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«Benissimo. Mi sembra un tipo a posto. Sapete dove e quando saranno?»

«Dove, sì: la cappella di Murcheson. Il quando non è ancora stato stabilito: dipende dalla contea, che deve ancora restituire il cadavere; è possibile che, per una ragione qualsiasi, vogliano averlo a loro disposizione, fino al termine dell’inchiesta. Ma, se vi interessa di essere presente, sarete avvertito in tempo.»

«Certo che sarò presente. E durante la cerimonia, i miei clienti dovranno andare a bere da qualche altra parte. Bene, avvertite comunque Mac della mia visita.»

Era appena uscito quando il telefono tornò a squillare. Speravo che fosse Douglas, ma rimasi deluso.

Dissi: «Ufficio di polizia di Mayville,» e nel «Chi parla?» che ebbi in risposta riconobbi la voce di Hetherton.

«Spitzer,» feci.

«Che cosa diavolo state facendo lì? Voglio parlare con McNulty.»

Gli risposi che McNulty non c’era e gli spiegai che cosa facevo, mettendo bene in chiaro che sbrigavo le mansioni di inviato speciale per conto di Tom Acres. Sapevo che la notizia non gli sarebbe piaciuta troppo, ma non poteva certo protestare per ciò che facevo nel mio giorno di libertà; al massimo, avrebbe potuto licenziarmi, e non avrei certo desiderato di meglio.

«Bene, Spitzer, immagino che abbiate parlato con McNulty. C’è qualcosa di nuovo sul caso Waggoner?»

«Niente di importante. Per ora sta ancora aspettando il referto dell’autopsia.»

«Capisco. Avevo pensato di telefonare ad Acres, nel caso ci fosse qualcosa di interessante, ma, dal momento che state lavorando per lui…» Esitò; non poteva darmi ordini nel mio giorno di libertà, e non gli sorrideva certo l’idea di chiedermi un favore. Ma finì per cedere. «Spitzer, già che vi interessate a questa storia, vi spiacerebbe di tenere informato non solo Tom Acres ma anche me?»

«D’accordo. Dovrò telefonare a Tom per riferirgli tutto quanto sono riuscito a sapere fino a una determinata ora del pomeriggio. Lo chiamerò dagli uffici del Sun. Voi potrete ascoltare, e in questo modo non avrò bisogno di ripetere tutto due volte.»

«Benissimo, Spitzer. Facciamo così allora, se non vi spiace.»

Era la prima volta che lo sentivo dire «se non vi spiace» senza che la sua voce assumesse un tono sarcastico. Il caso di Amy Waggoner lo incuriosiva realmente. Ma perchè no? Tutti erano incuriositi a Mayville. A Mayville si verificava in media un omicidio all’anno, ma si trattava sempre di un duello a pugnalate o di una rapina o di qualche altra situazione scontata; la morte di Amy, a memoria dei più vecchi, era il primo delitto misterioso a ventiquattro carati.

Avevo appena terminato quella telefonata quando ne arrivò un’altra; e quando la centralinista disse che era Douglas, mi resi conto di essere davvero fortunato. Dal mio punto di vista, Mac non avrebbe potuto scegliere un momento più opportuno per aver fame.

Non era il coroner, era lo sceriffo, il quale però aveva davanti a sé il rapporto del coroner. Quando gli spiegai perchè rispondevo io e non McNulty, parve sulle prime riluttante a parlare, e disse che avrebbe richiamato più tardi in modo da riferire tutto personalmente a Mac.

Mi parve di indovinare la ragione di ciò. Dissi: «Sentite, sceriffo, Mac mi ha pregato di ricevere io la telefonata. E, se vi preoccupa l’idea di parlare con me degli stupefacenti, tranquillizzatevi. Il capo mi ha messo al corrente di quelle cinque capsule. Ho promesso di tenere segreta la notizia.»

«Va bene, Bob. Allora tanto vale che parli con voi. Cominciamo con quelle capsule. Sono scacciapensieri.»

«La parola mi sembra familiare, ma non riesco a ricordarne il significato. Che cosa è uno scacciapensieri?»

«Stupefacenti, ma mescolati. In questo caso, un terzo, rispettivamente, di eroina, morfina e cocaina, cioè quel tipo di scacciapensieri che viene definito in gergo EMC. Non è una cosa molto comune, anzi, una miscela a tre è piuttosto rara; anche le miscele a due sono poco frequenti rispetto alle capsule di eroina o di morfina allo stato puro.»

«Potrebbe essere una traccia utile per risalire all’origine.»

«Già, potrebbe esserlo. Sono pochi gli spacciatori che le hanno viste, e solo gli intossicati più arrabbiati le usano. E deve essere per di più di gente molto abbiente, perchè queste capsule costano molto di più di quelle normali.»

«Capisco,» dissi. «E, per ciò che riguarda Amy?»

«La causa della morte è quella che si immaginava: una coltellata dritta al cuore… ventricolo sinistro, se vi interessa. A una profondità di cinque pollici, esattamente, e si tratta di una lama stretta, affilata soltanto da una parte. Se non era un coltello a serramanico, era un coltello con una lama più o meno dello stesso tipo.

«La morte è stata istantanea. Secondo il medico, doveva essere incosciente, in coma, dice lui, in quel momento. Percentuale di alcool nel sangue: quattro e nove. Sufficiente a stendere chi non era un bevitore incallito come Amy. Ed ella aveva bevuto fino al momento in cui era crollata.»

Dissi: «Qualche segno di…» Ma poi controllai mentalmente quanto lo sceriffo mi aveva riferito. Se Amy aveva bevuto fino al momento in cui era crollata, la bottiglia non era un falso indizio, e di conseguenza ella doveva aver bevuto con il suo assassino, o almeno in sua presenza, fino a quando si era abbandonata sul letto per venir pugnalata subito dopo.

Veniva in questo modo a cadere la mia teoria dell’assassino sconosciuto che aveva lasciato la bottiglia per dirottare le indagini, già avevo rinunciato all’idea dell’assassino assoldato dall’ex marito, come pure quella, dettata dalla marijuana, di Herbie Pembrook. che uccìdeva e poi aveva la furberia di lasciare la bottiglia per dimostrare che non poteva essere stato lui.

«Un momento, sceriffo,» dissi. «È proprio sicuro di questo il dottore? Che cioè ella abbia bevuto fino a qualche istante prima della sua morte?»

«Fin quasi all’ultimo momento. Secondo lui, l’ultimo bicchiere è stato bevuto dieci, al massimo quindici minuti prima del decesso. E… Mac vi ha accennato alle noccioline?»

«Sì.»

«Bene, in base a questo indizio, la morte non può essere avvenuta oltre un’ora e mezzo dopo la sua partenza dai Filone. Il medico afferma che ha finito di mangiarle più o meno due ore prima. Così arriviamo alle due circa… in ogni modo dopo l’una e mezzo e prima delle due e mezzo, se ha terminato di mangiarle verso mezzanotte.

«Oh, e nessun segno di assuefazione agli stupefacenti. Impossibile accertare, naturalmente, se si limitava ogni tanto a fumare, o magari a fiutare. Ma non aveva fiutato la notte della sua morte, perchè certo la cosa sarebbe risultata all’autopsia. E poi, secondo il medico, gli intossicati, o anche i consumatori occasionali, non fiutano mai lo scacciapensieri. È roba da iniezioni, quella, e Amy non aveva segni d’ago.

«E neppure sembra che abbia avuto rapporti sessuali con il suo assassino, contro la sua volontà, o svenuta o altrimenti. Il dottore ha prelevato campioni e ha detto che non c’era traccia di… come si chiama?… già, sperma. Viene a cadere in questo modo l’ipotesi di un delitto sessuale.»

«A meno che l’assassino non si sia spaventato.»

«Se era spaventato, come mai è rimasto il tempo sufficiente a frugare la stanza e a spazzarla? Non dite sciocchezze. Bene, questo è tutto, Bob. Avvertite Mac che, se vuole discutere di qualcosa con me o con il medico, noi resteremo qui per quasi tutto il giorno.»

«Bene, sceriffo. Ma, prima che interrompiate, c’era un’altra cosa che Mac mi aveva chiesto di riferirvi.» E gli parlai dell’offerta di John Waggoner di pagare le spese dei funerali.

«Bel gesto,» rispose. «E il vostro Murcheson può mandare quando vuole a ritirare il cadavere. A partire da dopodomani, però. Ci sono ancora un paio di cose da fare.»