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— E lui lo ha fatto?

— Ma no che non lo ha fatto, dannazione! — ribatté lei d’impeto. — L’ho implorato, l’ho supplicato. Ma non si rende conto, detective? Un imbroglio alla Lotteria Nazionale degli Stati Uniti. Tutti quei soldi… C’è tanta gente che ucciderebbe per molto meno. Lei è un poliziotto… Mi sbaglio, forse?

— Conosco individui che le strapperebbero via il cuore per un paio di dollari. — Rollins sollevò la tazza vuota. — Non avrebbe dell’altro caffè?

— Che cosa?… Ah, sì, certo.

Rollins prese di nuovo il suo taccuino. — Così rivediamo con calma i dettagli di quanto mi ha appena detto. Ma mi sa che questa faccenda della lotteria truccata è un po’ troppo grossa per me, e converrà chiamare i pezzi grossi. Se la sentirebbe di fare una scappata con me alla Centrale?

Alicia fece un altro sforzo per annuire e lasciò la stanza. Ritornò qualche minuto più tardi, l’attenzione puntata sulle due tazze in precario equilibrio sul piccolo vassoio di legno. Quando Alicia Crane rialzò lo sguardo, i suoi occhi si spalancarono per lo sbigottimento, mentre il vassoio rovinava a terra.

— Peter?…

Sul tavolo del soggiorno erano disseminati frammenti di un volto e di un corpo che non esisteva più: parrucca, baffi finti, palpebre di plastica, maschera di lattice, imbottiture varie.

L’altro uomo le si avvicinò.

Alicia lo osservò a bocca aperta, senza riuscire ad articolare una sola parola.

Peter Crane.

Suo fratello. Figlio come lei di Jack Crane: Jack’s son. Thomas Donovan aveva avuto ragione in pieno: Jackson, seppur nella sua impersonificazione di Bobbie Jo Reynolds, somigliava in modo impressionante ad Alicia Crane.

— Ciao, Alicia.

— Ma che cosa fai?… — Gli occhi di lei passarono dalla faccia vera di lui, ancora scintillante di solventi, ai residui della faccia finta. — Cos’è tutto questo?

— Penso che ti dovresti sedere. Vuoi che metta in ordine?

— Lascia stare — disse Alicia appoggiandosi a una sedia.

— Scusami, non intendevo spaventarti… — disse Jackson, preso da improvviso quanto sincero rimorso. — E che… mi sento a mio agio a non essere me stesso. — Abbozzò un sorriso.

— Non mi è piaciuto affatto — disse Alicia con un sospiro. — Per poco non mi hai fatto venire un colpo.

Jackson le circondò la vita con un braccio, la guidò fino al divano, le diede alcuni rassicuranti colpetti sulla spalla. — Mi dispiace, Alicia. Davvero…

Lei osservò di nuovo la faccia finta sul tavolo e gli altri accessori. — Che senso ha tutto questo, Peter? La mascherata, tutte queste domande… Che senso ha?

— Dovevo sapere tutto. Tutto quello che Donovan ti aveva detto.

— Come fai a sapere di Thomas? — Alicia ritrasse la mano dalla stretta di lui. — L’ultima volta che ci siamo parlati è stato tre anni fa!

— Così tanto? Non è che ti serve qualcosa, vero? Perché la sola cosa che devi fare è chiedere.

— No, Peter, non mi serve proprio niente — ribatté lei piena di amarezza. — I tuoi assegni sono puntuali. Quello che forse mi sarebbe servito, era vederti un po’ più spesso. Lo so che hai sempre molto da fare. Ma siamo pur sempre una famiglia.

— Lo so. — Per un momento, Jackson distolse lo sguardo. — Ho giurato che mi sarei sempre occupato di te, Alicia. E sempre lo farò. La famiglia è la famiglia!

— Restando in tema, l’altro giorno ho parlato con Roger.

— Ma guarda. E come se la passa il nostro decadente, dissoluto fratello minore?

— Male. Aveva bisogno di soldi.

— Spero, Alicia, che tu non gliene abbia dati. Come sai, ho pensato io a lui. Abbastanza soldi da durargli per un’intera, inutile esistenza. Mi sono addirittura occupato di investirli io per lui. Tutto quello che gli ho chiesto in cambio è stato di mantenere un ragionevole tenore di vita.

— Non c’è niente di ragionevole in Roger, lo sai bene. — Alicia serrò le labbra. — E comunque gli ho mandato dei soldi. — Jackson fece per dire qualcosa ma lei lo anticipò. — Lo so quello che hai continuato a dire in tutti questi anni, Peter. Lo so bene… Ma è pur sempre nostro fratello, non potevo permettere che venisse sbattuto in mezzo a una strada.

— Perché no? Sarebbe stata la miglior cosa che gli potesse capitare. Non dovrebbe vivere a New York: è una città troppo costosa.

— Non riuscirebbe a sopravvivere, Peter. Lui non è un uomo forte. Non è come nostro padre.

Jackson si morse la lingua nel sentirlo nominare. Con gli anni la cecità della sorella a quel proposito non era diminuita. — Non ha importanza, Alicia. Non sono qui per parlare di Roger.

— E allora qual è l’argomento?

— Thomas Donovan. Quando lo hai conosciuto?

— Perché me lo chiedi?

— Per favore, rispondi alla mia domanda.

— Circa un anno fa — sospirò lei. — Thomas scrisse un lungo articolo su nostro padre, sulla sua carriera come senatore. Uno splendido pezzo, molto commovente.

Jackson annuì lentamente. Ma certo, l’esatto contrario della verità.

— Così chiamai Thomas per ringraziarlo. Andammo a pranzo. E poi a cena. E poi… Tutto è stato meraviglioso, incredibilmente meraviglioso. Thomas è un uomo nobile. Animato da nobili propositi.

— Come nostro padre? — chiese Jackson accennando una smorfia.

— Esattamente.

— Quanto è piccolo il mondo, non trovi, Alicia?

— Perché dici così?

— Lascia chi ti chieda una cosa, sorellina. — Jackson si alzò. — Tutto questo… — e allargò le braccia quasi ad afferrare lo spazio intorno a loro — da dove credi che provenga tutto questo?

— Ma… Dal patrimonio della nostra famiglia, è ovvio.

— Non esiste nessun patrimonio, Alicia. Svanito. Da anni.

— Di quale assurdità stai parlando, Peter? Nostro padre ha avuto alcuni rovesci finanziari, lo sappiamo, ma riuscì a ricostituire tutto. Come sempre ha fatto.

— La sola cosa che è riuscito a ricostituire, Alicia, è stato un mucchio di merda! Nostro padre non ha mai contato un bel niente. I soldi venivano dalle generazioni prima di lui. Tutto quello che lui ha fatto, è stato rovinarci. La mia eredità, la tua eredità, l’eredità di Roger. Ha scialato l’intera fortuna correndo dietro alle sue stupide manie di grandezza. Nostro padre era un bluff, Alicia. Un bluff e un perdente!

Alicia Crane saltò in piedi e lo schiaffeggiò in piena faccia. — Come ti permetti? Tutto ciò che hai lo devi a nostro padre!

Jackson fece scivolare le dita sul volto, dove lei lo aveva colpito. La sua pelle vera era liscia e pallida, come la pelle di qualcuno che avesse trascorso la maggior parte della propria esistenza rinchiuso nella cella di un eremo. E per molti versi era quasi così.

— Io ho ricostituito il patrimonio di famiglia, Alicia. Nostro padre ha solo bruciato ogni nostro avere. Tutto ciò che possiedi proviene da me, non da nostro padre.

— Ma di che cosa stai parlando?

— Dieci anni fa io ho truccato la Lotteria Nazionale degli Stati Uniti. — Aveva parlato con tono pacato, ma i suoi occhi scintillavano nell’osservare il piccolo viso attonito della sorella.

— È assurdo! — sibilò Alicia Crane. — Come avresti potuto…

Brutalmente, Jackson la spinse a sedere sul divano. — Ho messo insieme oltre un miliardo di dollari, raccogliendoli da quegli stessi dodici vincitori della lotteria sui quali Donovan stava indagando. Ho preso il denaro delle loro vincite e li ho investiti. Ricordi la rete di rapporti ad altissimo livello che nostro nonno aveva sviluppato a Wall Street? Lui sì che i suoi soldi li aveva guadagnati da solo. Io ho mantenuto attiva quella rete. Sono stato io a diventare uno dei loro più affezionati clienti. Sono stato io a moltiplicare il miliardo di dollari che Wall Street riteneva essere il patrimonio di famiglia. Mi offrirono il meglio del meglio, Alicia. È questo il segreto dei ricchi: hanno sempre la precedenza. Quello che io ottengo per dieci dollari per azione, ventiquattro ore prima che l’azione stessa venga negoziata, il povero galoppino della Borsa lo paga settanta dollari. Così io vendo a lui, incasso il mio seicento per cento di profitto esentasse e passo alla fase successiva. È esattamente come avere in cantina una tipografia che stampi banconote. Un’unica chiave di volta: chi conosci e che cosa offri. E credimi, Alicia: quando offri un miliardo di dollari, tutti quanti si siedono attenti e composti e pendono dalle tue labbra. È così che i ricchi diventano sempre più ricchi. E i poveri sempre più miserabili: