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Quando tornò in superficie, non era più sola. Con il braccio reggeva il corpo di Riggs, che tossiva e sputava acqua mentre i polmoni tornavano a funzionare. LuAnn tentò di opporsi alla violenza della corrente. Non sapeva quanto avrebbe potuto resistere. L’acqua gelida la stava paralizzando. Sentiva i movimenti di Riggs diventare sempre più deboli, sempre più incerti. Aprì le gambe a forbice e le chiuse intorno al torace di lui, piegandole in modo da tenergli la faccia fuori dall’acqua. Esercitando una costante pressione sullo stomaco del compagno, tentò di aiutarlo a liberare i polmoni dall’acqua.

Intorno a lei, le rive non sembravano offrire alcun appiglio. Finalmente, notò un albero sradicato, i cui rami si protendevano a pelo dell’acqua. Non era distante. Calcolò con un’occhiata la distanza e l’altezza, si tese e agganciò il ramo con entrambe le mani. Con immensa fatica si tirò su, finché una parte del corpo di Riggs non fu fuori dall’acqua. Cercò di sollevarsi ancora, ma inutilmente. Il peso che reggeva glielo impediva. Guardò giù, e si accorse con terrore che l’uomo tentava di liberarsi dalla stretta delle gambe che lo trattenevano.

— Matthew, no!

Le labbra livide di Riggs erano piegate in una smorfia. — Non dobbiamo… morire… tutti e due.

Paralizzata dal freddo, stremata, LuAnn lottava contro la corrente e contro la determinazione di lui. Rabbia e impotenza la scuotevano. Avrebbe potuto lasciarsi andare, seguirlo nel suo destino… ma Lisa? Cosa ne sarebbe stato di lei? Aveva solo pochi secondi per prendere una decisione. E improvvisamente, per la prima volta nella sua vita, le forze la abbandonarono. Le braccia lasciarono l’appiglio, e LuAnn si lasciò andare.

Un braccio robusto la cinse alla vita, e pochi istanti dopo si rese conto che entrambi erano fuori dal torrente. Alzò lo sguardo: Charlie la stava trascinando verso la riva, ansimando e mugolando per la ferita al braccio. Le gambe di LuAnn erano ancora saldate intorno al corpo di Riggs. Quando furono lontani dall’acqua, LuAnn si distese appoggiando il capo sul petto di Charlie. La sua mano destra cercò quella di Riggs, la trovò, la strinse. Nessuno di loro pronunciò una sola parola.

59

— Partita chiusa.

Matthew Riggs abbassò lentamente il ricevitore. Erano tutti riuniti nell’ufficio di casa sua, a Charlottesville. LuAnn, Lisa e Charlie. Fuori, cadeva la neve. Natale non era lontano.

LuAnn e Charlie erano guariti, ormai, e Riggs aveva tolto l’ingessatura, ma si muoveva ancora con difficoltà.

LuAnn inarcò un sopracciglio. — E il risultato?

— A conti fatti — rispose Riggs — considerando le tue tasse arretrate e mai pagate, gli interessi passivi e tutte le multe, calcolati per un periodo di quasi nove anni…

— Dunque? — tagliò corto Lisa.

— Resta meno di niente. Il governo incamera tutto il contante, tutti gli investimenti, tutte le proprietà. Inclusa Wicken’s Hunt. Hanno addirittura voluto sessantacinque cents per fare quadrare il cerchio. Ma non c’è problema, LuAnn. — Abbozzò un sorriso. — Ce li ho messi io per te.

— Ma che bel regalino di Natale ci ha elargito lo Zio Sam — grugnì Charlie. — E gli altri vincitori si tengono tutti i loro soldi. Non è giusto!

— Loro però hanno sempre pagato le tasse — precisò Riggs.

— Perché, LuAnn non le ha pagate?

— Solo per l’anno in cui è rientrata negli Stati Uniti. E solo sotto il falso nome di Catherine Savage.

— Ma andiamo, Matt! Qual era l’alternativa: usare il nome vero e andare in galera per un reato che non aveva mai commesso?

— Non mi sembra un argomento vincente.

— Ma anche gli altri hanno vinto grazie a un imbroglio.

— Questo non verrà mai reso pubblico. Lo Zio Sam incassa miliardi di dollari l’anno dalla vendita dei biglietti della Lotteria Nazionale. Se la cosa saltasse fuori, sai che casino?

— E i milioni di dollari che LuAnn ha scucito in beneficenza? — insistette Charlie.

— I signori del fisco sono commossi per il buon cuore di LuAnn. Ma ciò non toglie che l’evasione fiscale rimanga. Coraggio, Charlie, non è andata male. LuAnn rischiava di finire in prigione per molti anni. Se non avesse avuto quell’accusa sulla testa, avrebbe potuto strappare condizioni più favorevoli. Ma bisognava far tacere lo sceriffo Harvey, e allora…

— Proprio un ringraziamento coi fiocchi, dopo tutto quello che LuAnn ha passato, e per aver mandato all’aria l’organizzazione criminale di Peter Crane. Quelli dell’Fbi sono gli eroi della situazione, il Tesoro mette le mani su tutto e LuAnn non si becca nemmeno un grazie. Be’, è un vero schifo!

— Mettiamoci una pietra sopra, Charlie. — LuAnn gli mise una mano sulla spalla. — Non erano i miei soldi. Non lo erano mai stati. L’importante è stato riavere indietro la mia vita. — Spostò lo sguardo su Riggs. — Senza un’accusa di omicidio.

— Questo è vero — confermò lui. — Tutto decaduto, tutto cancellato. Pulita come una colomba.

— E povera in canna — brontolò Charlie.

— Siamo certi che non torneranno all’attacco, Matt? — disse LuAnn. — Assolutamente certi?

— Lo siamo. I documenti legali sono firmati. I conti in banca li hanno sequestrati. Anche se il fisco volesse ancora qualcosa da te, sarebbe inutile. Tu non hai più un soldo.

— Senti, Matt — fu Lisa a parlare, lo sguardo su Riggs. — Forse tu potresti ospitarci per un po’… Solo per un pochino?

LuAnn le sorrise. Alla fine, le aveva detto tutto. Tutto quanto. Non era stato facile, ma quando aveva finito aveva provato un immenso sollievo. E Lisa aveva capito. Ora loro due potevano costruirsi una vita normale, finalmente.

Riggs strinse le labbra con aria nervosa, prese LuAnn per mano. — Voi ragazzi ci scusate per un momento? — La guidò fuori dalla stanza.

Charlie e Lisa si strizzarono l’occhio.

— A me sta bene. Che veniate tutti quanti qui. Voglio dire, spazio ce n’è in abbondanza…

— Solo che?

— Ecco, stavo pensando… — Riggs esitò. — addirittura a qualcosa di più permanente.

— Capisco.

— Gli affari continuano a tirare…

LuAnn lo guardò in tralice, aspettando il resto.

— Insomma, non voglio, e non volevo nemmeno prima, che tu pensassi che ti stessi dietro per i soldi. Erano un grosso ostacolo per me. Però non voglio nemmeno che tu pensi che io sia contento adesso che i soldi non li hai più… Se ci fosse stato un modo per tenerli, sarebbe stato magnifico. Ma dato che non li hai più, allora io…

— Ti amo, Matthew.

Riggs si rilassò, come se il peso del mondo fosse stato sollevato dalle sue spalle. — Ti amo, LuAnn.

— Dicono che la Svizzera sia splendida in questa stagione. Ho sempre sognato di passarci la luna di miele. A Natale poi, è così romantico…

— Svizzera — ripeté lui corrugando la fronte. — Certo, splendida. È che, capisci, il mio lavoro non mi permette spese di questo genere. Forse tu ci sei abituata, ormai, ma…

LuAnn tolse di tasca un foglio piegato e glielo tese. Riggs lo aprì, lo lesse.

Era il numero di un conto bancario, in Svizzera. La cifra depositata ammontava a cento milioni di dollari: Jackson le aveva restituito la somma iniziale. Era là ad attenderla, e generava interessi per sei milioni l’anno. LuAnn era decisa a tenerli. E non si sentiva in colpa, questa volta. Aveva trascorso dieci anni cercando di essere qualcun altro. Aveva sperimentato miseria e ricchezza. Ora avrebbe vissuto il resto della sua vita in pace con se stessa, circondata dalla sua famiglia: una bella bimba con un magnifico avvenire, e due uomini che la adoravano. Niente più fughe, niente più nascondigli.