— Non è uno scherzo, LuAnn. Non lo è mai stato.
LuAnn saltò in piedi per la seconda volta. — Tiri fuori una storia migliore, amico! Perché io in questa non ci voglio proprio entrare. Cento dollari o non cento dollari al giorno…
Era delusa. Inferocita e disgustata. Cento dollari al giorno. Ma certo che c’era il trucco. Un tipo matto da legare, una cosa da pazzi. Raccolse la borsa, raccolse Lisa e si voltò per andarsene.
— Cinquanta milioni di dollari.
Jackson aveva parlato in modo così pacato, quasi annoiato, che la sua voce le provocò un profondo brivido lungo la schiena.
— Io le garantisco che lei vincerà la Lotteria Nazionale degli Stati Uniti, LuAnn.
Pareva la voce di un impiegato delle poste intento a scorrere una lista d’indirizzi cancellati.
— Io le garantisco che lei vincerà, come minimo, cinquanta-milioni-di-dollari.
A dare retta al proprio cervello, LuAnn avrebbe dovuto scappare alla velocità della luce fuori da quella stanza, invece si ritrovò a voltarsi lentamente verso quell’uomo.
Jackson era comodamente rilassato nella sua poltroncina, lo schienale all’indietro, le braccia incrociate. — Niente più Duane, niente più tavola calda per camionisti da mezzanotte alle sette, niente più angoscia di non riuscire a procurare a sua figlia abiti caldi per l’inverno. Qualsiasi cosa lei vorrà possedere, LuAnn, potrà averla. — La sua voce rimaneva calma, ineluttabile. — Qualunque persona lei vorrà diventare, LuAnn, potrà farlo.
Cinquanta milioni di dollari.
— Ma lei come fa a farlo, eh?…
Signore onnipotente!
— Vuole dirmelo sì o no?
— Prima ho bisogno che lei risponda alla mia domanda, LuAnn.
— Quale domanda?
— Vuole possedere tutta quella ricchezza?
— Ma lei è pazzo o cosa? Guardi che io ce li ho i muscoli! E se prova a fare delle robe strane con me, io gliene do tante da mandarle in pappa il cervello!
— Devo quindi arguire che la sua risposta sia negativa?
LuAnn gettò i capelli da un lato con un deciso movimento del capo, spostò la maniglia del seggiolino di Lisa dalla mano sinistra alla destra. Lo sguardo della bambina continuava a passare da lei a Jackson, come se fosse intensamente assorbita dalla loro conversazione.
— Stia bene a sentire, amico bello, non è possibile che mi assicuri una cosa del genere!
— Ne è certa?
— Sicuro che ne sono certa! Perciò adesso io vado fuori da qui e chiamo due tipi con la giacca bianca che la portano al manicomio!
Jackson respirò a fondo, quindi disse: — Mi permetta di darle un piccolo esempio, LuAnn. — Consultò l’orologio e accese il televisore con il telecomando. — Esattamente tra sessanta secondi si terrà l’estrazione giornaliera della Lotteria Nazionale. Si tratta di un montepremi di solo un milione di dollari; comunque, spero che basti ad aiutarla a comprendere la questione. È anche importante che lei sappia, LuAnn, che io non traggo alcun profitto da ciò a cui lei sta per assistere. L’unico scopo è dimostrativo. In modo da superare il suo comprensibile scetticismo.
LuAnn guardò lo schermo. Era la sala della Lotteria Nazionale, il quartier generale a New York. I meccanismi con le palline numerate stavano per essere messi in moto per l’estrazione.
— La serie vincente — Jackson tolse di tasca un foglietto di carta e una penna, scrisse una combinazione di numeri e le porse il foglietto — è 8-4-7-11-9-6. Esattamente in quest’ordine.
LuAnn quasi gli rise in faccia, mentre i numeri venivano selezionati e la combinazione vincente cominciava a formarsi.
Primo estratto: 8.
LuAnn si bloccò.
4-7-11-9-6.
Impossibile!
LuAnn seguitava a passare con lo sguardo dallo schermo al foglietto e di nuovo allo schermo.
Jackson spense il televisore. — Confido, LuAnn, che i suoi dubbi siano stati dissipati. E parimenti confido che ora lei possa tornare alla mia proposta d’affari.
LuAnn si appoggiò con la schiena alla parete. Era pallida come un pezzo di gesso. Un miliardo di termiti invisibili le stava strisciando sotto la pelle, divorandola tutta fino al midollo. Guardò il televisore: nessun videoregistratore. Nessun altro apparecchio più o meno strano in grado di consentirgli di sapere in anticipo quale combinazione sarebbe stata estratta. Non era nient’altro che un televisore, spina infilata nella presa di corrente, cavo d’antenna connesso al muro.
— Come ha fatto? — la sua voce era un flebile sussurro, pieno d’incertezza, forse anche di paura. — Come diavolo ha fatto?
— Che lei lo sappia, LuAnn, è del tutto irrilevante. Ciò che per contro è assolutamente rilevante — aggiunse Jackson indurendo leggermente la voce — è che lei risponda alla mia domanda.
LuAnn sospirò, facendo uno sforzo per ignorare le fameliche termiti. — Vuole sapere se io sono pronta a fare qualcosa di sbagliato… Be’, glielo dico chiaro e tondo: no. Io non sono granché, ma non faccio cose da criminali.
— E chi ha mai detto, LuAnn, che questa sia una… cosa criminale?
— No, cioè… adesso mi viene a dire che un trucco per vincere al lotto è una cosa regolare? A me puzza, amico. Io faccio dei lavori da schifo, d’accordo, ma nessuno mi prende per scema.
— In realtà, io ho un’opinione quanto mai elevata del suo livello intellettuale, LuAnn. Ed è per questo che lei si trova qui, oggi. Qualcuno avrà quei cinquanta milioni di dollari. Perché non dovrebbe averli proprio lei?
— Perché non è giusto, ecco perché!
— Giusto e ingiusto sono concetti relativi. Inoltre, l’ingiusto è tale solo se qualcuno se ne accorge.
— Io sono quella che se ne accorge!
— Molto encomiabile, molto nobile — Jackson sospirò. — Ma mi dica: è proprio così sicura di voler spendere il resto della sua vita insieme a Duane Harvey?
— Lui ha delle buone qualità.
— Davvero? Perché non me ne elenca qualcuna?
— Perché non va all’inferno? E invece gliela dico io una bella cosa, signor Jackson: la mia prossima fermata è la stazione di polizia. Un mio amico è un poliziotto… — LuAnn si girò di scatto e afferrò la maniglia della porta. — Ci scommetto, signor Jackson, che anche lui è molto interessato ai suoi numerini truccati!
Jackson sapeva che anche questo momento sarebbe arrivato. — Così Lisa continuerà a crescere in quella lurida roulotte circondata da rottami arrugginiti e da lattine di birra vuote piene di scarafaggi. Poi la sua bambina crescerà, e se dovesse somigliare alla madre diventerà una bellissima ragazza. Quando arriverà all’adolescenza, i giovanotti di Rikersville verosimilmente svilupperanno un interesse nei suoi confronti, e lei magari abbandonerà la scuola, una cosa tira l’altra e Lisa potrebbe ritrovarsi incinta… e il ciclo riparte daccapo… Come un tempo già successe a sua madre, LuAnn? — Jackson fece una piccola pausa. — E in seguito anche a lei? — aggiunse in tono pacato.
Con estrema lentezza LuAnn si voltò verso di lui e lo fissò con occhi dilatati e scintillanti.
— È la crudele ineluttabilità di certi cicli dell’esistenza, non trova, LuAnn? Io sto dicendo il vero e lei lo sa bene. Quale futuro Lisa e lei potrete avere con quell’uomo? E se non con lui, con il prossimo Duane Harvey? O quello dopo il prossimo? Vivrete nell’indigenza e nell’indigenza morirete. Prima lei e poi Lisa. Nessuna via d’uscita. È qualcosa di orribilmente ingiusto, è vero, ma non per questo meno certo. Coloro i quali non si sono mai trovati nella sua situazione potrebbero dirle di fare le valigie e di andarsene. Prendere sua figlia e sparire. Ciò che non le dicono è come trovare il denaro per l’autobus, per una stanza d’albergo, per il cibo. Chi si occuperà della sua bambina mentre lei cerca un lavoro, e quando poi lavorerà, ammesso e non concesso che ci riesca?