LuAnn s’interruppe, riprendendo fiato. Fino a poche ore prima, la sola idea di dire qualcosa di simile le era parsa infinitamente remota. Ma poche ore prima Jackson non era ancora tornato a fare irruzione nella loro esistenza. E a piazzarle una pistola sulla guancia.
— Sappi però una cosa, piccola mia: in quel momento, in quel luogo, io ero molto giovane. E non ho avuto nessuno ad aiutarmi a prendere la decisione. In quel momento, in quel luogo, ho fatto semplicemente ciò che ho ritenuto giusto fare per te.
LuAnn sollevò il mento della figlia, scrutò nei suoi occhi pieni di lacrime.
— So che sto facendoti male, Lisa. Non voglio che tu vada via da me, credimi. Ma è necessario. E devi anche sapere che non permetterò che ti capiti nulla, a nessun costo. Neppure lo zio Charlie lo permetterà.
— Mamma, mi stai facendo paura…
— Ti voglio tanto bene, Lisa. — LuAnn la strinse forte contro di sé. — Più di quanto potrò mai essere in grado di spiegarti a parole.
— Non voglio che ti succeda niente, mamma! — Lisa le prese il volto con le piccole mani.
— Non mi succederà proprio niente, tesoro. — LuAnn riuscì addirittura a sorriderle. — Un gatto ha nove vite, lo sai, no?
37
Il mattino seguente, LuAnn si alzò presto, dopo una notte praticamente insonne. Allontanare sua figlia era stata una delle prove più difficili che avesse mai dovuto affrontare. Ed era ancora niente rispetto a ciò che l’aspettava il giorno in cui le avesse confessato l’intera verità sulla sua vita, sul passato della donna che era sua madre. Ma da quel confronto non si sarebbe ritirata. Ed era stato comunque un enorme sollievo vedere le luci posteriori della Range Rover di Charlie che svanivano nella notte.
Adesso doveva affrontare la questione di Riggs. Sarebbe stata costretta a ricontattarlo tentando di superare la comprensibile diffidenza di lui. Avrebbe dovuto far saltare fuori qualche elemento, vero o falso, e quindi informarne Jackson, altrimenti se ne sarebbe occupato lui stesso. E questo non poteva permetterlo.
LuAnn spalancò le tende. La balconata della sua camera da letto al secondo piano offriva un’ampia vista sulla tenuta dietro la casa. Due grandi porte finestre si aprivano dalla sua stanza. Probabilmente Jackson era passato di lì. Wicken’s Hunt era dotata di un sofisticato sistema d’allarme, e la notte prima, come sempre, LuAnn lo aveva attivato. Eppure Jackson era riuscito a filtrare come se quell’apparato neppure esistesse, come se lui fosse in grado di camminare attraverso i muri.
LuAnn preparò il caffè nel piccolo angolo cottura accanto allo spogliatoio, indossò una vestaglia di seta e uscì sul balcone. Si appoggiò alla balaustra di marmo, con la tazza fumante in mano. La cupola del sole stava innalzandosi al di sopra delle foreste sull’orizzonte verso est. Raggi obliqui, rossi e dorati, si aprivano la strada tra il fogliame che cominciava ad assumere le calde sfumature cromatiche dell’autunno. Quella veduta parve risollevarle un poco l’umore. Ma ciò che improvvisamente scorse le procurò una nuova inquietudine.
Matt Riggs camminava a larghi passi, metodicamente uguali, come se stesse facendo delle misurazioni nella radura sul limitare della foresta, proprio nel posto dove lei gli aveva detto che avrebbe voluto costruire lo studio. LuAnn si appoggiò alla parete esterna di mattoni crudi e si protese dalla balaustra. C’erano dei paletti conficcati nel terreno. Riggs tolse di tasca un gomitolo di spago, ne legò un’estremità a uno dei paletti e continuò a muoversi dipanando lo spago. Stava formando quello che avrebbe potuto essere il perimetro di fondazione.
— Ehi! — provò a gridare LuAnn, ma la voce si perse nella brezza mattutina.
La figura continuò a muoversi, raggiungendo l’ultimo dei paletti, chiudendo il perimetro. Troppo lontano. Non poteva udirla.
LuAnn saltò giù dalla balaustra, attraversò la stanza da letto e si precipitò giù per le scale. Corse a piedi nudi sul prato intriso di rugiada dietro la villa. La seta della vestaglia disegnava le forme del suo corpo, aprendosi a ogni falcata, lasciando scoperte le lunghe gambe. LuAnn rallentò solo quando fu in prossimità del perimetro circoscritto con lo spago. In un angolo c’era uno spesso rotolo di disegni. Ansimante, LuAnn si guardò intorno, stringendosi la vestaglia contro il petto, il respiro che si condensava nell’aria fredda. Non c’era nessuno. Matt Riggs era scomparso, come se il suolo si fosse aperto e l’avesse inghiottito.
— Buongiorno.
LuAnn si voltò mentre Riggs emergeva dal bosco stringendo in pugno una grossa pietra. Superò LuAnn con tutta calma, scavalcò lo spago e sistemò la pietra al centro del perimetro, con un gesto solenne.
— Qui metteremo il caminetto — dichiarò con un largo sorriso.
— Che accidenti sta facendo qui, Matthew? — domandò LuAnn palesemente sorpresa.
Riggs accennò alla vestaglia di seta. — È la sua abituale tenuta per la passeggiata mattutina nei prati? Si prenderà una polmonite. — I raggi del sole stavano progressivamente invadendo il terreno dietro Wicken’s Hunt. E stavano rendendo la seta pressoché trasparente. Sotto, LuAnn non portava assolutamente nulla. — Per non parlare di quello che sta procurando a me.
— Di solito non incontro gente che conficca pali nella mia proprietà, di mattina presto.
— Sto semplicemente assolvendo il mio nuovo incarico.
— Quale nuovo incarico?
— Non voleva forse uno studio? — Con un rapido cenno del mento, Riggs indicò i paletti, lo spago e la pietra. — Sto cominciando a costruirglielo.
— Sul serio? — LuAnn inarcò un sopracciglio. — E che fine hanno fatto i tempi di progettazione, l’arrivo dell’inverno, i problemi per ottenere i permessi eccetera eccetera?
— Be’, a lei è piaciuto così tanto il mio, di studio, che mi è venuta la brillante intuizione di usare lo stesso progetto. Così risparmieremo un sacco di tempo. E poi ho qualche amico all’Ispettorato Catastale. Nemmeno per ottenere i permessi dovremmo impiegare troppo.
LuAnn rimase a fissarlo, tremando di freddo sotto il morso di una ventata improvvisa.
— A proposito… — Riggs si tolse il giaccone e lo sistemò sulle spalle di lei. — Non c’è bisogno che mi ringrazi, e non dovrebbe starsene così a piedi nudi.
— Non avrebbe dovuto farlo, Matthew. Io… credo di aver abusato fin troppo della sua pazienza. In tutti i sensi.
— Nessun problema, Catherine. — Riggs distolse lo sguardo da lei, dal suo corpo, toccando uno dei paletti con la punta di una scarpa. — C’è ben di peggio che sopportare una donna come lei — aggiunse poi, scoccandole una fugace occhiata.
LuAnn distolse a sua volta lo sguardo. Rimasero immobili, imbarazzati, simili a due adolescenti intenti a decidere la prossima mossa.
— Per cui — riprese LuAnn osservando il perimetro — è proprio come il suo?
— Visto che ha annullato la recinzione, adesso ho un sacco di tempo disponibile.
— Le ho detto che avrei comunque saldato il suo onorario.
— Lo ha detto, è vero. Da parte mia però ho una precisa regola professionale: non accettare pagamenti per lavori non fatti. Ma non si preoccupi, la parcella di questo nuovo lavoro compenserà ampiamente l’altro. — Riggs spostò lo sguardo sulla foresta. — Al mondo non ci sono molti posti belli come questo, glielo garantisco io. E una volta che il suo studio sarà finito, le passerà la voglia di andare in qualsiasi altro posto.
— Molto poetico — commentò LuAnn. — Ma non molto realistico.
— Giusto, lei viaggia parecchio. D’altra parte, con i suoi mezzi…
— I miei mezzi non c’entrano. Ma è esatto: io viaggio parecchio. — Poi aggiunse stancamente: — Forse troppo.