— È possibile.
— E facciamo anche un ulteriore passo — continuò Masters. — Il Direttore del Bureau, il Ministro della Giustizia e lo stesso Presidente sono stati messi al corrente di questa ipotetica situazione. La cosa li ha scioccati.
— Ma no!
Masters ignorò il sarcasmo. — E se questa ipotetica situazione dovesse avere qualche fondamento, ci troveremmo in una situazione estremamente delicata.
— Vale a dire, se la storiella viene raccontata in giro — disse Riggs senza mezzi termini — allora anche tutti voi siete fottuti. E in quel tutti, oltre al Direttore dell’Fbi, al Ministro della Giustizia e al Presidente, metto anche voi due.
— Un momento — si reinserì Berman. — Stiamo parlando di roba successa dieci anni fa. Noi che cazzo c’entriamo?
— Lou, all’opinione pubblica americana quanto credi che gliene freghi chi c’era e chi non c’era dieci anni fa?
— Perdio, Matt! — Masters pestò un sonoro pugno sul tavolo. — Hai una sia pur vaga idea di quello che succederebbe se diventasse di pubblico dominio che la Lotteria Nazionale è stata truccata? Un ciclone di cause civili, di scandali a catena, di indagini e di controindagini. Potrebbe far colare a picco il bilancio federale. Non possiamo permettere che accada. E non accadrà!
— Quindi, George, tu che cosa suggerisci?
— Questo. — Masters sollevò un dito dopo l’altro enumerando i vari punti. — Uno: tu ci porti LuAnn Tyler. Due: noi la interroghiamo a fondo. Tre: con la sua collaborazione, noi sbattiamo dentro tutti quelli che…
— Quello, George. Ce n’è solamente uno. Ma ti posso assicurare che vale per cento.
— D’accordo, Matt. Tu ci porti la Tyler e noi lo inchiodiamo.
— Dopodiché, che cosa le succederà?
Masters allargò le braccia sconsolatamente. — Suvvia, Matt, quella donna ha sul groppone un mandato di cattura per duplice omicidio. Non paga tasse da dieci anni. È pressoché certo che anche lei facesse parte del complotto per truccare la lotteria. Da come la vedo io, stiamo parlando di almeno quattro ergastoli, se le va bene. Se le va ancora meglio, se la cava con un ergastolo solo.
Riggs si alzò. — Ragazzi, è stato un vero piacere.
Berman andò minacciosamente a bloccargli la strada.
— Lou — gli si rivolse Riggs sorridendo — ho soltanto un braccio buono, ma mi viene ugualmente da chiederti come sei messo con la tua assicurazione infortuni.
— Datti una calmata, Matt — avvertì Masters dal tavolo. — Lou, torna a sederti.
Tutti e due tornarono a sedersi.
— Fammi capire chiaramente come stanno le cose, George — ricominciò Riggs. — Io porto qui LuAnn Tyler in modo che lei possa giocarsi il collo per farti inchiodare l’uomo-ombra. Poi tu le confermi che, quale orgoglioso segno di riconoscenza, il governo federale degli Stati Uniti le offre di passare il resto dei suoi giorni in galera. George, sei nel Bureau da un po’ troppo tempo. Non ci stai più con la testa.
Puntò un dito verso di lui. — Facciamo un bel giochino. Si chiama avere il coltello dalla parte del manico. Comincia con te che dai un colpo di telefono agli sbirri della Georgia e gli dici che LuAnn Tyler non è più ricercata né per omicidio né per nessun altro reato. Neanche se ha una multa per divieto di sosta. Chiaro, George? Il giochino continua con un tuo secondo colpo di telefono: ai ragazzi del fisco. A loro dici che LuAnn Tyler accetta di pagare e ripagare tutto quello che deve. Per contro, qualsiasi ipotesi di condanna viene lasciata cadere. Terza e ultima fase del giochino: la frode alla Lotteria Nazionale. Se non è già caduta in prescrizione, ci cade ora. Per sempre. E LuAnn Tyler rimane libera come l’aria.
— Ma tu sei pazzo, Riggs! — ruggì Berman.
Masters parve non averlo neppure udito. Il suo sguardo rimase fisso su Riggs. — Altrimenti? — chiese, con tono pacato.
— Altrimenti lei renderà pubblico tutto quello che sa. Se finirà in galera, LuAnn Tyler non avrà proprio più niente da perdere. E con tutto il tempo libero a sua disposizione scontando quattro ergastoli, o se le va bene un ergastolo solo, dovrà pur coltivare qualche piccolo hobby, giusto? Per esempio interviste con Sixty Minutes, Dateline, Larry King Live… Magari addirittura Oprah. E già che ci siamo, perché non aggiungere anche un bel libro da qualche milione di copie? Una storia edificante su come è stata truccata la Lotteria Nazionale degli Stati Uniti, su come il Presidente, il Ministro della Giustizia e il Direttore dell’Fbi abbiano tentato di insabbiare l’intero caso per salvarsi il culo, permettendo però a una folgorante mente criminale di continuare a perpetrare i suoi sporchi crimini, omicidio plurimo incluso. E questo in cambio di che cosa? Di una povera disgraziata uscita dal profondo Sud e sbattuta dentro per aver fatto qualcosa che non uno, non uno, dei duecentocinquanta milioni di abitanti di questo paese avrebbe esitato a fare neppure per una frazione di secondo!
Matthew Riggs si appoggiò allo schienale.
— Questo è ciò che intendo per avere il coltello dalla parte del manico. E il manico in pugno, l’ho io.
— Una sola persona dietro l’intera faccenda? Ma andiamo, George! — brontolò Berman. — Chi ci crede? Come fa un’unica persona a montare in piedi anche solamente un decimo di quello che ci siamo trovati di fronte fino a questo momento. Deve essere una grossa organizzazione.
— Questo non viene da un incidente sul lavoro. — Riggs si diede un paio di delicati colpetti al braccio appeso al collo. — È stato lui. Mi ha accoltellato. E se non fosse stato per LuAnn Tyler, il coltello lo avrei avuto nel cuore. Lavoro da infiltrato ne ho fatto tanto. Figli di puttana ne ho visti tanti, ma come questo qui… — Riggs scosse il capo. — Se avessi avuto un crocefisso, lo avrei tenuto a bada con quello. Inoltre, Lou, quest’uomo non ha bisogno di una banda perché è lui stesso tutta la banda. È un maestro del travestimento, e potrebbe lui da solo interpretare tutti i personaggi di un musical di Broadway, non sto scherzando. Può diventare qualsiasi persona, in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento. Per questo non gli servono scagnozzi: lui è tutti.
— Matt, tu sei stato uno di noi — disse mellifluo Masters. — Per molti versi, sei ancora uno di noi. Hai guadagnato la fiducia della Tyler. Molto bene. Basta che tu ci dica dov’è e che lasci la palla nel nostro campo. Io ti garantisco che il governo degli Stati Uniti saprà essere con te molto, molto generoso.
— Va all’inferno!
Nella sala riunioni ci fu un altro lungo silenzio, molto più greve del primo.
— Decidi, George — riattaccò Riggs. — Decidi ora.
Lentamente, quasi impercettibilmente, Masters annuì.
— Voglio sentirtelo dire, George.
— Siamo d’accordo: niente galera per LuAnn Tyler.
— Niente galera nemmeno in Georgia?
— Nemmeno in Georgia.
— Puoi garantirmelo? La tua autorità si spinge tanto lontano?
— Forse no. Ma non penso che la Casa Bianca avrà questo tipo di problema. Le direttive sono chiare: nessuna pubblicità, a nessun costo. Il Ministro della Giustizia o il Direttore del Bureau faranno quella telefonata giù in Georgia.
— Magnifico. Allora porta qui dentro il Ministro della Giustizia e il Direttore del Bureau. Voglio sentir dire queste cose anche da loro.
— Non ti fidi della mia parola? — s’irrigidì Masters.
— Per quanto mi riguarda, George… — Riggs allungò il braccio sano verso il telefono, sollevò il ricevitore e lo tese a Masters — anche la tua parola è sepolta in un cimitero.