— Lui mi ha ringraziato per l’incontro. Si è addirittura scusato per avermi importunato. Nell’andarsene, ha detto che forse mi avrebbe contattato ancora in seguito, ma ne dubito. — E di nuovo LuAnn vide Jackson annuire. La strategia delle mezze verità stava funzionando. — È sceso dalla mia macchina ed è salito sulla sua. Questo è tutto.
— Molto bene, LuAnn — disse Jackson dopo una lunga pausa, mimando un applauso. — Una prestazione davvero notevole.
— Ho avuto un grande maestro.
— Ora lei mi lusinga.
— Al contrario. Dieci anni fa, all’aeroporto Kennedy, lei impersonava qualcuno che a sua volta impersonava qualcun altro… Mi disse che il modo migliore per nascondersi è esporsi al massimo. E andare in senso esattamente contrario alla natura umana. Fu quella volta che lo imparai.
— Lieto che non se ne sia dimenticata — commentò Jackson.
LuAnn sorrise. Stuzzicare l’ego degli uomini funzionava sempre, e perfino un individuo fuori della norma come Jackson non pareva sottrarsi a questa tendenza. — Lei non è un uomo facile da dimenticare — aggiunse. — In ogni caso, Donovan è innocuo. Non è necessario fargli nulla. Perché ora non mi dice lei qualcosa di Matthew Riggs?
— A proposito di?
— Matthew Riggs.
— Ho assistito con discrezione al vostro imprevisto incontro sul retro di Wicken’s Hunt, questa mattina. È stato piuttosto pittoresco. E dal suo abbigliamento, ho arguito che abbiate poi trascorso una piacevole mattinata.
LuAnn controllò la propria rabbia a quell’allusione. — Quello che mi interessava realmente era saperne di più sul suo conto.
— Il vero nome di Matthew Riggs è Daniel Buckman.
— Per quale ragione ha bisogno di un nome falso?
— Che buffa domanda da parte sua, LuAnn. Per quale ragione certe persone hanno bisogno di un nome falso?
LuAnn deglutì a vuoto. — Perché hanno qualcosa da nascondere.
— Per cui?
— Riggs… Buckman era una spia?
— Non esattamente. — Jackson rise. — A tutti gli effetti, Riggs-Buckman non è niente.
— Di che cosa sta parlando?
— Del fatto che un uomo morto non può essere nient’altro che un uomo morto. Oppure no?
— Morto? — LuAnn si sentì pietrificata. Jackson non poteva aver ucciso Matthew. Non ce n’era stato il tempo materiale.
— Ho ottenuto le sue impronte digitali — riprese Jackson. — Ho fatto eseguire una ricerca in una banca dati federale e il computer ha concluso che Riggs-Buckman è morto.
— Il computer sbaglia!
— Il computer non sbaglia, LuAnn. A meno che qualcuno non programmi lo sbaglio. In modo da evitare che qualcun altro continui a cercare.
— E chi sarebbe questo qualcun altro?
— I nemici di Buckman, è chiaro. Mi dica, LuAnn, lei ha mai sentito parlare del Programma di Protezione Federale per i Testimoni?
— No. Dovrei?
— Non necessariamente. Soprattutto considerando il tempo che lei ha passato fuori dagli Stati Uniti. Si tratta di un programma gestito dal governo federale. Più precisamente, dal Marshal Service. È stato creato per garantire la sopravvivenza di coloro i quali testimoniano contro importanti figure del crimine organizzato. A queste persone coraggiose vengono fornite nuove identità e nuove vite. Ufficialmente, Daniel Buckman è morto, ma ecco però spuntare Matthew Riggs, costruttore di palizzate in una piccola città della Virginia. È possibile che anche i suoi lineamenti siano stati in qualche modo alterati. Difficile saperlo per certo. È probabile che Buckman, diventato Riggs, faccia parte di questi pochi eletti.
— Era un… testimone, ma di che cosa?
— Chi lo sa? — Jackson si strinse nelle spalle. — Cosa importa? Ciò che le sto dicendo è che Riggs è un criminale. O forse era un criminale. Traffico di droga, assassinio su commissione, mafia… Il programma non viene esattamente messo in atto per gli scippatori.
LuAnn aderì con la schiena contro la parete, per evitare di cadere a terra. Riggs era un criminale!
— E io mi auguro, LuAnn — aggiunse Jackson — che lei non gli abbia confidato troppo. Chi può immaginare che cosa passa per la testa di certa gente?
— Non l’ho fatto — riuscì a dire lei.
— Eccellente. Ora, che cosa può dirmi di questo individuo?
— Molto meno di quanto lei mi ha raccontato. Riggs non sa niente di più di quanto non sapesse all’inizio. Ritiene che Donovan sia un potenziale rapitore. E dopo quello che ho sentito, dubito che voglia mettersi al centro dell’attenzione.
— Concordo. Così come concordo col fatto che il vostro intimo rendez-vous mattutino non disturbi affatto.
— Quelli non sono affari suoi — replicò seccamente lei. Ormai avevano finito, e non avrebbe lasciato correre altre allusioni gratuite.
— Oh, questo è il suo primo errore in questo incontro — disse Jackson. — Ma, evidentemente, non può evitare di commetterne almeno uno. — Puntò contro di lei un dito sottile, minaccioso. — Tutto ciò che riguarda lei, riguarda anche me. Io l’ho creata. Per questo sento una responsabilità verso di lei, e verso il suo benessere. E io non prendo le responsabilità alla leggera.
— Ora mi ascolti, Jackson: i dieci anni sono scaduti. Lei si è fatto i suoi soldi, io mi sono fatta i miei. Perché non dichiariamo che il ballo è finito? Finito per sempre? Nel giro di trentasei ore, io sarò nuovamente all’altro capo del mondo. Lei va per la sua strada, io vado per la mia. Partita chiusa.
— Ma lei mi ha disobbedito, LuAnn.
— Ho passato gli ultimi dieci anni in venti nazioni diverse. Li ho passati senza smettere di guardarmi alle spalle nemmeno per una frazione di secondo… E tutto questo per obbedire a lei! Ma sono pronta a tornare a farlo fino alla fine dei miei giorni. Basta che sia finita!
Rimasero a fissarsi tra le ombre per un momento che parve dilatarsi oltre i limiti del reale.
— E lei se ne andrà immediatamente?
— Il tempo di fare le valigie, e all’alba sarò sparita.
— Una ragione, LuAnn — accennò Jackson mentre continuava a valutare la proposta. — Mi dia un’unica ragione valida perché io non la uccida, qui, adesso.
LuAnn sapeva che quella domanda sarebbe arrivata. E sapeva anche come affrontarla. — Un mastino della carta stampata come Thomas Donovan potrebbe trovare il mio cadavere estremamente interessante, se spuntasse fuori subito dopo aver parlato con lui. Al momento, non ha sospetti. Ma non garantisco che il suo radar rimarrebbe spento in quel caso. È certo di voler affrontare questo tipo di problemi?
Jackson rimase immobile a lungo. Infine, indicò la porta del villino.
— All’alba, LuAnn.
— Uscirò dopo di lei, Jackson.
— Allora usciamo assieme. — Le sue labbra posticce si atteggiarono a un sorriso. — Così correremo gli stessi rischi.
Proprio mentre Jackson posava la mano sulla maniglia, la porta si aprì di schianto, come scardinata.
Matt Riggs stava immobile sulla soglia, la pistola spianata su Jackson. Ma nell’attimo in cui era apparso, con un movimento repentino quest’ultimo si era già fatto scudo di LuAnn, ponendola dinanzi a sé.
— Matthew! No! — gridò LuAnn.
— LuAnn… — urlò d’istinto Riggs.
Lei non vide il movimento di Jackson ma percepì la sua mano destra che scivolava lungo il fianco. Allungò una mano e intercettò l’avambraccio destro di Jackson appena una frazione di secondo prima che completasse il movimento. Era il lancio del coltello a tecnica invertita, ugualmente letale quanto quella frontale diretta. Riggs grugnì, la lama che sporgeva dalla spalla destra, e scivolò a terra.