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Matthew guardò la foto senza mostrare reazione di sorta, poi la passò a Thora e sorridendo per la seconda volta quella mattina, disse: «Ti andrebbe una bella pizza?»

Lei afferrò la foto, che mostrava il contenuto dello stomaco del povero Harald. Sarebbe dovuto passare del tempo prima che si facesse una bella pizza per cena! Cercò comunque di camuffare il disgusto e riconsegnò la foto a Matthew.

«Per quanto riguarda invece l’amfetamina, le conclusioni ci sono arrivate dal laboratorio farmaceutico. Assieme alla cartella dell’autopsia troverete la fotocopia del loro rapporto. A dire il vero, è stata rinvenuta anche una pillola di ecstasy nello stomaco, digerita per metà, ma non conoscendo l’ora della sua assunzione non l’abbiamo potuta inserire tra i fattori utilizzati per determinare il momento preciso del decesso.»

«Ottimo», disse Matthew seccamente.

Il medico riprese il filo del discorso. «È anche giusto ricordare che l’autopsia ha messo in luce il fatto che il corpo è stato effettivamente spostato dopo la morte, qualche ora dopo. Lo possiamo vedere da quella sorta di ematoma che di solito si forma nei punti inferiori del corpo non appena la circolazione si blocca e il sangue si raccoglie in basso per la forza di gravità. Così ci siamo accorti che c’erano due serie di necroematomi: più lievi nella schiena, nelle natiche e nei polpacci, più evidenti nelle piante dei piedi, nelle dita delle mani e nel mento. Questo indica che il corpo è rimasto per breve tempo sdraiato sulla schiena e poi è stato alzato in piedi. Inoltre, le scarpe portano ancora i segni di un trascinamento, effettuato tenendo stretto il corpo sotto le ascelle. Il perché di tale azione ci è del tutto ignoto. La spiegazione più plausibile, a mio parere, è che l’omicida abbia ucciso Harald a casa sua, senza potersi liberare subito del cadavere. Magari era troppo ubriaco per farlo. Ma per quale motivo lo abbia poi trasferito fino all’università rimane un mistero. Non si tratta certo del primo posto che possa venire in mente a qualcuno in una situazione così critica.»

«E gli occhi?» domandò Matthew.

Il medico si schiarì la gola. «Gli occhi. Ecco un altro mistero di cui non riesco a trovare una spiegazione. Come certamente saprete, dato che è stato rivelato alla sua famiglia, gli occhi sono stati rimossi dal corpo di Harald dopo la sua morte, il che costituirà un certo sollievo per i parenti, non so se mi spiego. Ma il perché di una tale barbarie non posso certamente comprenderlo.»

«Come si fa, domando io, a staccare gli occhi dalla testa?» chiese Thora, pentendosi quasi subito di aver posto un tale quesito.

«Senza dubbio in molte maniere differenti», rispose immediatamente il medico. «Nel nostro caso, sembra che l’assassino abbia adoperato un oggetto metallico liscio. Tutti gli indizi, anzi la mancanza totale di segni sul volto, non fanno che avvalorare questa ipotesi.» Il medico si mise a scartabellare tra le fotografie in suo possesso.

Thora si affrettò a fermarlo. «Le crediamo sulla parola, non si disturbi.»

Matthew la guardò e sorrise. Ci prendeva certamente gusto a vederla in difficoltà, soprattutto dopo le ripicche di quella mattina. La cosa le faceva saltare i nervi, tanto che decise di mostrargli di che pasta fosse fatta. «Lei ci ha riferito, all’inizio della nostra conversazione, che l’autopsia era stata strana, peculiare, ora non ricordo come l’ha definita esattamente…»

Il medico si sporse in avanti e il suo volto si illuminò. Evidentemente non desiderava altro che scendere in quei particolari. «Non so quanto intimi fossero i vostri rapporti con Harald Guntlieb; forse saprete già cos’aveva combinato.» Diede una veloce scorsa al dossier ed estrasse delle nuove fotografie. «Cioè questo», disse posando sul tavolo, davanti a Thora e Matthew, le foto in questione.

Lei in un primo momento non riuscì a raccapezzarsi su quanto stava vedendo, ma una volta compreso non poté far altro che emettere un suono di disgusto. «Che schifo! Ma che diavolo ha fatto?» si fece sfuggire.

«Domanda alquanto appropriata», rispose il medico. «Harald Guntlieb ha praticato quella che in gergo viene definita ‘metamorfosi’ o body modification, una nuova moda nata all’estero. In un primo momento pensavamo che la condizione della sua lingua rientrasse fra le sevizie subite dal cadavere, ma quando ci siamo accorti che la ferita si era già cicatrizzata da parecchio, abbiamo tratto la conclusione che l’operazione fosse stata praticata molto prima. Un trattamento masochistico assai più sconcertante del piercing nella lingua, questo ci tengo a dirlo.»

Thora guardò quelle fotografie orripilanti. Attanagliata da un attacco di nausea, si alzò dalla sedia. «Scusate», disse a denti stretti e si precipitò verso l’uscita. Dal corridoio sentì che Matthew stava dicendo al medico, con un tono di falsa meraviglia: «Strano, proprio lei che ha partorito due bambini».

7

Nella sede del Centro Interculturale di Reykjavik c’erano poche persone. Thora aveva scelto la caffetteria dell’associazione perché l’atmosfera che la permeava era più tranquilla e rilassata di quella di altri locali della capitale, e vi si poteva parlare senza dover gridare. Lei e Matthew avrebbero così potuto discutere del caso senza rischiare che i clienti seduti agli altri tavoli li sentissero. Si erano accomodati in un angolo appartato del locale, a un tavolo ricoperto da un bellissimo mosaico di vetro su cui avevano posato la cartella gialla contenente il referto dell’autopsia, che era stata finalmente consegnata a Matthew.

«Ti sentirai meglio dopo una bella tazzina di caffè», disse Matthew impacciato, guardando in direzione della porta dalla quale la cameriera era appena uscita con la loro ordinazione.

«Sto benissimo, grazie», rispose secca Thora. Invece la sensazione di nausea che l’aveva pervasa dentro lo studio del medico legale non le era ancora passata. Era andata di corsa alla toilette del corridoio e aveva cercato di rinfrancarsi lavandosi il viso con l’acqua fredda, ma non era servito a molto. Era sempre stata una persona delicata di stomaco e le era venuto in mente, in quell’occasione, le volte in cui il suo ex marito lasciava aperti in giro per casa i suoi libri di medicina durante gli studi universitari. Ma le foto di quei volumi non si avvicinavano nemmeno lontanamente a quelle che Thora aveva dovuto consultare quella mattina. Forse però la impressionavano di meno perché erano immagini di persone a lei completamente sconosciute, e perciò in un certo senso più astratte. «Non so proprio che cosa mi sia preso. Spero di non aver offeso il dottore», disse con tono un po’ più addolcito.

«Non erano certo delle belle foto», ammise Matthew per incoraggiarla. «Tanti altri avrebbero reagito proprio come te. Non devi affatto preoccuparti per il tuo comportamento dal patologo. Gli ho detto, mentre eri al bagno, che eri appena guarita da un’infezione intestinale e che per questo non eri affatto nelle migliori condizioni per guardare immagini del genere.»

Thora annuì. «Ma che accidenti significavano quelle ultime foto? Che diavolo era, Matthew?»

«Quando sei andata via, abbiamo analizzato ogni immagine», disse Matthew. «Sembra che Harald si fosse sottoposto a tutta una serie di deformazioni corporee. A detta del medico legale, alcune risalivano a diversi anni addietro, mentre le più recenti sono di qualche mese fa.»