Ma come? In che modo quell’individuo c’era riuscito? E poi, chi cazzo era?
Charlie rimise il coperchio a quella scatola maledetta. Si assicurò che la serratura della porta d’ingresso scattasse di nuovo come prima in posizione di chiusura. Poi tornò di corsa alla Range Rover.
Il viaggio di ritorno da Washington gli aveva preso molto tempo. Molto più di quanto Thomas Donovan avesse preventivato. Aveva trascorso le ultime due ore a districarsi nel traffico che congestionava la Route 29. E passando in rassegna le sue prossime mosse per mettere LuAnn Tyler alle corde. In modo da mandarla al tappeto.
Donovan incontrò il proprio sguardo nello specchietto retrovisore. Uno sguardo pieno di sottile soddisfazione, forse anche crudele. La teneva in pugno. Una catena è forte come il più debole dei suoi anelli. LuAnn Tyler era il punto di rottura nell’intero sistema connesso alla Lotteria Nazionale. E non gli sarebbe sfuggita una seconda volta.
Lo sguardo di Donovan si spostò sul sedile del passeggero. C’era una pistola di piccolo calibro, proiettile in canna e sicura alzata, seminascosta da una copia del Washington Tribune. Le pistole non gli piacevano. Ma non era nemmeno uno stupido.
32
Matt Riggs vide Charlie caracollare ansimante fino alla Range Rover, mettersi al volante e ripartire in tromba. Doveva aver visto qualcosa dentro quel villino. Qualcosa che non gli era piaciuto.
Non appena il rombo del motore si fu disperso nel bosco, Riggs si mosse dal proprio riparo e avanzò verso il villino. Era il suo turno di esplorare il posto.
Ma un frusciare improvviso di fronde proveniente dal margine opposto della radura lo bloccò.
Riggs sparì appena in tempo dietro il tronco di una quercia.
LuAnn Tyler emerse dal folto. Aveva legato Joy a un albero a un centinaio di metri dal villino e aveva coperto il resto della distanza a piedi, avanzando con brevi scatti irregolari, circospetta. Si accucciò dietro un albero caduto di traverso, studiò la radura e la casa. Il suo sguardo passò oltre la quercia dietro la quale Riggs si era riparato. Non lo vide.
Ma lui vide lei. Notò la precisione, la rapidità dei movimenti mentre lei s’inoltrava allo scoperto, addossandosi contro la parete del capanno sul retro. LuAnn gettò uno sguardo attraverso la medesima finestra a cui si era accostato Charlie. E anche lei vide la Honda nera.
Riggs la guardò raccogliere una manciata di terriccio e passarla sulla parte del vetro che Charlie aveva ripulito per poter sbirciare all’interno. Abile, la signorina Savage, molto abile. Charlie non aveva minimamente pensato a cancellare quella traccia del proprio passaggio.
LuAnn, le mani sprofondate nelle tasche, guardò il villino. Adesso sapeva che Charlie era stato là e se ne era già andato. Tagliare a cavallo attraverso le colline le aveva permesso di compensare lo svantaggio iniziale rispetto all’auto di Charlie. Quindi l’uomo non poteva essersi trattenuto a lungo. C’erano due possibilità: o Charlie non aveva trovato assolutamente niente o, al contrario, qualcosa di molto grave. E da come erano andate le cose negli ultimi giorni, LuAnn sentiva che doveva trattarsi proprio della seconda ipotesi. La cosa giusta da fare, a quel punto, era squagliarsela e tornare a Wicken’s Hunt, lasciando che lui le facesse rapporto. Tuttavia LuAnn non seppe resistere alla propria impulsività. Andò alla porta e provò a ruotare la maniglia. Tentò con tutta la sua forza, ma ancora inutilmente. Niente. E lei non sapeva usare il grimaldello come Charlie. Aggirò la costruzione e provò ad aprire una finestra, poi una seconda. Fu la terza a cedere. LuAnn si issò sul davanzale e scivolò all’interno.
C’era una quiete spettrale, là dentro. La donna rimase immobile, in ascolto. Se qualcuno fosse stato in agguato, lei ne avrebbe sentito la presenza. Un’asse che scricchiola, un respiro. Ma il silenzio rimase assoluto.
LuAnn avanzò dalla cucina fino a quello che doveva essere il soggiorno, attrezzato però come un vero e proprio ufficio. E lì vide tutto quello che c’era da vedere sulla vita e i miracoli di LuAnn Tvler, sui morti ammazzati di Rikersville e sulla vincita da cento milioni di dollari della Lotteria Nazionale. Affondò il viso tra le mani. Qualsiasi cosa l’uomo della Honda avesse in mente, andava al di là, molto al di là di un banale ricatto.
Il ruggito del motore si fece più vicino, e la distolse dai suoi pensieri. LuAnn si precipitò alla finestra più vicina, gettò una fugace occhiata all’esterno. Una Chrysler era appena arrivata alla radura e si stava arrestando sul retro del villino. Ne vide scendere un uomo con una pistola in pugno.
— Oh, diavolo! — Matt Riggs lanciò un’imprecazione mezzo soffocata e si girò, con il fucile in pugno. Qualcos’altro stava avanzando verso la radura, provenendo dalla strada fangosa che solcava la foresta. La Chrysler apparve all’improvviso sul terreno scosceso, il guidatore ingobbito sul volante. Era il tizio della Honda. Si era tagliato la barba, ma era lui. Nessun dubbio in merito. Riggs schizzò via e corse alla sua Cherokee.
Qualcosa non andava. Non c’era nulla di anomalo nella foresta, né nella radura, né nel villino. Eppure qualcosa non andava, ne era certo.
Thomas Donovan mise il proiettile in canna e alzò la sicura. Poi tolse le chiavi di tasca e si diresse verso la porta sul retro.
LuAnn si sentì in trappola. Arretrò verso le ombre che avvolgevano il fondo del corridoio, cercando disperatamente una via d’uscita. Non ne esistevano. La porta sul davanti era chiusa a chiave e se avesse cercato di forzarla, l’uomo con la pistola l’avrebbe udita. Uscire dal retro era fuori discussione, si sarebbe trovata faccia a faccia con lui. Non le rimaneva che tentare di raggiungere il piano superiore. Ma poi?
La chiave girò nella serratura. Se l’uomo con la pistola avesse gettato anche solo una rapidissima occhiata attraverso la vetrata della porta, l’avrebbe vista subito. La porta si socchiuse.
Proprio in quel momento, da qualche parte nel bosco non troppo lontano, una sirena intermittente si mise a ululare, probabilmente un antifurto attivato.
Thomas Donovan si bloccò. Richiuse la porta di schianto e aggirò il villino di corsa, fino ad arrivare alla parte anteriore dell’edificio.
LuAnn ne approfittò per raggiungere la stessa finestra dalla quale era penetrata, scavalcarla e buttarsi fuori dalla casa, rotolando sul terreno.
L’antifurto lamentoso non aveva cessato di suonare.
Sporgendosi cautamente dal capanno, vide Donovan, la pistola puntata a braccio teso davanti a sé, muoversi nella direzione dalla quale proveniva il suono, allontanandosi dal villino. E da lei.
La mano apparve come dal nulla, coprendole la bocca e soffocandone il grido.
— Dov’è il suo cavallo? — sussurrò calma una voce d’uomo.
LuAnn smise istantaneamente di dibattersi e Matt Riggs la lasciò andare.
— Cento metri in quella direzione. — LuAnn indicò il lato opposto della radura. — Forse meno. È il suo, di antifurto?
Riggs annuì con decisione, mostrandole il piccolo comando a distanza attaccato alla chiave di avviamento della Cherokee.
— Pronta? — le domandò continuando a tenere d’occhio la sagoma di Donovan. — Adesso!
Scattarono allo scoperto simultaneamente, correndo verso il bordo della radura. Improvvisamente Riggs inciampò in una radice semiscoperta e cadde in avanti schiacciando accidentalmente il comando dell’antifurto che stringeva in mano. La sirena cessò di colpo di ululare. Donovan si girò nella loro direzione. Li vide. LuAnn aiutò Riggs a rimettersi in piedi ed entrambi ripartirono tuffandosi nel folto del bosco. Donovan si mosse verso di loro, facendo ampi gesti con la pistola spianata. — Ehi! — gridò.