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Nella donna forte e piena di risorse che lui aveva cominciato a conoscere, Riggs percepì un tremito. LuAnn aveva paura.

— Non per consolarti, ma ti assicuro che anch’io ho avuto a che fare con gente pericolosa. Però sono ancora qui. Ognuno ha il suo punto debole.

— Sul serio? — disse LuAnn in un soffio.

— Sul serio. — La voce di lui s’indurì. — Vuoi gettare la spugna di fronte al tuo signor Jackson? Fai pure. Ma per Lisa non sarà facile. Se questo individuo è davvero il demone che tu dici, non crederai veramente che la lascerà andare, vero?

— Lisa non sa niente di niente!

— Che differenza vuoi che faccia per Jackson? Per lui è come se Lisa sapesse tutto quello che sai tu. E se la situazione gli si ritorce contro, potrebbe decidere di eliminarla.

— Lo so — ammise LuAnn passandosi le mani sul volto. — Ma perché ti ostini a volermi aiutare, Matt? Per prima cosa, non mi conosci. Poi ti ho appena detto di aver commesso una valanga di reati.

— E io ti ho appena detto che so molte cose di te. Cerchiamo di essere obiettivi: Jackson ti ha usata. Cosa credi, che se ci fossi stato io al tuo posto non mi sarei buttato a tuffo sull’opportunità di diventare ricco sfondato?

— Ma io non volevo farlo, Matt! Avevo deciso di non stare al gioco di Jackson! Ma poi sono stata inguaiata da Duane e dalla sua storia di droga. Mi sono ritrovata con due cadaveri sul gobbo e con la polizia alle calcagna, scappando con una bambina di otto mesi in un seggiolino portatile. — LuAnn contrasse un pugno. — Non ho avuto scelta, Matt. Nessuna scelta.

— So che cosa significa, LuAnn, credimi.

— Sto ancora scappando. Ho ancora paura. Di tutto, di tutti. Dieci anni che sembrano cento. — LuAnn abbassò la testa e la prese fra le mani.

— Tu hai idea di dove possa essere?

— Mezz’ora fa era nel bosco di Wicken’s Hunt.

— Che cosa?

— Ha qualcosa in mente. E sono convinta che sta preparando il terreno per quello.

— Ho sentito il tuo avvertimento a Donovan.

— Lo ucciderà, Matt. E dopo si occuperà di noi.

— Dopo tenterà di occuparsi di noi — la corresse Riggs. — Ma tu non lo vedrai mai più.

— Devo incontrarmi con lui. E anche molto presto.

Lui la guardò sbigottito. — Sei pazza?

— Ieri notte, me lo sono ritrovato in casa, in camera da letto. Abbiamo avuto una lunga discussione. È stato a un passo dall’ucciderti, Matt.

— Quando? Dove?

— Ieri notte, al villino di Donovan. Immagino tu sia tornato là a riprendere la jeep. C’era anche lui. Ti ha visto. Era a mezzo metro da te. Sei fortunato a essere ancora vivo.

Riggs annuì lentamente, ricordando quella sua percezione di pericolo.

— Jackson sa il tuo nome — riprese LuAnn — vero o finto che sia. E sa che il tuo passato è poco chiaro. Se indagando su di te dovesse trovare qualcosa che non gli piace, ti eliminerà. Però…

— Però?

— Però gli ho detto che avrei compiuto io le ricerche su di te.

— Una proposta rischiosa!

— Te lo dovevo. Ma nemmeno io avevo programmato quello che è accaduto tra noi. È accaduto e basta.

Riggs tornò a osservarla, incrociando le braccia. — Parlami della frode alla Lotteria Nazionale. A quale scopo Jackson lo ha fatto? Per intascarsi parte delle vincite?

— Per intascarsi tutte le vincite — LuAnn respirò a fondo. — Per la durata di dieci anni, Jackson ha tenuto il controllo del capitale iniziale di cento milioni di dollari. Dieci anni che sono appena scaduti. Per tutto questo tempo, lui ha investito i cento milioni pagandomi una parte dei profitti generati dagli investimenti.

— E tu quanto ci hai ricavato?

— Come ritorno iniziale, circa quaranta milioni all’anno. Jackson poi ha continuato a investire e reinvestire le somme che non ho speso. Profitti di decine e decine di milioni di dollari che aumentavano ogni anno.

— Ma stiamo parlando di un rendimento del quaranta per cento! — Riggs faceva fatica a digerire l’enormità di quelle cifre. — E solo facendo riferimento alla tua vincita.

— Lo so. Jackson ha guadagnato molto, molto di più. Non ha dato il via a questo intero sistema solo per soddisfare la sua bontà d’animo, di questo puoi essere certo. È stata né più né meno di una transazione d’affari.

— LuAnn, non è possibile ottenere dal quaranta all’ottanta per cento di profitti sul capitale investito. O almeno, non è possibile agendo nella legalità.

— Di questo non so nulla.

— Che cosa è successo alla scadenza dei fatidici dieci anni?

— Mi ha restituito il capitale iniziale di cento milioni di dollari.

Riggs si sfregò energicamente la testa. — Per cui, essendoci dodici vincitori, a una media di settanta milioni di dollari ciascuno, l’ineffabile signor Jackson ha avuto per le mani qualcosa come un miliardo di dollari, esentasse, da investire.

— E adesso quel miliardo si sarà ulteriormente moltiplicato. — LuAnn studiò l’espressione tesa di lui. — A che cosa stai pensando, Matthew?

— A qualcosa su cui l’Fbi sta indagando da un pezzo, in collaborazione con l’Interpol e con numerose agenzie investigative di governi esteri. Immani quantità di denaro circolano da un capo all’altro del mondo. In certi casi, servono a finanziare attività legittime, in altri no. Sulle prime, l’Fbi ipotizzò si trattasse del riciclaggio dei soldi sporchi a opera di trafficanti di droga sudamericani e asiatici. Si è rivelata un’ipotesi sbagliata. Tutte le piste sono poi finite nel nulla. Il che non è così assurdo: chi ha così tanto denaro può creare molto facilmente il vuoto attorno a sé. Potrebbe trattarsi di Jackson.

— Sei sicuro che i Federali non siano al corrente della lotteria?

— Se ne sono al corrente, non è da me che lo hanno saputo. Ma è a loro che mi sono rivolto per le mie indagini su di te. Non avevo altra strada. Non in tempi così ridotti.

— Supponiamo che sappiano. A quel punto, avremmo addosso tanto Jackson quanto il governo degli Stati Uniti. — LuAnn serrò le labbra. — O sbaglio?

Riggs si prese un attimo di pausa. — Non sbagli.

— Fantastico! Tra i due non saprei proprio chi scegliere.

Riggs non seppe cosa rispondere. In realtà, erano loro due contro tutti.

LuAnn si alzò. — Io vado.

— Dove?

— Jackson mi sta seguendo, ne sono pressoché certa. Saprà che tu e io ci siamo visti un po’ di volte. Forse sa anche che ho visto Donovan. E se non ho qualcosa da raccontargli… — LuAnn serrò le labbra. — Be’, si dimostrerà poco affabile.

Riggs l’afferrò per una spalla. — Non andare, LuAnn. Forse questo individuo è uno psicopatico, ma di certo è geniale. Il che lo rende ancora più pericoloso. E se gli viene anche solo l’ombra di un sospetto…

— Allora è meglio che mi assicuri che non gli venga.

— Come diavolo puoi riuscirci? Magari i suoi sospetti li ha già. Chiamiamo il Settimo Cavalleria e lasciamo che siano loro a fare i conti con lui.

— E con me.

— Hai sempre la possibilità di un patteggiamento — disse Riggs con scarsa convinzione.

— Davvero? E la brava gente della Georgia? Donovan lo hai sentito anche tu, no? Aspettano solo di linciarmi.

— L’Fbi potrebbe…

— Potrebbe cosa? Favorire qualche patteggiamento anche con loro?

Riggs lasciò perdere. Era lui il primo a sapere quanto fossero fragili quelle ipotesi.

— Certo! — martellò LuAnn. — Un bel patteggiamento con tutti loro: l’Fbi, il prode sceriffo Bill Harvey e perfino l’egregio signor Jackson. E potrei cominciare con il restituire tutti quei soldi. Che tu ci creda o no, Matthew, non me ne frega niente dei soldi. Chissà, magari poi mi ritrovo anche un giudice benevolo. Per cui, che conto può saltar fuori, signor Riggs? Vent’anni in un carcere federale?