— Per chi?
— Un’agenzia privata di investigazioni. Vogliono sapere che cosa potrebbe influenzare i suoi processi di pensiero, come potrebbe probabilmente comportarsi… se è realmente tornato. Ho già svolto la maggior parte del lavoro, e quella che ho raccolto è una probabilità secondo cui la sua responsabilità nucleare era una sintesi delle menti dei quattro operatori. Così, i contatti personali sono stati una conseguenza abbastanza logica. Ora vorrei sentire la sua opinione sui modi in cui potrebbe agire. Sono venuto per prima cosa da lei per ovvi motivi.
Lei annuì.
— Un certo Mister Walsh mi ha parlato l’altro giorno. Lavora per il Senatore Brockden.
— Sì? Non mi interesso mai degli affari di chi mi paga, oltre a ciò che mi serve per il mio lavoro. Il Senatore Brockden è sul mio elenco, però, insieme ad un certo David Fentris.
— Sa già di Manny Burns?
— Sì. Una disgrazia?
— È evidentemente la cosa che ha mandato in crisi Jesse. E… come potrei dire?… si sta aggrappando freneticamente alla vita, cerca di realizzare un gran numero di cose nel tempo che gli rimane. Ogni momento è prezioso, per lui. Sente che la morte gli alita sul collo… Poi è tornata la nave ed uno di noi è rimasto ucciso. Da quello che so del Boia, l’ultima volta che ne abbiamo avuto notizie, è diventato irrazionale. Jesse ha visto un collegamento, e nelle sue condizioni la paura è comprensibile.
— Ma lei non vede una minaccia?
— No. Sono stata l’ultima persona a programmare il Boia prima che le comunicazioni si interrompessero, ed ho potuto vedere che cosa accadde. So come hanno funzionato i suoi processi conoscitivi… Pensi ad un bambino che abbia imparato l’Indirizzo di Gettysburg. È lì nella sua testa, ed è tutto. Un giorno, però, l’informazione può rivelarsi importante per lui. Può perfino ispirare una sua azione. Adesso pensi ad un bambino del genere con un gran numero di schemi in conflitto, atteggiamenti, tendenze, ricordi, nessuno dei quali è particolarmente problematico fintanto che rimane un bambino. Aggiungiamo un po’ di maturità, però… e teniamo in mente che gli schemi originati da quattro individui diversi, tutti più potenti delle parole del più bello dei discorsi, avranno provocato chissà quanti conflitti interni, contraddizioni a non finire…
— Perché tutto questo non è stato previsto? — chiesi.
— Ah — disse, sorridendo. — Sulle prime non venne apprezzata in pieno tutta la sensibilità del cervello a neuristori. Si ipotizzò che gli operatori non facevano altro che aggiungere dati in maniera lineare, e che questo processo sarebbe continuato fino al raggiungimento dei una massa critica, corrispondente alla costituzione di un modello o quadro del mondo che sarebbe poi servito come punto di partenza per la crescita della mente del Boia. E tutto sembrava filare nel verso giusto.
— Ciò che avvenne in effetti, però, fu un fenomeno di impressione. Le caratteristiche secondarie delle menti degli operatori, al di fuori delle situazioni didattiche, si impressero anch’esse. Esse non divennero immediatamente funzionali, e quindi non vennero rilevate. Rimasero latenti fino a quando la mente non si fu sviluppata sufficentemente da comprenderle. E poi era troppo tardi. Improvvisamente acquisì quattro personalità addizionali, che non fu più capace di coordinare. Quando cercò di schematizzarle diventò schizoide; quando cercò di integrarle, divenne catatonico. Continuò ad oscillare avanti ed indietro tra queste alternative. Poi divenne silenzioso. Sentii che aveva raggiunto l’equivalente di una fase schizoide. Correnti selvagge attraverso quel materiale magnetico avevano, in effetti, cancellato la sua mente, provocando l’equivalente della morte o dell’idiozia.
— Riesco a seguirla — dissi. — Ora, solo per amore di discussione, consideriamo l’alternativa o di un’integrazione riuscita di tutto questo materiale, oppure il conseguimento di una schizofrenia vera e propria. Quale pensa che sarebbe il suo comportamento più probabile per ognuna di queste possibilità?
— D’accordo — convenne. — Come ho appena detto, però, penso che esistessero limitazioni fisiche alla sua possibilità di conservare strutture multiple di personalità per periodi di tempo molto lunghi. Se ciò fosse avvenuto, però, avrebbe continuato a vivere con la sua personalità come dominante, unita a una replica di quelle dei quattro operatori, per un certo periodo. La situazione si sarebbe presentata radicalmente diversa da quella di uno schizoide umano del genere analogo, per il fatto che le personalità addizionali sarebbero state immagini valide di identità genuine piuttosto che complessi autogenerati divenuti autonomi. Avrebbero potuto continuare ad evolversi, fino a degenerare, ed entrare in conflitto ad un punto di distruzione o di notevoli modifiche. In altre parole, non è possibile formulare predizioni sulla natura del risultato.
— Posso azzardarne una?
— Dica pure.
— Dopo notevoli ansietà, li padroneggia. Li congloba. Vince questo quartetto di demoni che l’hanno lacerato, acquisendo nel frattempo, nel processo, un odio totale per gli individui responsabili della sua sofferenza. Per liberarsi totalmente, per vendicarsi, per elaborare la sua catarsi ultima, decide di cercarli e distruggerli.
Lei sorrise.
— Ha un po’ aggirato l’argomento della schizofrenia effettiva; mi pare che il risultato da lei prospettato possieda una dose notevole di autonomia. La situazione comunque è diversa… indipendentemente dalle analisi dialettiche.
— D’accordo, accetto l’obiezione… ma per quanto riguarda le conclusioni?
— Mi sembra un tentativo rozzo di invocare lo spirito di Freud: Edipo ed Elettra nello stesso essere cosciente, alla ricerca della distruzione di tutti i genitori — gli autori di oggi, forma di tensione, ansietà, crisi nella sua psiche giovane ed impressionabile. Neanche Freud ha definito una situazione del genere. Lei saprebbe farlo?
— Complesso di Hermacis — suggerii.
— Hermacis?
— Ermafrodite unito in un sol corpo con la ninfa Salmacis. Ho fatto la stessa cosa con i loro nomi. La creatura risultante avrebbe allora quattro genitori contro cui reagire.
— Acuto — disse. — Se anche le armi classiche non servono ad altro, indubbiamente sono una fonte inesauribile di allegorie bellissime. Questa è però fin troppo apertamente antropomorfa, però. Lei voleva la mia opinione? Benissimo. Se il Boia ha attraversato tutte queste fasi, è stato solamente a causa delle differenze tra un cervello a base di neuristori ed uno umano. In base alla mia esperienza professionale, un essere umano non potrebbe conservare stabilità mentale in una situazione del genere. Se il Boia ci è riuscito, avrebbe dovuto risolvere tutte le contraddizioni ed i conflitti, padroneggiando e comprendendo la situazione nella sua interezza in modo tale, penso, che molto difficilmente avrebbe potuto rimanere una qualche forma di odio. La paura, l’insicurezza, le cose che alimentano l’odio sarebbero state analizzate, digerite, trasformate in qualcosa di più utile. Probabilmente ci sarebbe stato disgusto, e forse un atto di indipendenza, di affermazione di se stesso. Questo è uno dei motivi per cui potrebbe aver fatto ritornare la sua nave.
— È sua opinione, allora, che se il Boia esiste come individuo pensante oggi, questo è il solo atteggiamento che potrebbe avere nei confronti dei suoi ex operatori: quindi non vorrebbe avere più nulla a che fare con lei?
— Proprio così. Mi dispiace per il suo complesso di Hermacis. Ma in questo caso dobbiamo prendere in considerazione il cervello, non la psiche. E possiamo notare due cose: la schizofrenia l’avrebbe distrutto, ed una soluzione positiva dei suoi problemi avrebbe impedito la vendetta. In ogni modo, non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Come potevo affrontare l’argomento con un certo tatto? Decisi che era impossibile.
— Tutto questo va benissimo — dissi — fino ad un certo punto. Ma tralasciando la dimensione puramente psicologica e quella puramente fisica, potrebbe esserci un motivo ben preciso per la sua ricerca della vostra morte… un motivo per l’omicidio, basato sui fatti piuttosto che sui modi di pensare?