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«L’ho chiamato infatti, ma solo perchè mi sostituisse mentre andavo a ritirare queste schede. Tornerà alle cinque.»

«Avete per caso trovato qualcosa di interessante in quelle schede?»

McNulty sospirò. «Mi sembrate peggio del presentatore di un quiz televisivo, voi. E va bene, vi spiegherò tutto, ma poi levatevi dai piedi. Le schede sono circa una trentina, senza tener conto di Willie e di quei pochi altri che vivono all’albergo o al motel. Dieci le ho subito scartate: viaggiatori che capitano qui regolarmente e scendono sempre allo stesso posto, un paio di vecchie maestre di scuola e altri tipi del genere. Rimangono venti schede, ma si tratta per la maggior parte di coppie, e di conseguenza non mi interessano. Voglio dire, chi viene da lontano per uccidere può anche portarsi appresso una donna, tanto per confondere le idee, ma la cosa non è molto probabile. In ogni modo, se lo sceriffo o il F.B.I. vogliono controllare le schede, facciano pure. Io non ho tempo, e mi sono fermato su queste due.»

Mi tese due cartoncini che aveva preso in cima al mucchio. «Tutti e due uomini soli. Tutti e due sono scesi all’albergo, non da Birdie. Tutti e due sono arrivati mercoledì e partiti giovedì. Tutti e due sconosciuti.»

Osservai le schede, prima una e poi l’altra. Continuò: «Uno di costoro viene da Kansas City. Niente altro contro di lui, ma quanto basta per farmi desiderare un piccolo controllo.»

Dissi: «Se qualcuno ha seguito qui Amy da Kansas City, perchè non ha fatto figurare di venire da qualche altra parte?»

«Impossibile, se era al volante della sua macchina con una targa regolare. Bisogna trascrivere il numero di targa sulle schede, e qualche volta i proprietari danno un’occhiata di controllo. È sempre meno sospetto dare un numero esatto che non quello sbagliato.»

«E quest’altro veniva da Nogales? Perchè vi ha insospettito?»

«Nogales, Sonora, oltre il confine, di fronte a Nogales, Arizona, ecco tutto. Targa messicana. Nogales è più distante da qui di Naco o di Agua Prieta, ma non tanto da escludere che gli stupefacenti venissero da lì e passassero per Mayville. Si qualifica esercente, come avrete notato, e dà come indirizzo il corso di Obregon. Ma non dice di che genere di negozio si tratta. Voglio sapere se è davvero proprietario di un negozio, se è un tipo rispettabile, che non può neppure lontanamente essere sospettato di avere una mano nel traffico degli stupefacenti.»

«Intendete telefonare a Nogales?»

«No, ho chiamato il capo di Naco e l’ho pregato di farmi telefonare da Chico non appena arriva. Preferisco che Chico vada a Nogales dopo aver controllato Naco e Agua Prieta. Può saperne di più di quanto non possa sapere io con una interurbana. E, già che è là, rivolgerà anche le stesse domande a proposito degli scacciapensieri.»

«Avete già telefonato a Kansas City per quell’altro?»

«No, non ancora. Stavo per farlo quando siete entrato.»

«E allora, se posso darvi un suggerimento, c’è qualcosa d’altro che dovreste chiedere ai poliziotti di laggiù, già che telefonate. Due domande per il prezzo di una sola.»

«E la seconda sarebbe?»

«Abbiamo appurato che Amy spendeva qui circa cento dollari la settimana. Non sarebbe interessante sapere se viveva allo stesso modo a Kansas City o se il denaro extra ha incominciato a pioverle in tasca dopo che era arrivata a Mayville? Perchè questo deve essere accaduto, se laggiù viveva con cinquanta dollari la settimana.»

«I controlli saranno un poco più difficili, certo, perchè i bar sono moltissimi a Kansas City e non pochi come qui. Ma la sua padrona di casa dovrebbe essere in grado di avanzare qualche ipotesi, o almeno dovrebbe sapere quanto Amy pagava di affitto e quanto poteva spendere, approssimativamente, per i vestiti. E Amy era un tipo abitudinario; secondo me, doveva mangiare quasi sempre in un locale e bere soprattutto in un altro. Se riescono a individuare questi due posti, dovrebbero riuscire a farsi una idea almeno approssimativa. E, per quanto approssimativa, ci permetterebbe di stabilire se viveva con cinquanta piuttosto che con cento dollari la settimana. C’è molta differenza fra queste due cifre.»

McNulty picchiò un pugno sul tavolo. «Sì, accidenti. Dovrei averci pensato io. Se viveva con cinquanta dollari a Kansas City…»

Il telefono squillò ed egli sollevò il ricevitore. Ascoltò per qualche istante, poi disse: «Sì, accetto il pagamento in arrivo. Passatemi la comunicazione.»

Rimasi, nel caso si trattasse di qualcosa di importante. Ma quando egli disse: «Salve, Chico. Quando avete finito a Naco e ad Agua Prieta, voglio che…» me ne andai, perchè sapevo già quali istruzioni sarebbero state impartite a Chico.

Erano le tre, e decisi di chiamare Tom per riferirgli quanto ero riuscito a sapere fino a quel momento. Niente di molto importante, ma c’erano particolari sufficienti per un articolo che egli avrebbe poi a sua volta trasmesso. E, se fosse saltato fuori qualcosa di grosso, avrei sempre potuto richiamarlo prima dell’ora della chiusura.

Puntai sull’ufficio del Sun ed entrai. Hetherton era solo alla sua scrivania. Mi guardai attorno, per cercare la nostra impiegata e contabile dalla faccia equina, Alicia Howell, ma non la vidi. O doveva essere uscita per una commissione o non era venuta quel giorno. Nemmeno i tipografi c’erano, lo sapevo: dopo aver lavorato quasi tutta la notte del giovedì per stampare il giornale, riposavano il venerdì, come me.

Quando entrai, Hetherton alzò la testa. «E allora, Spitzer?»

«Non c’è male, grazie. Credo di essere pronto a telefonare a Bisbee.»

«Quale novità?»

«Niente di importante. Solo particolari secondari sufficienti per un articolo. Il rapporto dell’inchiesta e qualche notizia sul passato di Amy, riferita dall’ex marito, particolari che, a quanto pare, hanno ben poco a che fare con il delitto. Mentre telefono a Tom potrete ascoltare.»

Mi misi a sedere alla mia scrivania e presi il telefono, ma poi cambiai idea. «Credo che farò meglio a battere prima il pezzo e a leggerlo poi a Tom.»

Infilai un foglio nella mia vecchia Underwood.

Hetherton disse: «Quanto tempo credete che vi ci voglia, Spitzer? A scrivere e a telefonare.»

«Non più di mezz’ora, se la comunicazione mi viene passata subito. Perchè?»

«Ho un paio di commissioni da fare. In mezz’ora dovrei sbrigarmela, ma come massimo ci impiegherò un’ora. Vi spiacerebbe di fermarvi fino a quando torno, anche se finite prima?»

«Certo,» risposi, ma intanto mi domandavo come mai me lo avesse chiesto. Hetherton non si preoccupava di tenere aperto l’ufficio tutto il giorno di venerdì. Spesso, se voleva cercare pubblicità o aveva qualcosa d’altro da fare, lo chiudeva per un poco.

Hetherton disse: «Ah, ecco perchè. Mia moglie mi ha telefonato poco fa. Viene in centro per fare acquisti e ha bisogno di un poco di denaro. Avrei voluto rimanere qui ad aspettarla, ma sono già in ritardo per un appuntamento. Ma, se vi fermate voi…»

«Certo,» ripetei. «Se siete sicuro di non impiegarci più di un’ora. Ho altro da fare.» Non sapevo che cosa, ma non intendevo rimanere occupato troppo a lungo.

«D’accordo.» Si alzò e fece il giro della scrivania per prendere il panama dall’attaccapanni. «Ah, la cassaforte non è chiusa. Datele quello che vuole, prelevandolo dalla piccola cassa. Ci sono soltanto cinquanta dollari, ma mi ha detto che si tratta di acquisti di poco conto, e credo sia più di quanto ha bisogno. Mettete un biglietto con la cifra che le avete dato, in modo che la piccola cassa quadri.»

«Benissimo. Una cosa soltanto. Se ho fatto la mia telefonata e lei è già venuta qui prima del vostro ritorno, posso chiudere la porta e andarmene?»

«Certo. Ma chiudete anche la cassaforte. Ah… e potete anche lasciare il vostro pezzo sulla mia scrivania, in modo che sia in grado di aggiornarmi su questi particolari.»