Выбрать главу

Fallada disse, adagio: — Se tutto questo è vero, si tratta della cosa più straordinaria che ho sentito. Ditemi, tutti possono dare energia?

— Sì. Basta un po’ di pratica. È più facile per le donne che per gli uomini, ma credo che tutti possano darne.

— E se il paziente si abitua a queste trasfusioni di energia e ne diviene dipendente, come un drogato? — domandò Carlsen.

Il conte scosse la testa. — Questo capita di rado, e solo quando il paziente ha un temperamento criminale — rispose.

Fallada chiese, interessato: — Temperamento criminale?

— In realtà si tratta di una specie di… come dire?… vizio, ecco. Non trovo un termine più appropriato. Le persone sane amano essere indipendenti. Non vogliono dipendere da altri, appoggiarsi ad altri. Certo, quando siamo stanchi o malati, abbiamo bisogno di aiuto, come ne ho avuto bisogno io. Ma certe persone, e ne esistono tante, forse troppe, soffrono di pietismo in maniera molto più accentuata di altre e non riescono mai a trovare piacere nell’indipendenza. Pietismo per sé e rancore per gli altri. Più aiuto ricevono, più ne vogliono.

— E voi date a questo la definizione di temperamento criminale?

— Sì. Perché i criminali hanno le stesse caratteristiche. A volte uno diventa criminale perché è povero e frustrato, o incapace… Sto pensando a Jarlsberg, lo stupratore di Usala. Ho deposto come testimone al suo processo. Una volta mi disse che quando strangolava e violentava una ragazza, le prendeva qualcosa che lei gli doveva. Dopo alcune esperienze di questo genere, un soggetto così acquisisce il gusto per questo misto di risentimento e di violenza. Potrebbe commettere il primo stupro perché tormentato da frustrazioni di natura sessuale. Ma dopo il decimo stupro, non è più l’atto sessuale che vuole ma solo lo stupro, cioè la sensazione di violare un altro essere umano. O, se preferite, gode di sapere che sta contravvenendo alla legge, gode di sapere che sta facendo del male. Chi svaligia un appartamento, a volte commette atti di vandalismo per questo stesso motivo.

Carlsen chiese: — Credete dunque che un vampiro sia un criminale?

— Senza dubbio. Il vampirismo è l’estrema forma di stupro.

L’orologio a pendolo batté sette colpi. Le ragazze si alzarono. Selma Bengtsson disse: — Scusateci, per favore. Dobbiamo prepararci per la cena.

— Certo, mia cara. Grazie. — Il conte fece un leggero inchino piegandosi appena sulla vita. Usi e costumi di un paio di secoli addietro lì sembravano naturalissimi.

Quando la porta si fu richiusa alle spalle delle ragazze, von Geijerstam disse: — Prego, rimettetevi comodi. — Restò in piedi finché Fallada e Carlsen non si furono riseduti. — Adesso avremo una mezz’ora, noi tre soli, prima di cena — riprese. — Dunque se non sbaglio voi ritenete che i passeggeri della “Stranger” siano vampiri, vero?

Lo guardarono sbalorditi. — Come fate a saperlo? — chiese Fallada.

— Semplice deduzione. Per quale altra ragione sareste venuto a trovarmi protandovi come assistente il famoso Comandante Carlsen? Anche qui abbiamo seguito alla televisione le sue affascinanti avventure, sapete? Inoltre mi avete detto che volevate la mia opinione sui vampiri. Sarebbe strano se non ci fosse un nesso logico fra i due fatti.

Fallada scoppiò a ridere. — Dio! Per un momento mi avevate spaventato!

— Ma questi alieni adesso sono morti, non è così? — disse il conte.

— No. Crediamo… — Fallada prese il suo astuccio di sigari da una tasca. — Olaf, vuoi spiegare tu? — Era la prima volta che si rivolgeva a Carlsen chiamandolo per nome e dandogli del tu. Da quel momento si affermava anche formalmente la natura amichevole dei loro rapporti. Erano amici, dunque, oltre che alleati.

Senza dilungarsi in particolari, Carlsen descrisse la sua visita all’Istituto Ricerche Spaziali, la morte di Seth Adams, e il suo incontro, subito dopo, con la ragazza aliena.

All’inizio von Geijerstam ascoltò in silenzio, calmo, le mani intrecciate in grembo. Poi cominciò ad annuire tutto eccitato. Infine, incapace di dominarsi oltre, prese a camminare su e giù per la stanza. — Sì, sì… È proprio come ho sempre pensato — disse. — Lo sapevo che era possibile!

Carlsen fu contento d’essere interrotto. Stava cominciando a risentire la curiosa riluttanza a parlare di quello che era avvenuto quando si era trovato solo con la ragazza.

Fallada chiese a von Geijerstam: — Vi è mai capitato di imbattervi in questa particolare forma di vampirismo?

— Mai in forma così forte. Eppure era evidente che doveva esistere. L’ho detto nel mio libro. Credo infatti che sia già esistito sulla Terra, nel lontano passato. Le leggende sui vampiri non sono soltanto favole. Ma vi prego, continuate. Cos’ha fatto poi, la ragazza?

— È riuscita a trovare il modo di uscire dall’Istituto malgrado il sistema di vigilanza e i sistemi elettronici d’allarme. E un’ora dopo, gli altri due extraterrestri sono stati ritenuti morti.

— Ma la ragazza?

— È stata trovata morta, dieci ore dopo… violentata e strangolata.

Von Geijerstam chiese, incredulo: — Morta?

— Sì.

— Impossibile!

Fallada guardò Carlsen, poi chiese: — Perché?

Von Geijerstam agitò le mani, cercando la spiegazione più chiara possibile. — Perché… come posso spiegarlo? Perché i vampiri riescono sempre a cavarsela. Sembrerà assurdo, ma in tutta la mia carriera di criminologo ho sempre notato che le vittime di un omicidio sono tutte di un tipo ben definito. E i vampiri non appartengono a quel tipo. L’avrete notato anche voi, no?

— In tal caso, come si spiega la sua morte?

— Siete proprio sicuri che si trattasse del suo corpo?

— Assolutamente sicuri — rispose Carlsen che aveva identificato il cadavere.

Von Geijerstam restò in silenzio per qualche secondo. Poi disse: — Ci sono due spiegazioni possibili. Forse è stato una specie di incidente, questo…

— Incidente di che genere? — interruppe Carlsen.

— Lo si potrebbe anche definire un errore. Talvolta un vampiro è così avido di energia, che si lascia sfuggire la forza vitale senza accorgersene… la rimanda alla vittima, invece di assimilarla. Un po’ come un ghiottone che inghiotte il cibo per traverso.

— E l’altra possibilità?

— L’altra possibilità… Non ne ho avuto alcuna esperienza diretta. I greci e gli armeni sostengono che i vampiri possono abbandonare i loro corpi volontariamente, per creare l’impressione della morte.

— E credete che sia possibile?

— Io… credo che un vampiro possa esistere per un breve periodo fuori da un corpo vivente.

— Perché solo per un breve periodo?

— Perché gli occorrerebbe una immensa quantità d’energia e di concentrazione per poter mantenere la sua individualità al di fuori di un corpo vivente. Fra gli occultisti c’è una tecnica ormai nota chiamata “proiezione astrale” che per molti lati è simile al fenomeno di cui stiamo parlando.

Fallada si protese in avanti. — Allora crede che un vampiro potrebbe prendere possesso di un altro corpo? — chiese.

Von Geijerstam corrugò la fronte, fissando il tappeto. Poi disse: — Potrebbe. Sappiamo che certe persone vengono invasate da spiriti maligni… Io stesso ho avuto a che fare con almeno tre casi del genere. Questo invasamento sarebbe la conclusione logica del vampirismo, che è desiderio di possedere e di assorbire. Ma, ripeto, non ho mai avuto conoscenza diretta di un caso simile.

Appassionandosi all’idea, Carlsen chiese: — Quei casi di invasamento di spiriti maligni di cui siete a conoscenza… gli spiriti hanno distrutto le persone di cui si erano impossessati?