— Matthew, non me ne importa proprio niente. Che se li prendano anche tutti, quei soldi. Sono soldi rubati quelli con cui ho cominciato. La risposta che voglio è un’altra. Dovrò comunque continuare a guardarmi alle spalle per il resto dei miei giorni?
— Non andrai in prigione, LuAnn se è questo che intendi. — Riggs le sfiorò la fronte con la punta delle dita. — Ma che cos’hai?
LuAnn sbuffò. — Lo sai che cosa.
— Jackson?
— Fino a quando non lo avranno preso, la mia pelle non varrà un soldo bucato — disse lei. — Né la tua. Né quella di Charlie. — LuAnn sollevò quasi con rabbia il ricevitore del telefono. — Né quella di mia figlia.
— Un momento, chi chiami?
— Charlie. Devo vedere Lisa. Devo essere certa che sia al sicuro.
— Calma, LuAnn. Pensa, prima di agire. Che cosa hai intenzione di dirgli?
— Che possiamo incontrarci da qualche parte. La voglio avere vicina, Matthew. Prima che succeda qualcosa a lei, succederà a me.
Lui allungò una mano verso il telefono. — Non chiamare.
LuAnn sostenne il suo sguardo, senza mollare il ricevitore: — Non ho intenzione di discuterne.
— Va bene, LuAnn — disse Riggs sospirando — io intanto vado a prendere qualcosa da mangiare a quel chiosco che abbiamo visto sulla strada.
Quando Riggs fu di ritorno con due sacchetti di cibarie, LuAnn era sdraiata a guardare il soffitto, pensierosa.
— Allora, dove si trovano? — domandò lui.
— A Danville, in Virginia. Circa centocinquanta chilometri a sud di Charlottesville.
— Mentre noi siamo quattrocento chilometri a nord di Charlottesville. — Riggs corrugò la fronte. — Stiamo parlando di otto ore di guida. Ci muoviamo domani.
— No, Matthew. Io voglio vedere mia figlia adesso!
— Pensaci bene, LuAnn — replicò Matthew scuotendo la testa. — Potresti mettere Lisa in serio pericolo.
— Che cosa vuoi dire, Matthew?
— L’ultima volta che abbiamo visto Jackson, stava dandosela a gambe in un bosco. Ma Jackson sa molto bene come funziona la tua testa. Non abbiamo alcuna certezza che non ci abbia seguito.
— Ma è stato lui a uccidere Donovan, e Bobbie Jo Reynolds, e Alicia Crane!
— Potrebbe averli fatti uccidere. O potrebbe averlo fatto personalmente e avere incaricato qualcuno di pedinarci. Quell’uomo è capace di tutto.
LuAnn ripensò a Romanello. Lo aveva ingaggiato Jackson, per ucciderla. — Quindi non sappiamo neanche se è al corrente del nostro accordo con l’Fbi, e dei nostri spostamenti.
— E se andiamo a prendere Lisa, rischiamo di condurlo dritto dritto da lei.
— Non possiamo correre questo rischio, Matthew — ammise LuAnn stancamente. — Ma io ho bisogno di vedere la mia bambina.
— Riposiamo per qualche ora — decise Riggs. — Domattina presto ci mettiamo in viaggio. Se qualcuno effettivamente ci sta dietro, sarà più semplice rendersene conto con la luce del giorno. Prendiamo le strade secondarie, ci fermiamo di continuo, non ci facciamo sorprendere. Ho fatto questo mestiere per quindici anni, metterò tutte le antenne fuori. Incontriamo Charlie e Lisa a Danville e li seguiamo fino all’ufficio dell’Fbi di Charlottesville, ma noi restiamo fuori. Non è ancora il momento di gettarti in pasto ai lupi, per cui tu non ti fai vedere, accordo o non accordo. Però sistemiamo Lisa e Charlie sotto la loro custodia. Allora, che te ne pare?
— Va bene, Matthew. — In qualche modo, LuAnn riuscì a sorridere. — Domani.
Dopo aver richiamato Charlie per dargli tutte le informazioni, andarono finalmente a dormire, ma non prima di aver preso ogni precauzione possibile. Riggs ruppe una lampadina e disseminò una manciata di frammenti di vetro lungo la soglia della porta della stanza. Se qualcuno avesse cercato di entrare, lo avrebbero udito. In più, lo schienale di una sedia venne incastrato sotto la maniglia. E la Glock 9mm si trovava sotto il cuscino, proiettile in canna e altri quindici nel caricatore.
Riggs le passò il braccio sano attorno alla vita, rimanendo allacciato a lei nell’oscurità. LuAnn seguì con la punta dell’indice il profilo di lui.
— Ti sento nervoso, agente speciale Riggs.
— Sono stato io a suggerire di tirare il fiato, ma non ho mai avuto molta pazienza con le attese, nemmeno quando lavoravo per l’Fbi.
— Sicuro che non sia invece l’esserti fatto coinvolgere con me in tutta questa storia sballata?
— Ma io volevo farmi coinvolgere — disse attirandola più vicino a sé. — E lo voglio anche adesso.
— Ti hanno minacciato, inseguito e accoltellato. Uno psicopatico pluriomicida è deciso a farti fuori. L’Fbi è pronto a farti bruciare sul rogo. Un gruppo di killer messicani è sulle tue tracce per chiudere il conto lasciato aperto cinque anni fa, e la tua copertura è saltata. Ti stai facendo portare in giro da me per tutto il paese e intanto la tua impresa di costruzioni sta andando al diavolo, e sembra proprio che non mi resteranno neanche un paio di dollari per cominciare a ripagarti di quello che tu hai fatto per me… Manca qualcosa, nella lista dei danni?
— Dimentichi che io ti amo.
LuAnn s’inchiodò, i loro sguardi s’incontrarono nella penombra, le parole di lui le rimbalzarono nella mente.
— Mi rendo conto che non è il momento migliore per dirtelo, LuAnn — la strinse più forte con un braccio solo. — Ma per me è importante che tu lo sappia, comunque vada a finire.
LuAnn rimase in silenzio, immobile contro di lui.
— Probabilmente hai già sentito questa canzone fino alla noia — riprese Riggs. — Da uomini molto più…
Lei gli chiuse la bocca con una mano. Quando parlò, la voce le tremava: — Hai ragione, Matt: ho sentito questo ritornello da altri uomini. Ma per la prima volta sto davvero ascoltando.
LuAnn scivolò sopra di lui. Ci volle un certo sforzo per togliergli la camicia senza fargli troppo male alla ferita. Ci volle uno sforzo ancora più grande per gettarsi alle spalle gli incubi generati da dieci anni di fughe, sotterfugi, menzogne e paure.
Avrebbe potuto essere anche l’ultima volta in assoluto. Non aveva più importanza. La bocca di lei scese sulla sua, la trovò. I loro corpi si unirono e restarono stretti l’uno all’altra per molto tempo, prima di cadere in un sonno profondo.
55
Charlie aprì gli occhi e si girò verso il telefono. Erano passate un paio d’ore da quando LuAnn lo aveva chiamato aggiornandolo sui recenti sviluppi della situazione. Così Jackson si chiamava in realtà Peter Crane. Questa informazione non valeva nulla per lui, ma era fondamentale per gli uomini dell’Fbi che dovevano stanarlo. D’altra parte, se Jackson sapeva che la sua vera identità era stata scoperta, poteva diventare un elemento ancora più pericoloso.
Si alzò dal divano, le ginocchia più molli del solito. La stanchezza del viaggio si faceva sentire. Ma a breve avrebbe rivisto LuAnn. E Riggs, naturalmente. A quanto pareva, quell’uomo sarebbe riuscito a tirare LuAnn fuori dai guai. Gli sembrava un miracolo. Si affacciò alla soglia della stanza accanto per dare un’occhiata a Lisa, che dormiva tranquillamente. Guardò i lineamenti delicati della bimba, così simili a quelli della madre. Sarebbe diventata alta come lei, ne era certo. Dieci anni erano passati come un lampo. Che ne sarebbe stato di tutti loro, nel futuro? Che ne sarebbe stato di lui, Charlie? La presenza di Riggs lo metteva fuori gioco. LuAnn si sarebbe presa cura di lui, ma nulla sarebbe più stato come prima. Al diavolo! Ne era valsa la pena, per trascorrere questi anni con lei.