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Riggs continuò a camminare con calma lungo il marciapiede. Nemmeno si prese la briga di guardarsi alle spalle: era certo che gli stessero dietro. Masters non lo avrebbe mai mollato sulla pista senza cani da guardia. D’altronde, a parti invertite, anche lui avrebbe fatto lo stesso.

Ora doveva solo seminarli, prima di raggiungere LuAnn. Sorrise a questo pensiero. Proprio come ai vecchi tempi.

Mentre Riggs stava trattando con l’Fbi, LuAnn aveva raggiunto una cabina telefonica. Aveva composto un certo numero, ma il telefono aveva continuato a suonare a vuoto. Quando stava per riappendere, rispose una voce che quasi stentò a riconoscere, a causa dei disturbi sulla linea.

— C… Charlie?… Dove ti trovi?

— In macchina. Ti sento malissimo. Aspetta… Ecco, ho superato una linea elettrica. Mi senti, ora?

— Meglio — rispose LuAnn.

— C’è qui qualcuno che vuole salutarti…

— Mamma?

— Ciao, tesoro.

— Come stai, mamma?

— Bene, cara. Va tutto bene.

— Lo zio Charlie mi ha detto che hai rivisto il signor Riggs.

— Sì, tesoro. Mi sta dando una mano con certe cose.

— Sono contenta che tu non sia da sola. Mi manchi tanto.

— Anche tu mi manchi tanto.

— Quando torniamo a casa?

LuAnn esitò, il suo sguardo vagò fuori della cabina. Casa? Dov’era casa, adesso? — Presto, tesoro. Vedrai.

— Ti voglio bene, mamma.

— Anch’io, amore.

— Ti ripasso lo zio Charlie.

— Lisa, aspetta!

— Dimmi, mamma.

— Manterrò la mia promessa. Ti racconterò tutto. La verità. Va bene?

La voce di Lisa era fioca, forse intimorita. — Va bene, mamma.

Quando Charlie riprese il telefono, LuAnn gli disse tutto, fino ai più recenti sviluppi. E l’attimo in cui ebbe finito, capì che avrebbe fatto molto meglio a tacere.

— Mi fermo a una stazione di servizio. — La voce di Charlie era metallica. — Ci sentiamo tra cinque minuti.

Quando LuAnn lo richiamò, Charlie pareva imbestialito.

— Dimmi un po’, sei pazza?

LuAnn si sentì avvampare. — Dov’è Lisa?

— Nel gabinetto.

— L’hai lasciata sola?!…

— Sto facendo la guardia alla porta. Questo posto è zeppo di brave famigliole. E tu non hai ancora risposto alla mia domanda.

— Non sono pazza, Charlie!

— Davvero? Hai permesso a un ex agente dell’Fbi di presentarsi all’Hoover Building a mercanteggiare sulla tua pelle! Quell’uomo potrebbe fregarti!

— Io mi fido di lui!

— Ma se lo conosci appena! — Il volto di Charlie stava avvampando per la collera. — LuAnn, hai fatto uno sbaglio gigantesco.

— Non è affatto vero! Riggs gioca pulito. Ne sono convinta. Ho saputo molte cose su di lui negli ultimi giorni.

— Quali? Che è un asso del lavoro d’infiltrazione, che è bravo a mentire?

LuAnn indugiò un attimo, mentre un accenno di dubbio adombrava la sua fiducia in Matthew Riggs.

— LuAnn?…

— Se mi ha fregato, non ci vorrà molto per scoprirlo, giusto? — disse stringendo nervosamente il ricevitore.

— Molla tutto, LuAnn! — Ora Charlie stava quasi implorandola. — Hai detto che sei in macchina, no? Vattene da lì.

— Charlie, Riggs mi ha salvato la pelle più di una volta. E per farlo è arrivato vicino a rimetterci la sua.

Charlie tacque per quasi un minuto. Un ingombrante conflitto era montato dentro di lui. Da quanto LuAnn gli aveva detto, Riggs era a posto e stava dalla sua parte, e Charlie pensava di sapere perché: Riggs l’amava. Ma lei amava Riggs? Perché non avrebbe dovuto? E in questa nuova situazione che ne sarebbe stato di lui, Charlie? Perché lui amava LuAnn, così come amava Lisa. In realtà, voleva che Riggs svanisse dalle loro vite, e questo pensiero stava compromettendo la sua lucidità. Ma aveva sempre pensato a LuAnn e Lisa prima che a se stesso, e decise che lo avrebbe fatto anche quella volta.

— Va bene, LuAnn — riprese lentamente. — Ascolta quello che ti dice il tuo istinto. È molto probabile che Riggs sia a posto. Ma ti prego, tieni gli occhi bene aperti, d’accordo?

— Lo farò, Charlie. Dimmi dove ti trovi.

— Da qualche parte nel Kentucky. Stiamo tornando piano piano verso la Virginia.

— Devo andare. Ci risentiamo più tardi.

— Spero che il resto della giornata non sia eccitante come le ultime due.

— Pienamente d’accordo. E… grazie di tutto.

— Tutto cosa? Non ho fatto niente.

— Ehi! Adesso chi è che mente?

— Abbi cura di te.

LuAnn riappese e uscì dalla cabina. La Honda era ferma lì vicino, con il motore acceso. Lei non era abile come Riggs nel fare i ghiochetti con i cavi. Se l’avesse spenta, non sarebbe più stata in grado di riavviarla. Si sedette al volante e consultò l’orologio: era tempo di andare a prelevare Riggs. La mano scese sulla leva del cambio, quando le parole di Charlie le tornarono in mente all’improvviso.

Quell’uomo potrebbe fregarti!

La mano si bloccò, incapace di procedere.

51

Matthew Riggs stava camminando lentamente nel vento gelido che prendeva d’infilata la Nona Strada. Si guardava casualmente intorno, come se non avesse alcuna fretta. A un certo punto si fermò, fece cautamente scivolare il braccio ferito fuori dall’imbragatura, lo infilò nella manica del parka e ne chiuse tutta la cerniera, rialzandosi il bavero. Da una delle tasche tolse un berretto di lana rossa con l’emblema dei Washington Redskins, se lo sistemò sul capo e lo abbassò sulla fronte, lasciando scoperto ben poco del volto. Riprese a muoversi con la medesima rilassata calma di prima. Poco dopo, entrò in un grande magazzino.

C’erano due squadre a stargli dietro, due uomini a piedi, altri due in una Ford grigia. Entrambe lo videro sparire nel negozio e presero immediatamente posizione, i due uomini a piedi sul davanti, la Ford sul retro. Con un soggetto addestrato come Riggs non erano consentite distrazioni.

Riggs riapparve, giornale sotto il braccio. Fermò un taxi al volo e salì a bordo. L’unità a piedi diede l’allarme via radio, bloccò un secondo taxi e continuò la caccia. Sessanta secondi più tardi, un altro uomo, con un cappello di feltro nero, uscì dal negozio. Osservò la Ford con gli altri due agenti schizzare fuori dal fondo dell’isolato sgommando e poi fare lo slalom nel traffico, anch’essa in caccia. L’uomo fermò un altro taxi, si lasciò cadere sul sedile posteriore e diede un indirizzo. Quando l’auto si mise in movimento, si tolse il cappello nero e vide la propria immagine malamente riflessa nel vetro che lo divideva dall’autista. Fra Matthew Riggs.

Mettendo a fuoco un singolo particolare, l’insieme appare del tutto sfuocato. E così era stato per il berretto di lana rossa. Gli uomini di Masters lo avevano interpretato come una specie di luce-pilota, tralasciando di notare le differenze nei pantaloni e nelle scarpe. L’uomo che stavano seguendo in quel momento era un vecchio amico di Riggs, un avvocato penalista che in quel momento si stava dirigendo verso il suo ufficio nei pressi della Casa Bianca. Presto gli inseguitori si sarebbero resi conto di aver preso un colossale granchio, avrebbero fatto rapporto a George Masters e la migliore delle giustificazioni non avrebbe salvato le loro teste.