Billy prese i soldi e sorrise. — Tu sai come far felice una persona.
Non appena Billy fu in ascensore e le porte si chiusero, Charlie, LuAnn e Riggs sgusciarono fuori dalla stanza e poi dall’ospedale, sotto l’acqua scrosciante. Raggiunsero la macchina con la rapidità che Charlie consentì loro, poco più che un peso morto sorretto da entrambi i lati.
Ripresa la Route 29, Charlie li aggiornò su ciò che era successo al motel, compresa la presenza di un altro uomo a fianco di Jackson. Quando il racconto fu terminato, si sporse verso il sedile anteriore. — E ora cosa facciamo?
LuAnn si infilò in un’area di servizio ed estrasse un biglietto dalla tasca. — Vado a telefonare.
— E poi? — chiese Riggs.
— E poi sappiamo già cosa le dirà! — protestò Charlie. — Combinerà un incontro. E se lei si presenta all’incontro, lui la fa fuori.
— E se non mi presento, farà fuori Lisa.
— La farà fuori comunque — insistette Riggs.
— No, se sarò io a inchiodarlo per prima. — Nel loro confronto diretto al villino nei boschi, c’era quasi riuscita. Ma Jackson questo lo sapeva. Non avrebbe nuovamente corso il rischio del corpo a corpo. Tuttavia, se lui poteva cambiare strategia, anche lei era in grado di farlo.
— LuAnn, so che hai molte frecce al tuo arco — disse Riggs. — Ma stiamo parlando di qualcuno molto speciale.
— Matthew ha ragione! — approvò Charlie.
— Grazie per la fiducia! — LuAnn non attese una risposta, tolse di tasca il telefono cellulare e compose il numero. — Ma ricordate che io ho due braccia buone.
Charlie e Riggs rimasero in silenzio, mentre LuAnn lasciava il proprio numero a quella che doveva essere una segreteria telefonica. Dopo meno di due minuti, il telefono cellulare suonò.
Jackson non le diede il tempo di parlare. — Il mio telefono è collegato a un congegno antintercettazione. Entro cinque secondi da questo istante, saprò se questa conversazione è tenuta sotto controllo da qualcuno che vuole rintracciarmi. Se così fosse, in un attimo riaggancerò e taglierò la gola a Lisa.
— Nessuno sta cercando di rintracciarla.
Per cinque secondi Jackson tacque. LuAnn se lo immaginò mentre teneva d’occhio il congegno antintercettazione, forse sperando che lei gli avesse mentito.
— La ringrazio per aver evitato il peggio — riprese Jackson, con tono condiscendente, dopo quell’interminabile pausa.
— Dove e quando?
— Calma, calma. Non vuole fare un po’ di conversazione? Dove sono finite le sue buone maniere? Cos’è successo alla nostra principessa?
— Voglio parlare con mia figlia!
— Un vero peccato, per lo zio Charlie — continuò Jackson. Era seduto sul pavimento, al buio, e parlava con tono casuale, indifferente. Voleva che lei cedesse al panico, che lo sentisse completamente padrone della situazione. Al momento giusto, sarebbe venuta da lui, obbediente, pronta a ricevere la giusta punizione. A incontrare il suo carnefice.
— Voglio parlare con Lisa!
— Come fa a sapere che non l’ho già uccisa?
— Cosa?
— Può parlarle, ma come può essere sicura che non sia la mia voce? “Mammina, mammina, aiutami”… Sono bravo in queste cose. Parlarle non servirà a tranquillizzarla.
— Figlio di puttana!
— Vuole parlarle ugualmente?
— Sì.
— Sì come?
— Sì… per piacere!…
— Un attimo solo. Non ricordo dove l’ho messa quella benedetta bambina…
Riggs tentava in tutti i modi di ascoltare la conversazione. Esasperata, LuAnn cercò di concentrarsi su ogni minimo rumore di sottofondo.
— Mamma, mamma, sei tu?
— Sì tesoro, amore mio. Mi dispiace…
— Oh, mi scusi, sono ancora io. “Mamma ci sei?” — Jackson imitava la vocina di Lisa alla perfezione. LuAnn era senza parole, completamente sconvolta.
— La lascerò parlare con sua figlia. Nella realtà. Le concederò questo attimo di emozione. Dopodiché, LuAnn, lei farà esattamente quello che io le dirò di fare, altrimenti…
Non terminò la frase, non ce n’era bisogno. Ci fu un lungo silenzio.
LuAnn cercò di liberarsi del peso che sentiva sul cuore. Sapeva quello che lui cercava di farle, il gioco sottile con cui la stava esasperando. Ma non poteva farci niente, almeno per il momento.
— Sono stato chiaro, LuAnn?
— Sì.
Qualcosa.
C’era qualcosa tra i rumori di fondo! Lo sguardo di LuAnn volò all’orologio nel cruscotto della macchina. Esattamente le cinque del pomeriggio. Quello che avrebbe potuto essere lo spettro di un sorriso apparve sui lineamenti di lei. Un sorriso e al tempo stesso una speranza.
— Mamma?…
— Lisa! Sono con te, piccola. Ti porto a casa…
— Ora che le ha parlato, LuAnn — riprese Jackson — torniamo a noi. Mi richiamerà domattina, esattamente alle dieci. Io le comunicherò il luogo dell’incontro. Se ci sarà qualcuno in giro, sua figlia sarà morta.
LuAnn Tyler chiuse il contatto.
— Vuole te in cambio di Lisa! — tuonò Matthew Riggs.
— Così deve essere — rispose LuAnn. — E così sarà.
— Come fai a sapere che la lascerà andare? Non puoi fidarti di lui — implorò Charlie.
— Lo so. Vuole soltanto me.
— Dev’esserci un’altra strada! — esclamò Riggs.
— No, non c’è. E tu lo sai. — LuAnn accese il motore.
Aveva ancora una carta da giocare. Ma Charlie e Riggs non sarebbero stati della partita. Avevano già fatto abbastanza per lei. Jackson era quasi riuscito a ucciderli, e lei doveva fare in modo che non ci riprovasse. Toccava a lei salvare sua figlia. Per tutta la vita aveva dovuto contare solo su se stessa, e sarebbe stato così anche questa volta. Sapeva che poteva farcela. E sapeva anche qualcos’altro. Sapeva dove erano nascosti Jackson e Lisa.
58
La pioggia cadeva meno fitta, ma il temporale continuava a spazzare la radura. LuAnn aveva fissato una coperta contro il vetro infranto della finestra. Riggs aveva acceso il riscaldamento al massimo, e l’ambiente era diventato confortevole. I resti del pasto erano abbandonati sul tavolo della cucina. Riggs aveva guardato le macchie di sangue, del suo sangue, sul pavimento del salotto. Poi, con l’aiuto di Charlie, aveva trasportato i materassi giù dalle camere del piano superiore e li aveva stesi sul pavimento di legno.
Avevano deciso che il villino era il posto migliore per trascorrere la notte. Charlie e Riggs avevano tentato in tutti i modi di convincere LuAnn a cambiare idea. Alla fine, lei aveva acconsentito a contattare l’Fbi l’indomani mattina, prima di telefonare a Jackson. Forse loro sarebbero riusciti a individuare da dove chiamava. Più tranquilli, i due uomini le avevano concesso il primo turno di guardia e si erano addormentati, esausti.
LuAnn, le spalle alla finestra, li osservava. Controllò l’orologio: era passata mezzanotte. Si assicurò che la sua pistola fosse carica, quindi si inginocchiò accanto a Charlie e gli diede un breve bacio sulla guancia. Lui si mosse appena. Si avvicinò a Riggs. Studiò il ritmico alzarsi e abbassarsi del suo torace, gli spostò delicatamente i capelli dalla fronte. Non c’erano molte probabilità che si rivedessero. Si raddrizzò, appoggiandosi alla parete, oppressa da quel pensiero e da ciò che l’attendeva.
Scivolò fuori, nella pioggia.
Uscì dalla finestra, in modo da evitare di farsi tradire dal cigolio dei cardini della porta d’ingresso. Superò la Mercury parcheggiata nella radura e puntò dritta al capanno sul retro del villino. Joy, il suo cavallo, era ancora là: in quelle ultime, convulse giornate, LuAnn non aveva avuto modo di avvertire di andarla a riprendere. Non era stato necessario: il capanno era caldo e asciutto, c’erano acqua e fieno in abbondanza. Sellò l’animale e, senza fare rumore, si inoltrò nel bosco.