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Alder esitò. — Ho pensato la stessa cosa. Però mi sembra… un’impudenza, crederlo. Ci amavamo, più di quanto non possa esprimere a parole, ma il nostro amore era più grande di qualsiasi altro prima di noi? Era più grande di quello di Morred ed Elfarran?

— Forse non era minore.

— Com’è possibile?

Sparviere lo guardò come se rendesse onore a qualcosa, e gli rispose con una sollecitudine che lo lusingò. — Be’ — disse lentamente — a volte c’è una passione che nel pieno rigoglio viene stroncata dalla sventura o dalla morte. E proprio perché termina al culmine della sua bellezza, è cantata dagli arpisti e celebrata dai poeti… L’amore che sfugge agli anni. Quello era l’amore del giovane re ed Elfarran. E così era il tuo amore, Hara. Non era più grande di quello di Morred, ma il suo era più grande del tuo?

Alder non disse nulla, riflettendo.

— Non esiste maggiore o minore in una cosa assoluta — proseguì il vecchio. — Tutto o nulla, dice il vero innamorato, ed è questa la verità. Il mio amore non morirà mai, dice. Rivendica l’eternità. E giustamente. Come può morire quel sentimento, dato che è la vita stessa? Cosa sappiamo noi dell’eternità? La scorgiamo solo di sfuggita attraverso quel vincolo amoroso.

Parlava sommesso, ma con ardore e trasporto; poi si spostò indietro sulla panca e, trascorsi alcuni attimi, abbozzando un sorriso, continuò: — Ogni giovane campagnolo zotico lo canta, ogni ragazza che sogna l’amore lo sa. Ma non è una cosa con cui i maestri di Roke abbiano dimestichezza. Lo strutturatore forse l’ha conosciuta presto. Io l’ho appresa tardi. Molto tardi. Non troppo tardi. — Guardò l’altro, l’espressione ancora ardente. — Tu l’hai avuta — concluse.

— Sì. — Alder trasse un respiro profondo. Poi disse: — Forse sono insieme, là, nella terra oscura. Morred ed Elfarran.

— No — replicò Sparviere, con desolata certezza.

— Ma se il legame è vero, cosa può romperlo?

— Non ci sono amanti, là.

— Allora, cosa sono, cosa fanno, in quella terra? Tu sei stato là, hai oltrepassato il muro. Hai camminato e parlato con loro. Raccontami!

— Va bene. — Ma Sparviere non disse nulla per un po’. — Non mi piace pensarci — fece. Si strofinò la fronte e aggrottò le ciglia. — Hai visto… Hai visto quelle stelle. Stelle piccole, squallide, che non si muovono mai. Niente luna. Niente levar del sole… Ci sono strade, se si scende la collina. Strade e città. Sulla collina c’è erba, erba morta, ma più giù ci sono soltanto polvere e pietre. Non cresce nulla. Città tenebrose. Le moltitudini di morti stanno immobili nelle vie, o camminano sulle strade senza meta. Non parlano. Non si toccano. Non si toccano mai. — La sua voce era bassa e aspra. — Là, Morred passerebbe accanto a Elfarran senza mai volgere il capo, e lei non lo guarderebbe… Non c’è riunione là, Hara. Nessun legame. Là, la madre non stringe a sé il figlio.

— Ma mia moglie è venuta da me — Replicò Alder. — Ha gridato il mio nome, mi ha baciato la bocca!

— Sì. E dato che il vostro amore non era più grande di qualsiasi amore mortale, dato che tu e lei non siete maghi potenti in grado di cambiare le leggi della vita e della morte, si tratta dunque di qualcos’altro. Qualcosa sta accadendo, sta cambiando. Anche se accade attraverso te e a te, tu sei il suo strumento e non la causa.

Sparviere si alzò, camminò fino all’inizio del sentiero lungo la scogliera, e tornò accanto ad Alder; era teso, eccitato, fremeva quasi, tanta era l’energia che aveva in corpo, come un falco in procinto di gettarsi sulla preda.

— Quando l’hai chiamata con il suo vero nome, tua moglie non ti ha detto: "Questo non è più il mio nome…"?

— Sì — sussurrò Alder.

— Ma com’è possibile? Noi che abbiamo veri nomi li conserviamo quando moriamo, è il nostro nome d’uso che viene dimenticato… Questo è un mistero per i dotti, credimi, ma per quanto ne sappiamo un vero nome è una parola della vera lingua. Ecco perché solo chi ha il dono può conoscere il nome di un bambino e dare tale nome. E il nome vincola l’essere… vivo o morto. Tutta l’arte dell’evocatore risiede in questo… Eppure, quando il maestro ha chiamato tua moglie con il suo vero nome, lei non è andata da lui. Tu l’hai chiamata con il suo nome d’uso, Giglio, e lei è venuta da te. È venuta da te come da colui che la conosceva veramente?

Sparviere guardò fisso Alder, ma come se vedesse qualcos’altro oltre all’uomo che gli sedeva accanto. Poco dopo, proseguì: — Quando il mio maestro Aihal morì, mia moglie era qui con lui; e mentre Aihal moriva, le disse: "È cambiato, è tutto cambiato". Stava guardando oltre quel muro. Da quale parte, non so… E da allora, ci sono stati dei cambiamenti… un re sul trono di Morred, e nessun arcimago di Roke. E altro, ben altro. Ho visto una bambina convocare il drago Kalessin, il Maggiore… e Kalessin è venuto da lei, chiamandola figlia, come anch’io la chiamo. Cosa significa? Cosa significa il fatto che dei draghi siano stati visti sopra le isole dell’occidente? Il re ci ha inviato un messaggio, ha mandato una nave qui al porto di Gont, chiedendo a mia figlia Tehanu di andare da lui per dargli un parere sui draghi. Le gente teme che il vecchio patto sia stato rotto, che i draghi tornino a bruciare campi e città come facevano prima che Erreth-Akbe combattesse con Orm Embar. E adesso, al confine che separa la vita e la morte, un’anima rifiuta il vincolo del proprio nome… Non capisco. So solo che è in atto un cambiamento. Che tutto sta cambiando.

Non c’era paura nella sua voce, soltanto fiera esultanza.

Alder non poteva condividere un simile stato d’animo. Aveva perso troppo ed era troppo stremato a causa della sua lotta contro forze che non era in grado di controllare né comprendere. Ma il suo cuore si mostrò all’altezza di tanto ardimento.

— Possa essere un cambiamento in meglio, mio signore — disse Alder.

— Sia pure così — annuì il vegliardo. — Ma un cambiamento deve avvenire.

Mentre la calura del giorno scemava, Sparviere disse che doveva andare al villaggio. Portò il cesto di susine, in cui aveva messo anche un cestino di uova.

Alder lo accompagnò, e conversarono. Quando si rese conto che il vecchio barattava la frutta e le uova e gli altri prodotti della piccola fattoria con orzo e farina, che la legna che bruciava era raccolta pazientemente nella foresta, che visto che le capre non davano latte doveva razionare il formaggio dell’anno prima, rimase stupito: com’era possibile che l’arcimago di Earthsea campasse alla giornata? La sua gente non lo onorava?

Quando giunse con lui al villaggio, vide che le donne chiudevano la porta al suo arrivo. Il venditore che prese le susine e le uova registrò lo scambio sulla sua tavoletta di legno senza dire una parola, il volto cupo e gli occhi bassi. Sparviere gli si rivolse affabile: — Ti auguro una buona giornata, allora, Iddi… — ma non ottenne risposta.

— Mio signore — chiese l’altro, mentre tornavano a casa — lo sanno chi sei?