Выбрать главу

— Non avrebbero dovuto farlo. Voglio dire, è la prima volta che fanno una cosa simile. Credo che il funzionario che si occupa dei trasferimenti di fondi sia uno nuovo. Deve aver visto il mio nome e il mio numero di telefono su alcuni documenti…

— Quindi ha supposto che lei fosse il responsabile della transazione per la Citibank. L’uomo preposto a ricevere i fondi, non a inviarli.

— Qualcosa del genere.

— E lei gli ha detto qualcosa che potesse alimentare dei sospetti?

— No, signor Jackson! Assolutamente no! — ripeté l’altro nervosamente. — Mi sono limitato a ringraziarlo e a dirgli che andava tutto bene. Spero di aver fatto la cosa giusta…

— L’ha fatta.

— Al tempo stesso, signor Jackson, volevo che lei ne fosse informato immediatamente.

— Seconda cosa giusta.

— Vuole che compia altri passi? Altre verifiche?

— Ci penserò io — disse seccamente Jackson prima di chiudere la comunicazione.

Si appoggiò contro lo schienale e lasciò scorrere lo sguardo sul suo vero volto nello specchio.

Il denaro di LuAnn Tyler non avrebbe mai, mai, dovuto riprendere la via degli Stati Uniti. Nemmeno in parte. Il denaro negli Stati Uniti era rintracciabile. Per legge, le banche americane inviavano rapporti finanziari periodici al fisco, contenenti dettagliate descrizioni di entrate, uscite, profitti e interessi. I numeri della Sicurezza Sociale venivano comunicati e rimanevano agli atti, insieme alle cartelle esattoriali. Nulla di tutto questo avrebbe dovuto far parte del sistema finanziario di LuAnn Tyler alias Catherine Savage. Perché LuAnn Tyler era ricercata dalla polizia. E i ricercati non ritornavano a casa per pagare le tasse. Nemmeno sotto falso nome.

Jackson sollevò nuovamente il ricevitore e compose un numero.

— Sì, signor Jackson. — Questa volta la voce era di una donna.

— Il nome della contribuente è Catherine Savage — Jackson le diede tutti i dati necessari. — Voglio immediatamente sapere se ha presentato dichiarazione dei redditi negli Stati Uniti o qualsiasi altro documento fiscale. Devo avere questa informazione nel giro di un’ora.

Quando la risposta arrivò, Jackson stava passeggiando munito di cuffia telefonica per l’appartamento.

— Catherine Savage ha presentato una dichiarazione dei redditi completa per l’anno scorso. — La voce era precisa, priva di esitazioni. — Nel breve tempo concessomi, non sono stata in grado di raccogliere tutti i dettagli. Secondo la mia fonte, però, si tratta di una dichiarazione molto sostanziosa.

Jackson restò immobile dietro i cristalli delle finestre panoramiche dell’attico, fissando il polmone verde di Central Park. — Che domicilio ha Catherine Savage?

— Una proprietà chiamata Wicken’s Hunt, a Charlottesville, in Virginia.

Jackson seguì le luci di un elicottero in volo a bassa quota verso lo East River, poi tornò alla scrivania.

— Signor Jackson?

— Dica.

— La mia fonte ha fatto emergere anche un altro dato relativo alla dichiarazione dei redditi presentata dalla signorina Savage.

— Continui.

— Un modulo 2848, molto recente.

— Conferimento di procura legale e rappresentanza — scandì Jackson. — E quale sarebbe la terza persona coinvolta nella situazione fiscale della signorina Savage?

— Un certo signor Tom Jones. Secondo la documentazione, questo signor Jones ha già ottenuto copia della dichiarazione dei redditi della signorina Savage e il nuovo indirizzo. L’intera pratica, insomma.

— Lei ha una copia del 2848 in questione?

— Sì, signore.

— Me la mandi immediatamente via fax.

— Sì, signore.

Jackson raddrizzò la schiena, uscì dal cono di luce della lampada da tavolo e rientrò nella penombra.

Sul piano della scrivania giacevano il fax del modello 2848 richiesto dall’elusivo signor Jones e gli originali dei documenti che LuAnn Tyler aveva firmato dieci anni prima nella stipula del loro contratto. Le calligrafie di quelle due firme non si assomigliavano nemmeno, e in quell’elefantiaco carrozzone governativo che era il fisco, nessuno si sarebbe mai accorto di quella grossolana contraffazione.

Il signor Tom Jones, chiunque fosse, aveva falsificato la firma di Catherine Savage, e a sua insaputa aveva ottenuto su di lei dati della massima riservatezza legale e fiscale. Il signor Tom Jones aveva dato un indirizzo parimenti falso, più un numero di telefono inattivo da un pezzo. Interessante ironia: un uomo finto che voleva informazioni su una donna finta.

Jackson si tolse la cuffia telefonica e sedette in una poltrona fissando la parete, mentre la sua mente cominciava a mettersi in azione. LuAnn Tyler era tornata infrangendo il loro contratto. LuAnn aveva disobbedito. Di per sé, questo era già di estrema gravità ma su questo fatto era andato a sovrapporsi un ulteriore elemento, di decisiva gravità. Qualcun altro stava interessandosi a lei. Per quale ragione? E dove si trovava ora questa persona? Probabilmente nello stesso posto in cui Jackson aveva intenzione di andare: Charlottesville.

Ora le luci dei due treni andavano facendosi più distinte. La possibilità di uno scontro frontale con LuAnn Tyler era sempre più probabile. Jackson ritornò nel locale del make-up. Era tempo di creare una nuova identità.

27

Dopo aver lasciato Lisa a scuola, assicurandosi che andasse direttamente in classe, Charlie si era avviato con la Range Rover verso il centro di Charlottesville.

Dal loro arrivo a Wicken’s Hunt, mentre LuAnn rimaneva perlopiù al riparo della loro villa tra le colline, era stato lui ad andare in avanscoperta in città. Non solo si era incontrato con i pezzi da novanta locali, ma aveva anche preso contatto con le banche, gli enti di beneficenza e le università. Per quanto cosmopolita Charlottesville potesse essere, nessuno che fosse apparso sulla scena con un portafoglio da mezzo miliardo di dollari sarebbe passato inosservato. Tentare di muoversi con discrezione dietro le quinte avrebbe ottenuto l’unico risultato di sollevare sospetti, forse addirittura ostilità. Così Charlie aveva preparato il terreno per l’apparizione di LuAnn Tyler alias Catherine Savage nella ricca e snobistica comunità di Charlottesville. Apparizione che sarebbe stata comunque di entità estremamente discreta.

Non sarebbe apparso strano, per una persona così ricca, sorvegliare la propria privacy. Charlottesville era piena di organizzazioni pronte a cooperare e a garantire tale discrezione, tanto più che LuAnn se ne era già garantita la simpatia attraverso donazioni varie per oltre centomila dollari.

Charlie contrasse le mani sul volante sbuffando. Piani, strategie, cosa fare e cosa non fare. Avere una montagna di soldi era una colossale rottura di scatole, ecco la verità nuda e cruda. C’erano momenti in cui rimpiangeva i tempi andati: qualche dollaro in tasca, il bar all’angolo con buona birra alla spina, un pacchetto di sigarette, un incontro di boxe in TV quando gli girava… Sogghignò tra sé. Otto anni prima, LuAnn gli aveva fatto smettere di fumare, il che doveva avergli allungato la vita di non poco. Gli restava qualche sigaro di tanto in tanto. In fin dei conti, non era mica sua madre.

Tra i molti contatti che Charlie aveva allacciato a Charlottesville, uno in particolare sarebbe stato di enorme aiuto per cercare di rintracciare il tizio della Honda. E anche per prevenire altri guai futuri. Se quel tizio era a caccia di soldi, allora non era un problema, perché di soldi LuAnn ne possedeva abbastanza da soddisfare un esercito dei più sfrontati ricattatori fino al giorno del Giudizio. C’era però una seconda possibilità, molto più sinistra, che invece i soldi c’entrassero solo fino a un certo punto o niente affatto.