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"Quando Orm Embar morì a Selidor, distruggendo il corpo mortale del mago Cob, Kalessin giunse da oltre l’Ovest e portò il re e il grande mago a Roke. Poi, tornando al Tratto dei draghi, l’Anziano chiamò la gente dell’Ovest, che era stata privata della favella da Cob, e che era ancora confusa. Kalessin disse loro: ’Avete lasciato che il male vi trasformasse in creature malvagie. Eravate folli. Siete di nuovo sani di mente, ma finché i venti soffieranno da est non potrete più essere come eravate, liberi sia dal bene che dal male.’

"Kalessin disse: ’Molto tempo fa, compimmo una scelta. Scegliemmo la libertà. Gli uomini scelsero il giogo. Noi, il fuoco e il vento. Loro, l’acqua e la terra. Noi l’Ovest, loro l’Est.’

"Poi disse ancora: ’Ma sempre tra noi c’è qualcuno che invidia la loro ricchezza, e sempre tra loro c’è qualcuno che invidia la nostra libertà. Così il male è entrato in noi, e accadrà ancora, finché non sceglieremo di nuovo, e per sempre, di essere liberi. Presto io andrò oltre l’Ovest, a volare sull’altro vento. Vi condurrò là, o vi aspetterò, se vorrete venire.’

"Allora alcuni draghi dissero a Kalessin: ’Gli uomini, invidiosi di noi, tempo fa rubarono metà del nostro regno oltre l’Ovest, e costruirono muri di incantesimi per impedirci di entrare. Adesso, dunque, cacciamoli nell’estremo Est, e riprendiamoci le isole! Uomini e draghi non possono dividere il vento’.

"Poi riprese: ’Un tempo eravamo un solo popolo. E in segno di questo, in ogni generazione di uomini, nascono una o due persone che sono anche draghi. E in ogni generazione della nostra gente, più lunga delle brevi vite degli uomini, nasce uno di noi che è anche umano. Una di queste creature vive ora nelle isole Interne. E là vive pure uno di loro che è anche drago. Questi due sono i messaggeri, i portatori di scelta. Non nasceranno più simili creature né tra noi né tra loro. Perché l’equilibrio cambia.’

"E Kalessin disse: ’Scegliete. Venite con me a volare all’estremità del mondo, sull’altro vento. O rimanete e indossate il giogo del bene e del male. O diventate bestie senza favella’. E infine disse: ’L’ultima a compiere la scelta sarà Tehanu. Dopo di lei, non ci sarà più scelta. Non ci sarà più una via che conduca a Ovest. Solo la foresta sarà, come sempre, al centro’".

I membri del Consiglio reale erano immobili come pietre e ascoltavano. Anche Irian era immobile mentre parlava, tendendo lo sguardo oltre i membri dell’assemblea, quasi fossero trasparenti.

— Trascorsi alcuni anni, Kalessin volò oltre l’Ovest. Alcuni lo seguirono, altri no. Quando mi unii alla mia gente, io lo seguii. Ma vado là e ritorno, finché i venti mi portano.

"L’umore della mia gente è d’invidia e di collera. Quelli rimasti qua sui venti del mondo cominciarono a volare in gruppo o da soli fino alle isole degli uomini, dicendo ancora: ’Hanno rubato metà del nostro regno. Adesso prenderemo tutta la parte Ovest del loro regno, e li cacceremo, così non potranno più portarci il loro bene e il loro male. Non metteremo il collo nel loro giogo.’

"Ma non hanno cercato di uccidere gli isolani, perché ricordavano il loro periodo di follia, quando drago ammazzava drago. Vi odiano, ma non vi uccideranno, a meno che non cerchiate di attaccarli.

"Uno di quei gruppi è giunto dunque su questa isola, Havnor, che noi chiamiamo la Fredda collina. Il drago che li precedeva e che ha parlato a Tehanu è mio fratello Ammaud. Cercano di cacciarvi nell’Est, ma Ammaud, come me, agisce secondo il volere di Kalessin, per tentare di liberare la mia gente dal giogo che voi portate. Se lui e io e i figli di Kalessin potremo impedire che sia fatto del male alla vostra gente e alla nostra, ci opereremo perché ciò non accada. Ma i draghi non hanno re, e non obbediscono a nessuno, e volano dove vogliono. Per qualche tempo, faranno quello che mio fratello e io gli chiederemo di fare. Ma solo per qualche tempo. E non temono nulla al mondo, tranne le vostre magie di morte".

L’ultima parola risuonò greve nel silenzio della grande sala.

Il re parlò, ringraziando Irian. Disse: — Ci onori con la sincerità del tuo discorso. Giuro sul mio nome che anche noi saremo sinceri con te. Ti prego di dirmi, figlia di Kalessin, colui che mi portò nel mio regno, cos’è che temono, stando alle tue parole, i draghi? Pensavo non temessero nulla al mondo né di estraneo a esso.

— Temiamo i vostri incantesimi d’immortalità — rispose lei, brusca.

— D’immortalità? — Lebannen esitò. — Io non sono un mago… maestro Onice, parla per me, se la figlia di Kalessin lo consente.

L’uomo si alzò. Irian lo squadrò con occhi freddi e imparziali, e annuì.

— Lady Irian — esordì il mago — noi non facciamo incantesimi d’immortalità. Solo il mago Cob cercò di diventare immortale, corrompendo la nostra arte per farlo. — Parlava lentamente e con palese cautela, ponderando le parole. — Il nostro arcimago, con il re mio signore, e con l’aiuto di Orm Embar, distrusse Cob e il male che aveva fatto. E l’arcimago rinunciò a tutto il suo potere per sanare il mondo, ripristinando l’Equilibrio. Nessun altro mago nel lasso di tempo della nostra vita ha cercato di… — S’interruppe di colpo.

Irian lo fissò. Onice abbassò lo sguardo.

— Il mago che ho annientato — disse Irian — l’evocatore di Roke, Thorion… cosa cercava?

L’uomo, scosso, non rispose.

— Thorion tornò dalla morte — continuò lei. — Ma non era vivo, a differenza dell’arcimago e del re. Era morto, ma tornò, oltrepassando il muro grazie alle sue arti… alle vostre arti… agli artifizi di voi uomini di Roke! Come possiamo fidarci di ciò che dite? Voi avete sconvolto l’equilibrio del mondo. Potete ripristinarlo?

Onice guardò il sovrano, visibilmente turbato. — Mio signore, non credo che questo sia il luogo adatto per discutere di questioni simili… davanti a tutti… senza sapere bene di cosa stiamo parlando, e cosa dobbiamo fare…

— Roke custodisce i suoi segreti — commentò Irian, calma e sprezzante.

— Ma a Roke… — disse Tehanu, restando seduta. Poi la sua voce debole si spense. Il principe Sege e il sovrano si girarono entrambi verso di lei, invitandola con un cenno a parlare.

— A Roke c’è il Bosco immanente — riprese la giovane. — Non è a questo che Kalessin si riferiva, sorella, parlando della foresta che è al centro? — Volgendosi verso Irian, mostrò a quelli che la guardavano l’intera devastazione del proprio viso; aveva dimenticato quelle persone. — Forse dobbiamo andare là. Al centro delle cose.

Irian sorrise. — Verrò.

Guardarono entrambe il re.

— Prima di mandarvi a Roke, o di venire con voi — disse lentamente Lebannen — devo sapere cos’è in gioco, maestro Onice, mi dispiace che questioni tanto gravi e incerte ci costringano a discutere così apertamente dei provvedimenti da adottare. Ma ho fiducia nei miei consiglieri e sono certo che sosterranno le mie decisioni. Quello che il consiglio deve sapere è che le nostre isole non devono temere attacchi da parte del popolo dell’Ovest… che la tregua, almeno, regge.

— Regge — disse Irian.

— Sai dire quanto durerà?

— Mezzo anno? — fece lei, con noncuranza, come se avesse detto: "Un paio di giorni".

— Rispetteremo la tregua per questo periodo, nella speranza che dopo di essa venga la pace. Ho ragione, lady Irian, se dico che per fare la pace con noi, il tuo popolo vuole essere certo che l’intromissione dei nostri maghi ne… nelle leggi della vita e della morte non lo metta in pericolo?

— Non metta in pericolo tutti quanti — lo corresse Irian. — Sì.

Lebannen rifletté, poi sfoggiando i suoi modi più regali, affabili e cortesi, disse: — Allora penso di dover venire a Roke con voi. — E rivolgendosi alla sala: — Consiglieri, ora che la tregua è stata confermata, dobbiamo cercare la pace. Sono disposto ad andare dove sarà necessario che vada, pur di ottenerla, dal momento che io governo nel segno dell’Anello di Elfarran. Se qualcuno è contrario a questo viaggio, lo dica subito. Perché può darsi che sia in gioco l’equilibrio del potere nell’Arcipelago, oltre all’Equilibrio del mondo intero. E se andrò, dovrò partire subito. L’autunno è vicino, ed è lungo il viaggio per raggiungere Roke.