Riagganciai e mi alzai. Sulla soglia, mi voltai e dissi: «Arrivederci, signor Hetherton.» Ma non rispose, e ne fui contento. Aveva un’aria vecchia ed abbattuta, e mi sentivo spiacente per lui. Se si fosse mostrato gentile al momento del congedo, mi sarei sentito ancora più spiacente, ed era una cosa, questa, che non volevo.
Sull’altro marciapiede, davanti all’ufficio di polizia, vidi Charlie Sanger; aveva l’abitudine di uscire spesso per respirare una boccata d’aria e per guardarsi attorno. Lo salutai con un cenno, ed egli mi rispose.
Puntai in direzione dell’emporio.
E mancò poco che andassi ad urtare contro Herbie Pembrook, che mi guardava con aria minacciosa, come sempre. Avevo completamente dimenticato i miei sospetti nei confronti di Herbie. Era per caso diretto al giornale per saldare i conti con me? Era così, a quanto pareva. Mi bloccò e mi puntò un dito sul petto. «Voi,» disse, «siete stato nella mia stanza, questo pomeriggio. E io non…»
Non lo lasciai finire. Mi sentivo in quel momento pieno di coraggio e di decisione: non intendevo lasciare Mayville senza aver sistemato le cose con Herbie. Anche a pugni, se era così che la voleva. Il tempo e il luogo erano quanto di più indicato si potesse immaginare per una rissa, perchè Charlie era lì, a pochi passi, e non ci perdeva d’occhio. Se Herbie avesse fatto ricorso a mezzi sleali, avesse impugnato il coltello, Charlie sarebbe arrivato in tempo a bloccarlo.
«Sì,» lo interruppi. «Sono stato nella vostra stanza, perchè pensavo che forse eravate stato voi ad uccidere Amy. Adesso so che non siete stato voi. Me ne vado di qui, forse domani, ma non voglio che pensiate che me la batto perchè me lo avete detto voi. E, prima che me ne vada, se andate in cerca di rogne…»
Ma non terminai la frase, sbalordito. Ero sbalordito perchè il cipiglio minaccioso si era improvvisamente trasformato in un ampio sorriso. «Non vado in cerca di rogne, se ve ne andate. Non ho niente contro di voi. Buona fortuna.»
Si voltò e si avviò nella direzione dalla quale era venuto, mentre io continuavo a fissare la sua schiena, più sbalordito che mai. Poi mi rivolsi a Charlie e vidi che stava attraversando la strada verso di me. Forse la vista di Charlie aveva persuaso Herbie a battersela, ma… quel sorriso era stato sincero, sincero come il suo cipiglio di pochi secondi prima; Herbie non era certo un attore. Ed era stato sincero anche quando mi aveva augurato buona fortuna.
«Che diavolo succede?» chiesi a Charlie.
«Siete in urto con Herbie, per caso?» Mi parve di notare nei suoi occhi una espressione divertita.
«Lo ero. Ma…» E gli raccontai tutto. Prima che finissi, egli scoppiò a ridere.
«Avrei dovuto parlarvi di lui già da molto tempo. Me ne sono dimenticato. Herbie è innocuo… ma se la prende sempre con i giovani cronisti del Sun. E non è che sia pericoloso per loro, cerca soltanto di spaventarli e di costringerli ad andarsene. Non ha nulla contro di loro personalmente.»
«Ma perchè? Che cosa ha contro i cronisti del Sun?»
«Solo contro quelli giovani e di bell’aspetto. In genere, con lo stipendio che paga, Hetherton riesce a trovare unicamente ragazzini appena usciti dalla scuola o vecchi giornalisti qualificati che non riuscirebbero a sistemarsi altrove. Ma ogni tanto, per un breve periodo di tempo, si assicura qualcuno come voi… ed è allora che Herbie si preoccupa. I ragazzi e i vecchi non gli fanno né caldo né freddo.»
«Ma perchè?»
Charlie tornò a ridere. «Herbie è innamorato. Innamorato come un collegiale. È innamorato di Alicia Howell da quando avevano tutti e due dieci anni. Alicia è al Sun, ed Herbie si si preoccupa e diventa geloso quando a lavorare con lei c’è qualcuno più o meno della sua stessa età. Ha paura allora che Alicia si innamori.»
«Mio Dio!» esclamai. «Alicia Howell…»
«Già. Come vi ha già detto Herbie, buona fortuna.» E si diresse con passo strascicato verso la porta dell’ufficio di polizia, lasciandomi più sbalordito che mai; se i fatti erano stati tali da rendermi perplesso, la spiegazione era addirittura incredibile. Povero Herbie Pembrook, innamorato senza speranza per tutti quegli anni… E povera Alicia Howell, che certo non aveva mai incoraggiato Herbie, ma che probabilmente non era riuscita mai e non sarebbe riuscita mai a trovarsi un altro spasimante…
Dovetti scuotere la testa per schiarire le idee prima di entrare nella cabina del telefono e di chiudermi la porta alle spalle. Infilai la moneta nella scanalatura e subito fui in linea con Doris.
«Cara,» dissi, «saresti disposta a sposarmi subito?»
«Certo, Bob. Vediamo un poco… non ho bisogno di dare preavviso qui perchè ci sono già due ragazze in attesa di assumere il posto di centraliniste… ma comunque saranno necessarie almeno quarantotto ore. La prova del sangue e tutte quelle altre formalità. Com’è il tuo sangue?»
«Bollente. Ma ho un’idea migliore. Potremmo sposarci al Messico stasera. Strada facendo, preleviamo Tom e sua moglie come testimoni, e… Bene, se ti passassi a prendere a mezzanotte, al termine del tuo turno, saremmo là per la una.»
«Bob, mezzanotte è troppo tardi per partire per il Messico.»
«E va bene.» Ero deluso, ma in fondo non avevo mai creduto che acconsentisse ad una cerimonia così precipitosa. «Domani allora?»
«Non intendevo questo. Volevo dire che, dal momento che mi dimetto e dal momento che non c’è molto lavoro stasera… Carmelita sarà in grado di cavarsela con un solo centralino, e che differenza fa se lavoro altre due ore o me ne vado subito? Mi vuoi aspettare qui fuori dopo avermi dato il tempo necessario per lavarmi la faccia e per rivestirmi?»
«Vengo subito.»
E, per fare più in fretta, corsi verso il punto dove avevo lasciato la macchina.