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McNulty tornò mentre Willie finiva di riempirci i bicchieri. Disse: «No, non è stata qui. Quando l’avete vista l’ultima volta, Willie?»

«Ieri sera, a mezzanotte, se non mi sbaglio. Perchè? C’è qualcosa che non va?»

«Non credo. Era ubriaca come al solito?»

«Più ubriaca che mai, ho paura. Di solito si ferma fino alla chiusura.»

«È uscita da sola?»

Willie rifletté un momento. «Credo, Mac, ma non ci giurerei; c’era gente, e avevo molto da fare. Ha detto arrivederci, o buonanotte, o simili quando si è allontanata dal banco, ma mi sembra di non averla vista uscire dalla porta.»

McNulty annuì. Prese il suo bicchiere e lo vuotò, ed io vuotai il mio. Disse: «Andiamo, Bob», e si voltò. Presi il portafogli e lo tolsi di tasca, ma Willie mi fece cenno di no, e McNulty non aveva nemmeno fatto il gesto di pagare. Evidentemente il capo della polizia e chi era con lui godevano della prerogativa di bere gratuitamente, almeno al Filone Buono.

Seguii McNulty in macchina. Mentre usciva dal parcheggio, disse: «A proposito della macchina di Amy. Mi sono fermato perchè l’ho vista, ma non ho pensato che per questo dovesse esserci anche lei. Una settimana fa le ho letto un paragrafo del codice: divieto di guidare quando si è bevuto troppo. Da allora la sua macchina è più spesso al Filone che non al motel. Termina sempre la sua sera qui. E, per arrivare a casa, ha quattro isolati soltanto. Non so se di norma va a piedi o si fa dare un passaggio. E non me ne importa che cosa faccia, purché non guidi.»

Smise di parlare, e, dato che io continuavo a tenere la bocca chiusa, mi domandò: «La conoscete bene?»

«Quel tanto che basta per rivolgerle la parola,» risposi. «E le ho offerto qualche bicchierino un paio di volte, quando non era ancora eccessivamente brilla.»

«È una donna piuttosto graziosa, alcoolizzata o meno. Vi siete preso qualche passaggio?»

Replicai, con tono deciso: «Non mi prendo passaggi, io.» Il che era vero, in un certo senso. Una volta era mancato poco che me lo prendessi, ma di questo tratteremo poi.

Eravamo intanto arrivati al La Fonda Motel, ed egli svoltò nel viale. Le braccia incrociate sul petto monumentale, Birdie Edwards era ferma davanti alla costruzione che le serviva da ufficio e da casa.

Il La Fonda è un motel di media grandezza. Non ha piscina o palme, ma nemmeno scarafaggi o cimici. Non è nuovo, ma Birdie tiene tutto in ordine, e non fa economia di vernice fresca quando ce n’è bisogno.

Ci sono undici costruzioni, il che significa che dieci sono da affittare. Due sono per famiglia, con due locali che possono ospitare dalle quattro alle cinque persone; le altre sono a stanza unica e possono essere affittate in doppio o in singolo. Durante la «stagione», quando i turisti accorrono a frotte nell’Arizona o attraversano l’Arizona alla volta della California, Birdie, di sera, espone quasi sempre il cartello «esaurito». E, dato che fa pagare sette o otto dollari per le costruzioni più piccole e dodici per quelle familiari, se la cava discretamente bene, un cento circa al giorno. Naturalmente, questo dura solo quattro mesi all’anno, più o meno da novembre a febbraio. In aprile la media si abbassa; Birdie fa pagare un cinque per le costruzioni da otto dollari, ed è raro vedere il cartello «esaurito», anche a notte tarda. E i mesi del caldo estivo sono i peggiori, naturalmente; chi abbia la testa sulle spalle si guarda bene dal passare per l’Arizona del Sud, a meno che non ci sia costretto. Ma per quasi tutti i motel i ricchi mesi invernali ripagano per i poveri mesi estivi.

Si era verso la metà di maggio. L’afflusso invernale era finito, ma ci sarebbe voluto ancora un mese circa prima che il caldo facesse passare la voglia di una gita in macchina. In quel momento c’erano tre auto nel parcheggio, il che significava che almeno quattro villette, compresa quella di Amy, erano affittate per la notte. E senza dubbio, prima di sera, ne avrebbe affittate altre.

McNulty fermò la macchina proprio davanti a Birdie.

«Non si può dire che non ve la siete presa comoda, Mac,» ella gli disse.

«Via, Birdie, ho dovuto aspettare che arrivasse Charlie Sanger, come vi avevo detto. E ci siamo fermati al Filone, per essere ben sicuri che lei non fosse là.»

«Avevo già telefonato io, prima di cercare di mettermi in contatto con voi. E avevo chiamato anche da Cass e da Ralph.»

Con un sospiro, McNulty mise piede a terra. «E va bene, Birdie. In ogni modo, non è successo niente, con ogni probabilità. Si è ubriacata in camera sua, ecco tutto. Ma, se lo volete, sono pronto ad abbattere la porta.»

«Non si è certo ubriacata là dentro. O, altrimenti, è la prima volta che le capita di farlo prima di sera.»

Ci stava già guidando attraverso lo spiazzo centrale, verso la terza costruzione. McNulty chiese: «Quando l’avete vista l’ultima volta?»

«Ieri, verso mezzogiorno. Quando di solito si alza.»

«Allora non l’avete sentita rientrare ieri sera? E sapete se era sola?»

Eravamo ormai davanti alla porta. Lì accanto c’era una finestra, ma le tendine erano abbassate e non si poteva vedere dentro.

Birdie disse: «No, non l’ho sentita rientrare ieri sera. E, naturalmente, non so se è tornata da sola o con un gregge di elefanti rosa. E adesso, Mac McNulty, smettetela di temporeggiare e sfondate quella porta. Se abbassate la maniglia e spingete forte con una spalla, riuscirete probabilmente a far saltare la serratura, che è piuttosto debole, senza rovinare il battente.»

«Va bene, Birdie, ma busserò prima, anche se voi avete già bussato. Forse si era addormentata allora, e può darsi che adesso sia sveglia.»

Bussò forte e chiamò: «Amy, ci siete?»

Aspettò un mezzo minuto, poi abbassò la maniglia, seguendo il suggerimento di Birdie, ed appoggiò una spalla al battente. La prima volta non ci riuscì, ma il secondo tentativo fu coronato da successo. La serratura cedette e la porta si spalancò; mancò poco che egli cadesse nella stanza.

Lo seguii, prima che potesse ordinarmi di girare alla larga. E Birdie mi stava alle calcagna.

Era una bella stanza, per quanto può essere bella la stanza di un motel, ma non ci badammo in quel momento.

Amy Waggoner c’era, certo. Era rovesciata di schiena sul letto matrimoniale, con un lenzuolo, la sola cosa che la coprisse, sollevato fino alle spalle nude.

Si sarebbe detto che dormiva se non ci fossero stati due particolari. Anche se il suo viso non appariva affatto alterato, non aveva l’aria di dormire: aveva l’aria di essere morta.

E sul lenzuolo c’era una macchia di pochi centimetri di diametro all’altezza del cuore, con il centro appena a destra della forma chiaramente delineata del seno sinistro. La macchia era di un rosso scuro, il colore del sangue essiccato.

2

McNulty bestemmiò. In pochi passi fu accanto al letto mentre Birdie ed io ci spostavamo ai piedi di esso. La mano di Birdie mi stringeva il braccio così forte da farmi male. Non era tutto grasso la mole massiccia di Birdie: c’erano anche muscoli.

McNulty si chinò e scostò indietro il lenzuolo, lo scostò molto più di quello che era necessario, fin quasi alle ginocchia di Amy. Il corpo era nudo, e recava solo quell’unica ferita sotto il centro della macchia di sangue, ed appariva quasi irreale la ferita a quel modo, perchè c’era pochissimo sangue sul corpo, molto meno di quanto ce ne fosse stato sul lenzuolo, che lo aveva assorbito quasi tutto. La ferita era un piccolo taglio orizzontale, più o meno delle dimensioni di quello che si può fare con una lama non più larga di un pollice e mezzo.

Il corpo di Amy era sorprendentemente bello. Prima di allora l’avevo vista soltanto completamente vestita. Ella non portava, o non l’avevo mai vista portare, calzoni corti o due pezzi, come la maggior parte delle touristas e alcune delle nostre concittadine. Non avevo mai badato particolarmente alla sua età; avevo pensato che doveva aver passato da poco la trentina. Ma ora ero incline a cambiare parere. I seni erano sodi e tondeggianti, come tutto il resto del corpo. Sarebbe potuto essere di una ragazza, quel corpo, di una bella ragazza sulla ventina.