Fallada, e la massima fiducia nella sua competenza.

— Certo, certo. Questo nessuno lo mette in dubbio — disse Jamieson. — Tutti sanno che il dottor Fallada è uno dei più stimati scienziati del nostro paese. Ma anche gli scienziati possono sbagliare. Permettetemi d’essere franco e di dirvi quale teoria mi sento di sostenere, pur senza dogmatismo s’intende. — Fece una pausa, come se aspettasse qualche obiezione. Era un vecchio trucco parlamentare. Adesso tutti erano impazienti di sentire il seguito. — Tutto tende a dimostrare che questi esseri provengono da un altro pianeta o da un altro sistema solare — riprese Jamieson — e che si interessano da tempo alla Terra. Forse sono scienziati che studiano lo sviluppo di altre civiltà. È evidente che la loro specie è molto più antica della razza umana, e di conseguenza la loro conoscenza dell’universo dev’essere molto più avanzata. — Fece un’altra pausa, scrutando i presenti. Carlsen si sorprese ad ascoltare come affascinato quella voce dalle infinite sfumature. Jamieson riprese in tono confidenziale, intimo: — Personalmente ritengo che sia difficilissimo immaginare che una specie arrivata a un alto grado di evoluzione voglia sfruttare, sacrificare, depredare altre creature. Io non pretendo di essere altamente evoluto, ma sono vegetariano perché l’idea di uccidere animali mi ripugna. Per questa ragione mi riesce oltremodo difficile credere che esseri come questi alieni possano essere, per usare le parole del dottor Bukowsky, paragonabili a germi micidiali.

Fallada l’interruppe in tono seccato: — Avreste dovuto vedere il corpo di quel giornalista, dopo che la donna se n’era servita — disse.

Rawlinson scosse la testa. M’Kay guardò il soffitto con l’aria di pensare che stessero discutendo con un idiota. Jamieson rimase imperturbato. In tono grave disse: — Ho visto una fotografia di quel poveretto. Mi rendo conto che l’aliena, a modo suo, l’ha distrutto, e che quindi, secondo le nostre leggi, deve essere considerata un’assassina. Ma ho anche sentito la descrizione del Comandante Carlsen di quello che ha visto succedere in quel locale del laboratorio. Da quanto ha detto, c’è motivo di credere che l’uomo intendesse compiere un atto di violenza carnale. Se è così, l’aliena può aver agito in stato di legittima difesa, legittima difesa quasi inconscia, dato che il giovane l’aveva già aggredita quando lei si è svegliata. Non è così, Comandante Carlsen?

Carlsen ritenne troppo complicato tentare una spiegazione più articolata. Si limitò a rispondere: — Fondamentalmente, sì.

Jamieson si rivolse a Fallada. Puntò un dito, con un gesto che parve di rimprovero. — Voi siete convinto che quelle creature abbiano l’intenzione di distruggere gli esseri umani. Non potrebbe darsi, invece, che abbiano intenzione di aiutarci?

Fallada si strinse nelle spalle, scosse la testa, e non rispose. Il Primo Ministro riprese, in tono persuasivo: — Consentitemi di spiegarmi meglio. Come storico, ho sempre riflettuto sulla rapidità con cui si sono verificati certi cambiamenti. Il destino dell’umanità ha compiuto diverse svolte improvvise, è stato letteralmente trasformato parecchie volte, con l’uso delle armi, con la scoperta del fuoco, dall’invenzione della ruota, dalla costruzione delle città. Non sarebbe dunque possibile che la risposta fosse qui? — Batté con l’indice sulla carta della Grecia. — Non può darsi che questi esseri siano da sempre i segreti mentori dell’umanità?

Questa volta il Primo Ministro fece una lunga pausa fissando Fallada come se chiedesse a lui una risposta.

Fallada si schiarì la voce. — Tutto è possibile — disse in tono ostinato. — Io sto solo cercando di basarmi sui fatti. E un fatto di cui sono certo è che queste creature sono pericolose.

Jamieson annuì. — Benissimo. Allora permettetemi un consiglio. Tutto sommato, il tempo è dalla nostra parte, quindi non c’è bisogno di prendere una decisione immediata. Direi di lasciare il relitto dov’è, è aspettare gli ulteriori sviluppi. Dopotutto, è improbabile che gli capiti qualche guaio, lì dove si trova.

M’Kay borbottò: — Tranne qualche altro bombardamento di meteoriti.

Jamieson replicò: — È un rischio che dobbiamo correre. Propongo che alla fine di questa seduta venga annunciato pubblicamente che l’Istituto di Ricerche Spaziali ha deciso di richiamare la “Vega” e la “Jupiter” per permetterci di studiare i documenti trovati dal capitano Wolfson a bordo della “Stranger”. Questo ci permetterà di rimandare ogni decisione di almeno due mesi.

Diede un’occhiata a Fallada. — Se avete ragione voi, e questi esseri sono ancora in circolazione, entro due mesi lo sapremo. Siete d’accordo?

Fallada, visibilmente sorpreso di essere interpellato per primo, disse: — Sì… sì, certo.

— Siamo tutti d’accòrdo?

In tono polemico, M’Kay disse: — Io no. Sarebbe un enorme spreco di tempo e di denaro richiamare la spedizione. Sono del parere che l’esplorazione dell’astronave debba essere fatta subito.

Jamieson disse, diplomaticamente: — Vorrei poter essere d’accordo con voi. Ma saremmo probabilmente in minoranza. Sono certo che gli altri optano per la massima prudenza, dobbiamo quindi cedere alla decisione della maggioranza.