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«Sarà una cassa chiusa, Mac?»

«No, a meno che l’autopsia non abbia praticato tagli sopra il collo, cosa che considero improbabile. In ogni modo, prendete un abito in ordine e tutto il resto che può essere necessario. Fatevi aiutare da Birdie. Mettete tutto in valigia; ce n’è una proprio della misura adatta per un completo.»

«D’accordo. E la valigia va portata a voi o a Murcheson?»

«Non importa. A me, credo; Murcheson vi porterebbe un poco fuori strada, e comunque devo vederlo domani per gli ultimi accordi. Statemi bene a sentire, intendo restare qui fino alle sei, a meno che non succeda qualcosa. Ma prima di andare a casa mi fermerò a bere qualcosa da Cass. Se vi fate vedere là, vi pagherò un bicchiere e voi potrete darmi la valigia.»

«Benissimo. Arrivederci là allora… a meno che non vi veda qui prima.»

Sul marciapiede, mi guardai attorno e mi irrigidii. Herbie Pembrook era fermo davanti agli uffici del Sun e stava guardando dentro dalla finestra. Cercava me, senza dubbio, per fulminarmi di occhiate attraverso i vetri, come gli era già capitato di fare. Ma non c’ero; senza accorgersi della mia presenza, risalì in bicicletta e si allontanò, pedalando, in direzione nord.

Che cosa diavolo poteva avere contro di me Herbie Pembrook? tornai a domandarmi.

Improvvisamente, mi venne un’idea, e sentii il bisogno di rifletterci sopra; prima di andare da Birdie, perchè non c’era fretta che mi spingessi fin là.

Invece di andare a prelevare la macchina, traversai la strada e puntai sul locale di Cass. Il Bar Sinistro. Cass mi accolse cordialmente e mi riempì il mio solito bicchiere di whisky e acqua, poi si allontanò. Riusciva sempre a capire, chissà come, quando qualcuno aveva voglia non di chiacchierare ma di starsene in pace, e in questi casi vi lasciava tranquillo.

Ed io volevo riflettere su due cose. Primo, anche se non riuscivo assolutamente a vedere come potesse ricollegarsi all’assassinio di Amy, il mistero di quell’avviso della polizia chiuso in una busta nella cassaforte di Hetherton. Un vecchio, vecchissimo avviso in una busta nuovissima.

Chi diavolo era il James Norcutt che veniva in esso descritto, e quale possibile rapporto poteva esistere fra quest’uomo e l’ultrarispettabile signor Hetherton?

Rievocai la foto di James Norcutt e cercai di aggiungergli venticinque anni per immaginare quale aspetto poteva avere ora, per vedere se si trattava magari di qualcuno che avevo conosciuto a Mayville. Ma quel viso era stato quello di un giovane, quasi di un ragazzo, e venticinque anni possono comportare una differenza enorme, specie fra, diciamo, i venti e i quarantacinque. Cercai mentalmente di sottrarre venticinque anni alle facce delle persone che conoscevo a Mayville per immaginare quale aspetto avevano avuto da giovani, ma anche in questo modo non arrivai a risultato alcuno. Mi sforzai persino di immaginare Hetherton giovane, e mi accorsi di non riuscire a vederlo più giovane di quello che era, sia pure di pochi anni. Ma questo non importava perchè, in ogni caso, non sarebbe potuto essere Norcutt; l’altezza di Norcutt era stata rilevata in un metro e ottantasette. E un uomo non può diventare più piccolo di quasi trenta centimetri.

Rinunciai.

E affrontai il secondo problema, l’idea che mi era balenata pochi minuti prima, quando avevo visto Herbie Pembrook che guardava dentro dalle finestre del Sun.

Si trattava di questo: avevo cancellato Herbie dal mio elenco degli indiziati quando avevo saputo che, in base al rapporto del coroner, Amy aveva bevuto il suo ultimo bicchiere pochi minuti soltanto prima di crollare.

Ma era proprio sicuro che colui con il quale aveva bevuto fosse la persona che poi l’aveva uccisa?

Nient’affatto. Supponiamo che lo spasimante, l’uomo con il quale Amy aveva un appuntamento, avesse portato la bottiglia ed avesse bevuto con lei, ma se ne fosse andato quando ella sì era addormentata.

Ed Herbie li spiava. Appena l’uomo era scomparso, aveva provato la maniglia e si era accorto che la porta era aperta. E la cosa sarebbe stata possibilissima se colui che se n’era andato non conosceva il funzionamento di quella particolare serratura. Ed Herbie poteva benissimo averla uccisa, prima o dopo averla guardata a lungo, soddisfacendo il suo vizio segreto, per poi frugare dappertutto, rubare e andarsene. Tutto il resto che avevo immaginato a proposito di Herbie si adattava. Alla perfezione.

Ma, per accusare Herbie, avevo solo e unicamente una teoria. Avrei potuto trovare qualcosa nella sua baracca?

Ed Herbie, solo pochi minuti prima, si era diretto in bicicletta verso la parte opposta della città. Avevo il coraggio di correre il rischio che se ne restasse assente il tempo sufficiente a lasciarmi parlare con la donna con cui viveva… come si chiamava?… ah, già, la signora Wayne… e, se ottenevo l’autorizzazione, a dare un’occhiata alla baracca di Herbie, ammesso che non fosse chiusa? E se avessi finito per trovare un coltello con una lama da cinque pollici? O documenti o qualcosa che, anche a un esame superficiale, apparissero provenienti dalla stanza di Amy? O…

Conclusi che quel coraggio l’avevo. Vuotai il bicchiere d’un fiato, salutai con un cenno Cass e mi diressi in fretta verso la mia macchina.

Mentre mi avvicinavo al motel, vidi Birdie che stava curando il prato maneggiando la falciatrice meccanica con la massima disinvoltura, come se fosse stata uno stecco, e questo mi diede un’altra idea. Frenai bruscamente e svoltai nello spiazzo di fronte all’ufficio. Mentre mi avvicinavo, Birdie smise di lavorare e alzò la testa.

«Birdie,» dissi, «vi spiegherò tutto più tardi, ma vorrei che mi faceste un piacere. Restate qui fuori, ma smettetela di far funzionare quella falciatrice, e, se passa Herbie Pembrook in bicicletta, fermatelo e parlategli in modo da trattenerlo il più a lungo possibile. Ditegli che siete stanca e che vorreste far terminare a lui il lavoro… qualsiasi cosa. Vi rimborserò più tardi quello che gli pagherete, e così il peggio che vi può capitare è di trovarvi il prato sistemato gratuitamente. Siamo d’accordo?»

«Certo, Bob. Ma perchè, diavolo…»

«Devo parlare con la signora Wayne, e non voglio che Herbie ci sia. Adesso è in città, e probabilmente non tornerà subito, ma…»

«La signora Wayne non c’è. È andata a far visita alla sorella a Phoenix.»

«Tanto meglio. Allora potrò dare un’occhiata alla baracca di Herbie, se non è chiusa o simili. Va bene?»

«S-sì, va bene.»

«Vi spiegherò tutto più tardi.»

Quando Doris, la sera precedente, mi aveva indicato la casa della signora Wayne, faceva scuro; non avevo potuto vedere la costruzione, e tanto meno la baracca. Ed ora mi accorsi che la baracca non era dietro la casa ma di fianco ad essa, perfettamente visibile dalla strada. E, mentre varcavo il cancello e mi dirigevo verso di essa, notai anche che non dovevo preoccuparmi di una eventuale serratura. La porta era socchiusa.

Entrai in fretta e mi chiusi il battente alle spalle, in modo che non fosse possibile vedermi dalla strada. C’era una finestra su una parete, e in questo modo la luce era più che sufficiente con la porta chiusa.

Il locale, di due metri per due e mezzo circa, aveva un pavimento di legno, senza tappeti. Non poteva contenere — e non conteneva infatti — molti mobili. C’era una branda militare con un vecchio materasso. Una sedia a schienale dritto. Un vecchio cassettone e un vecchio tavolo da cucina coperto di roba. Niente elettricità perchè sul tavolo, fra l’altro, c’erano due lanterne a petrolio e una stufetta pure a petrolio. Piatti e fondine scompagnati e sbrecciati, chicchere e utensili da cucina. Herbie si preparava da solo i pasti, o almeno era attrezzato per farlo.

Niente acqua corrente, ma un mastello vicino al cassettone, e, sul cassettone, una brocca e un catino: evidentemente Herbie, per bere, mangiare e cucinare, andava ad attingere acqua al rubinetto esterno della casa della signora Wayne.