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Jackson si passò il dorso della mano sul mento, osservando LuAnn quasi con affetto.

— Vada pure da quel suo amico poliziotto, LuAnn, se è questo che davvero vuole. Quando gli agenti arriveranno qui, non tro veranno nient’altro che uno spazio vuoto. E a quel punto, chi mai le crederà, LuAnn? Chi mai crederà all’esistenza di qualcuno in grado di predeterminare l’esito della Lotteria Nazionale degli Stati Uniti? — Un’espressione di condiscendenza affiorò sui lineamenti finti. — E alla fine, LuAnn, che risultato avrà ottenuto? Solamente quello di aver gettato via la grande occasione della sua vita. Svanita nel nulla. Perduta per sempre. — Scosse la testa tristemente. — Per favore, non sia così stupida.

Le dita di LuAnn si contrassero intorno alla maniglia del seggiolino. Lisa adesso era agitata, e istintivamente LuAnn la fece oscillare avanti e indietro. — Lei parla di sogni, signor Jackson. Ma io ho i miei di sogni. E sono grandi… Belli grandi.

La sua voce era piena di esitazione. Durante tutti quegli anni passati a raschiare il fondo del barile, LuAnn Tyler aveva costruito una robusta armatura intorno a sé. Ma le parole di Jackson, la verità che contenevano, l’avevano penetrata in profondità.

— So dei suoi sogni. Così come so che lei è una donna intelligente. La sua linea di condotta in questo nostro incontro non ha fatto altro che rafforzare la mia opinione nei suoi confronti. Lei merita di più, molto più di quanto non abbia ora. Al tempo stesso, raramente le persone ottengono dalla vita ciò che meritano. E io, LuAnn, le sto offrendo la chiave per realizzare i suoi grandi sogni… — improvvisamente Jackson fece schioccare le dita, e nel silenzio dell’angusto locale quel suono parve rimbalzare come un colpo d’arma da fuoco — così, in un batter d’occhi.

— Come faccio a sapere che non lavora per la polizia? — LuAnn era tornata ad alzare la guardia. — Io, per i soldi, in prigione non ci vado. Ha capito?

— LuAnn, lei ha mai sentito parlare di istigazione a delinquere?

— Non è quando si fa fare a qualcuno qualcosa di criminale?

— Qualcosa del genere. La polizia non può compiere un’azione del genere, neanche per finta, e comunque sarebbe inammissibile come prova a carico in un’aula di tribunale. Inoltre, LuAnn, per quale ragione la polizia dovrebbe prendere in trappola lei usando un imbroglio tanto elaborato?

LuAnn si appoggiò alla porta. Sentiva il cuore martellarle nel petto.

Jackson si alzò di nuovo. — Mi rendo conto che lei non mi conosce, ma le posso assicurare che prendo i miei affari molto, molto sul serio. — La sua voce continuava a essere calma, eppure piena di autorevolezza. — Io non faccio nulla senza un’ottima ragione. Non sprecherei il suo tempo con qualche scherzo di dubbio gusto. — E con uno sguardo che pareva trapassare LuAnn da parte a parte aggiunse: — Ma, soprattutto, non sprecherei il mio tempo.

— Perché proprio io, signor Jackson? Tra tutta la gente di questo mondo balordo… — LuAnn sembrava quasi implorarlo — perché proprio io?

— Buona domanda, LuAnn. Peraltro non sono in condizione di poterle rispondere, e in fondo non è così pertinente.

— Come fa a sapere che vincerò?

Jackson fece un cenno in direzione del televisore. — Credevo che l’estrazione di prima l’avesse convinta, ma sembra che lei continui a dubitare…

— Io per adesso dubito di tutto quello che sto sentendo. Mettiamo che io gioco e poi non vinco. E allora?

— E allora che cos’ha da perdere, LuAnn?

— I due dollari che mi costa il biglietto, ecco cosa! A lei magari non sembrano granché, ma per me sono i biglietti dell’autobus di tutta una settimana!

— D’accordo. In tal caso eliminiamo questa intollerabile delusione finanziaria. — Tolse di tasca quattro biglietti da un dollaro e glieli porse. — E aggiungiamo un ritorno dell’investimento pari al cento per cento.

— Ma lei… che cosa ci guadagna? — domandò LuAnn tormentando i biglietti con la punta delle dita. — Io non ci credo più alle favolette — aggiunse con uno sguardo di nuovo circospetto.

— Un’altra ottima domanda. È vero, io non sono un’associazione filantropica. Ma ottenere una risposta più precisa dipende dalla sua partecipazione al mio… — un sorriso mellifluo tornò ad affiorare sulle labbra di Jackson — chiamiamolo contratto; il quale, come tutte le transazioni d’affari, è studiato perché entrambe le parti contraenti ne ricavino il dovuto profitto. E le posso anticipare che lei sarà particolarmente soddisfatta di quanto siano generosi i termini che la riguardano.

— È lei che mi deve dare una risposta, e adesso — sibilò LuAnn mettendo i quattro dollari nella borsa. — Altrimenti io non accetto.

— Mi rendo conto, LuAnn, che nella mia proposta è insito un elevato livello di complessità. Per questo le darò un po’ di tempo per pensarci.

Jackson scrisse un numero telefonico su un foglietto.

— Ma non un tempo indefinito. L’estrazione mensile della Lotteria Nazionale degli Stati Uniti avrà luogo fra quattro giorni. Questo significa che io dovrò avere una sua risposta definitiva entro le ore dieci di dopodomani mattina. — Le porse l’appunto. — Può raggiungermi a questo numero a qualsiasi ora del giorno o della notte.

— Mettiamo che tra due giorni io dico ancora di no — disse LuAnn osservando il pezzo di carta, ma senza prenderlo — che cosa succede dopo?

Jackson scrollò le spalle. — Succede che qualcun altro vincerà quei cinquanta milioni di dollari. Qualcun altro che, posso garantirglielo, si guarderà bene dallo sprecare tempo ed energie con un complesso di colpa. — Jackson le sorrise in modo conciliante. — Mi creda, LuAnn, quando le dico che tanta gente, là fuori, ma proprio tanta, farebbe carte false pur di essere al suo posto.

Jackson le mise d’autorità il foglietto nella palma della mano, e le fece chiudere le dita intorno.

— Si ricordi bene, LuAnn, alle dieci e un minuto — e per un momento la sua voce si abbassò a un tono di minaccia — l’offerta sarà scaduta. Per sempre. — Jackson, ovviamente, non accennò al fatto che se lei avesse rifiutato sarebbe stata uccisa.

Infine aprì la porta dell’ufficio con formale cortesia, osservando Lisa nel suo seggiolino. La piccina rispose al suo sguardo, con grandi occhi pieni di interesse e di innocente stupore.

— La sua bambina le somiglia molto, LuAnn. — Il suo sorriso mellifluo riapparve. — Mi auguro che le somigli anche in capacità intellettuali.

LuAnn lo fissò dritto negli occhi. — Perché una vocina continua a dirmi che lei non si chiama Jackson?

— Grazie per essere venuta, LuAnn.

Nemmeno a questa domanda LuAnn avrebbe avuto una risposta. Lo sapevano entrambi.

— Le auguro una buona giornata.

LuAnn varcò la soglia e uscì da quel cubicolo pieno di angoli in penombra.

— Spero ardentemente di risentirla presto, LuAnn. Sono il primo a volere che accadano cose buone a gente perbene.

Lentamente, l’uomo che si faceva chiamare Jackson cominciò a chiudere la porta.

— Lei no?

4

La stavano fissando.

Mentre stringeva con la medesima intensità sia il manico del seggiolino di Lisa che il fogliettino di Jackson, LuAnn provava la sgradevole sensazione che su quel maledetto autobus tutti quanti la stessero osservando. Come se sapessero che cosa le era appena successo e fossero tutti quanti pronti a giudicarla, a condannarla.