Amy era apparsa più vecchia per i segni che recava in faccia. Ed ora, stranamente, nel rilassamento della morte, il suo viso appariva più giovane di quello che ricordavo. Non che fosse un brutto viso, ma c’era sempre in esso una traccia di tensione, la tensione che spinge un alcoolizzato o un bevitore abituale a cercare sollievo in fondo al bicchiere. Ora la tensione era scomparsa dal viso di Amy; non era riuscita a trovare pace in vita, e l’aveva trovata nella morte.
McNulty si schiarì la gola. «Un coltello a serramanico,» disse. «O un coltello di quella misura. Morte istantanea.» Pensai che lo dicesse basandosi sull’atteggiamento del cadavere, perfettamente rilassato, con le braccia lungo i fianchi. Ma continuò: «In caso contrario, ci sarebbe più sangue. A giudicare dalle apparenze, direi che è stata colpita mentre dormiva o che è morta senza rendersi conto di quello che le stava succedendo.»
Birdie allentò un poco la stretta sul mio braccio, ma io avevo la precisa impressione che la sua mano mi avesse lasciato dei grossi lividi. Ritrovò anche la voce, ed era una voce indignata. «Mac McNulty, ricoprite subito quella donna. Non è decente.»
«Via, Birdie, è morta. E io devo…»
Prese il polso di Amy e cercò di sollevarle il braccio. Tutto il corpo si mosse un poco, ma né il gomito né la spalla si piegarono di un solo centimetro. Disse: «Duro come un tronco. Rigidezza in stato avanzato, superiore alle dodici ore. È stata uccisa a un’ora imprecisata di questa notte, non oggi. Bene…»
Tornò a sollevare il lenzuolo, anche se appariva un poco riluttante. Si voltò verso di noi. «Fuori, tutti e due,» disse. «E fuori anch’io. Devo telefonare allo sceriffo e passare l’incarico a lui. Non dobbiamo toccare niente fino a quando non è arrivato.»
Ci spinse fuori e chiuse. Il legno del battente non si era spezzato e si adattava ancora abbastanza bene alla intelaiatura, e in questo modo la porta restò accostata. Disse: «Mi servirò del vostro telefono, Birdie. E non tornate ad aprire, né l’uno né l’altro.» Si diresse verso l’ufficio, e i suoi piedi prima fecero scricchiolare la ghiaia, poi passarono silenziosi sull’erba.
Birdie non accennò nemmeno a seguirlo, ed io giudicai opportuno imitarla. Sentirlo chiamare lo sceriffo a Douglas non mi sarebbe servito, mentre potevo cercare di sfruttare la possibilità di parlare un poco con Birdie.
«Birdie,» chiesi, «conoscevate bene Amy Waggoner?»
«I nostri rapporti erano abbastanza amichevoli, ma non certo intimi.»
«Non lavorava. O almeno, non ha lavorato nel mese che ha passato a Mayville. Sapete da dove ricavava il suo denaro?»
Birdie incrociò le braccia. «So quello che mi aveva detto: alimenti. Ma non posso dimostrarlo perchè non ho mai visto gli assegni. Mi pagava in contanti.»
«Avevate fissato con lei un forfait settimanale?»
«Sì. Me lo aveva chiesto quando era arrivata, e mi aveva detto che forse si sarebbe fermata per un poco. La stagione era già finita, e così ci siamo messe d’accordo su venticinque dollari. Verso la fine della prima settimana ha incominciato a dire che avrebbe potuto risparmiare prendendosi una stanza in città, ed io allora le ho risposto che, se restava, sarei scesa a venti la settimana. È poco, ma è meglio che avere la stanza vuota, ed era da marzo che non avevo più tutte le stanze occupate.»
«Se ha chiesto subito un forfait settimanale è segno che aveva già intenzione di trattenersi per un poco quando è arrivata. Vi ha mai detto perchè? Che cosa l’attraeva tanto a Mayville? Non che non sia una bella cittadina, ma… capite che cosa voglio dire.»
Birdie scosse la testa. «Anch’io ero curiosa, ma non ha mai aperto bocca su questo argomento. Non potevo certo chiederglielo, così.»
«Conosceva qualcuno qui, quando è arrivata?»
«Non che ne abbia parlato. Ma doveva conoscere piuttosto bene qualcuno, questo è certo.»
«Che cosa volete dire, Birdie?»
«Chi l’ha assassinata stanotte, voglio dire. Sia che sia rientrata con lui, sia che lo abbia lasciato entrare, tutto deve essere cominciato come una visita piuttosto amichevole… a giudicare dal modo in cui è vestita.»
Rimasi per un momento pensieroso. «A meno che non si sia dimenticata di chiudere a chiave la porta e qualcuno ne abbia approfittato per scivolare dentro e pugnalarla nel sonno. Sapete per caso se dormiva nuda? D’abitudine, voglio dire.»
«Qualche volta almeno lo faceva. Mi capitò di saperlo perchè una mattina, un paio di settimane fa… Conoscete Herbie Pembrook?»
Certo che conoscevo Herbie Pembrook. Non era precisamente lo stupido del villaggio, ma quanto di più simile Mayville poteva vantare in proposito. Aveva trenta o trentacinque anni, ma la sua età mentale non superava probabilmente gli undici o i dodici. Un deficiente, che però riusciva a mantenersi facendo i lavori più svariati, specie quelli di fatica. Lo conoscevo, certo, perchè non mi poteva sopportare, ed io non ero mai riuscito a capire per quale motivo: non gli avevo mai fatto niente, non gli avevo mai rivolto espressioni meno che gentili. Eppure più di una volta aveva cercato di attaccar lite con me, e certo dal punto di vista fisico non aveva d’odici o tredici anni. Era un poco più alto di me e io un poco più pesante di lui, ma, dato che si guadagnava da vivere con lavori manuali, la sua forza doveva superare di gran lunga la mia. E poi, non avevo nessuna voglia di litigare con lui, darle o prenderle, perchè non avevo niente nei suoi confronti, e non riuscivo a immaginare che cosa avesse lui nei miei. Un paio di volte avevo pensato di chiedere a McNulty di interrogarlo, ma poi ero giunto alla conclusione che un passo del genere avrebbe fatto più male che bene. Se McNulty avesse parlato con Herbie e lo avesse messo in guardia, Herbie avrebbe saputo che avevo parlato con McNulty, e questo non solo gli avrebbe dato una ragione fondata per odiarmi, ma lo avrebbe anche convinto che avevo paura di lui.
E inoltre avevo pensato che, se mi fossi rivolto per chiedere aiuto a McNulty solo per qualche occhiata di traverso, per qualche osservazione poco diplomatica e per qualche vaga minaccia, McNulty mi avrebbe giudicato un vigliacco e un piagnucolone, pronto a strillare prima che mi capitasse qualcosa. E avevo già l’impressione che, così come stavano le cose, McNulty non mi avesse in eccessiva simpatia. All’apparenza, era sempre disposto a darmi una mano e a trattarmi amichevolmente, ma lo faceva, mi sembrava, per il posto che occupava lui e per quello che occupavo io, non certo per amicizia.
Sì, conoscevo Herbie Pembrook.
«Sì,» dissi a Birdie, «conosco Herbie Pembrook.»
«Bene,» disse Birdie, «è stato qui un paio di settimane fa per falciarmi l’erba. È una cosa che di solito sbrigo personalmente, ma mi ero slogata una caviglia, ed allora ho pensato che avrei fatto meglio a stare a riposo per qualche giorno. Comunque, mi è capitato di guardare fuori dalla finestra… O meglio, non è stato un caso: l’ho fatto perchè non sentivo più la falciatrice da qualche minuto, e allora ho guardato fuori per vedere se Herbie se la stava prendendo comoda. Era fermo, infatti, e teneva gli occhi fissi sulla finestra di Amy Waggoner. Sono uscita e gli ho detto di rimettersi a lavorare, poi ho guardato anch’io quella finestra per vedere che cosa l’aveva affascinato tanto… e non posso negare che aveva ragione. Amy si era dimenticata di abbassare le tendine e se ne stava distesa sopra le coperte, nuda come un verme. Ho dovuto svegliarla ed avvertirla di abbassare le tendine. Bella reputazione si procurerebbe la mia azienda se permettessi ai miei clienti di esibirsi in numeri di spogliarello.»
McNulty stava tornando verso di noi. Disse: «Sono riuscito ad agganciare lo sceriffo; parte subito e sarà qui fra un’ora.»