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— Sono qui.

— Ho appena fatto un controllo presso la polizia di Danville. Un uomo è stato effettivamente accoltellato. Stando alla sua patente, si chiama Robert Charles Thomas.

Riggs serrò nervosamente il ricevitore.

— Come sarebbe a dire stando alla sua patente?

— Era svenuto quando lo hanno tirato su da terra. Ha perso moltissimo sangue per una ferita di coltello al braccio. Inflitta in modo… diciamo professionale: chi ha fatto il lavoro voleva che Thomas morisse dissanguato. C’erano anche i dardi di uno storditore elettrico nella stanza. Deve essere stato così che è stato messo fuori combattimento prima di fargli il lavoretto. Non sanno ancora se riuscirà a farcela o no.

— Senti, George, hai una descrizione?

All’altro capo, ci fu un frusciare di carte. — Sulla sessantina, un metro e ottanta, molto ben piantato. E per essere sopravvissuto a una cosa simile, dev’essere più forte di un toro.

Riggs respirò a fondo. Nessun dubbio: si trattava di Charlie. — Dove lo hanno portato?

— Ospedale dell’Università della Virginia a Charlottesville.

— George, nel rapporto della polizia locale c’è qualche menzione… — Riggs s’interruppe. LuAnn stava già ascoltando da un po’ a un passo da lui e i suoi occhi erano come cristalli di ghiaccio. — C’è qualche menzione a una bambina di circa dieci anni che era con lui?

— Sembra che l’uomo abbia ripreso conoscenza per qualche momento e che abbia fatto un nome…

— Lisa?

Per un lungo momento, nell’auricolare ci fu solo il rumore di fondo.

— È la figlia, non è così, Matthew? — domandò Masters in tono teso. — Crane l’ha presa, non è vero?

— Così pare.

— Matthew, dove siete?

— Non credo di poterti dare questa informazione, George.

Masters prese a parlare con una certa veemenza. — Si è preso la bambina e i prossimi sarete voi due. Rientra, Matt. E porta anche la donna. Solamente noi siamo in grado di proteggervi. E tu lo sai!

— Devo pensarci.

— Pensare a cosa, a ricevere quella ragazzina in ventisette pezzi? Ascolta, Matt. Tornate a casa, a Wicken’s Hunt. L’ho già messa sotto sorveglianza ventiquattr’ore su ventiquattro. Se la Tyler ci sta, vi mando l’intero esercito a farvi da balia.

Riggs coprì il microfono con la mano e affrontò LuAnn. — Charlie è all’ospedale, non sanno se ce la farà. L’ospedale di Charlottesville non è lontano da qui, e stanno facendo tutto il possibile. Masters vuole che smettiamo di correre. L’Fbi può proteggerci. Se vuoi, possiamo andare a casa tua. È sotto sorveglianza…

LuAnn gli strappò il telefono di mano. — Nessuno può proteggere nessuno. Non contro Jackson. Statemi…

— Signorina Tyler, sono l’agente speciale Masters. Lei deve…

— Statemi fuori dai piedi, agente speciale Masters. Jackson ha mia figlia. E adesso vado a riprendermela. Sono stata chiara?

— Mi ascolti…

— No, lei ascolti me. Voi dovete solo stare fuori dai piedi. Se Jackson si accorge che gli siete addosso, la ucciderà.

Masters cercò di mantenersi calmo. — Signorina Tyler, non può essere sicura che lui non le abbia già fatto qualcosa.

La risposta di LuAnn fu sorprendente per prontezza e convinzione. — Non l’ha toccata. Non ancora. Lisa è solo uno strumento. È me che vuole.

— Quell’uomo è uno psicopatico, signorina Tyler. E con gli psicopatici non è possibile essere sicuri di niente.

— Sia invece lei sicuro di una cosa, signor agente federale. Se mia figlia muore perché lei o uno dei suoi scagnozzi arriva anche per sbaglio troppo vicino a Jackson, non esisterà un solo posto al mondo in cui lei riuscirà a nascondersi da me!

Seduto alla sua scrivania nell’Hoover Building, con un’esperienza venticinquennale di operazioni anticrimine ad alto livello, circondato da migliaia di agenti dell’Fbi superbamente addestrati, George Masters non riuscì a non rabbrividire nell’udire quelle parole.

— LuAnn, fermati!…

Riggs le corse dietro e l’afferrò per un braccio, ma lei si liberò con uno strappo. Si trovarono faccia a faccia.

— D’accordo — riprese Riggs — avevi visto giusto. Il legame tra Lisa e te esiste. Ma anche quello che dice Masters è vero!

LuAnn riprese a muoversi verso la macchina.

— Staranno ai patti, LuAnn! Se tu accetti, ti proteggeranno da quell’uomo! Lascia che resti io fuori a cercarlo.

— Ascolta Matthew, Lisa è mia figlia. E rischia di morire per colpa mia… mia e di nessun altro, capisci? Non sappiamo se Charlie vivrà. Tu sei vivo per puro miracolo. Tre altre persone sono state assassinate. Non permetterò più a nessuno di rischiare la morte in cambio di questa patetica, miserabile farsa che mi ostino a chiamare vita! — Dopo avergli gridato in faccia tutta la propria disperazione, LuAnn rimase senza fiato.

— Non ti manderò ad affrontarlo da sola, LuAnn. Non vuoi i Federali? D’accordo; allora non li voglio neanch’io. Ma da sola non ti lascio; questa partita ce la giochiamo insieme.

— Ma mi stai ascoltando, Riggs? Via, vattene lontano da me! Io sono in un vicolo cieco, ancora non ci arrivi? Vattene da qualche altra parte. Torna dai tuoi amichetti federali. Perché se resti con me, sei un uomo morto.

— Non posso, LuAnn. Quell’uomo mi cercherà e mi ucciderà comunque, Fbi o no. E per essere sincero, sono troppo vecchio e stanco per ricominciare a fuggire e a nascondermi di nuovo. Preferisco entrare nella tana del leone e affrontarlo a viso aperto.

Riggs riprese fiato, avvicinandosi a lei ancora di più.

— In questa partita contro Jackson, probabilmente abbiamo un’unica mano da giocare. Io sono pronto a giocarla, LuAnn. Insieme a te. Ma solo se anche tu sei pronta a farlo… insieme a me. — Riggs rabbrividì nel vento fattosi di colpo più freddo. — Era a un passo da lei, in attesa della sua decisione. LuAnn ruppe il silenzio.

— Muoviamoci.

La stanza era completamente buia. Fuori, la pioggia stava scrosciando da parecchie ore. Lisa si contrasse sulla sedia. Arcuò il collo e si impegnò in alcune smorfie nel tentativo di sollevare il bordo inferiore della benda che le copriva gli occhi. Niente da fare.

— Hai fame? — La voce le arrivò da molto vicino, sorprendendola.

— Chi sei tu? — disse tremando.

— Un vecchio amico di tua madre. Queste corde non sono troppo strette, vero?

— Dov’è lo zio Charlie?

Jackson sogghignò. — Zio, addirittura. Molto carino…

— Che cosa gli hai fatto?

— Lo zio Charlie non è rilevante. Forse vuoi qualcosa da bere?

Lisa esitò. — Magari un po’ d’acqua…

Lisa udì un tintinnare di vetri dietro a lei, e del liquido che veniva versato. Poi una sensazione di freddo sulle labbra, che d’istinto la spinse a ritrarsi.

— È solo acqua, non ho intenzione di avvelenarti.

Lisa bevve avidamente l’intero contenuto del bicchiere.

— Dove siamo? Perché stai facendo questo?

— Tua madre e io eravamo in affari molto tempo fa, e recentemente, per colpa sua, sono successe delle cose che mi hanno costretto a rifarmi vivo.

— La mia mamma non può averti fatto niente di male!

— Devo darti una delusione. Io le ho dato tutto quello che mai avrebbe potuto desiderare, ma lei mi ha ripagato tentando in ogni modo di distruggermi.

— Non ti credo!

— Mi stupirei del contrario. Ma è giusto che tu sia leale nei confronti di tua madre. La famiglia è tutto.

— La mia mamma verrà a prendermi.

— È esattamente ciò su cui conto.