Maria prese la lettera e la rimise in un cassetto della scrivania. «Può anche darsi. Si trattava di una collezione di epistole indirizzate ai vescovi del duomo di Roskilde, tutte del periodo compreso tra il 1500 e il 1550. Mi è stato riferito che non erano molto interessanti per i nostri studiosi, tranne quelle collocabili intorno all’anno della riforma danese, il 1536. Ma la lettera scomparsa non è una di esse.»
«Di che cosa trattava?» domandò Gunnar, senza capire ancora quale fosse il suo ruolo in quella vicenda.
«Non lo so esattamente, dato che è scomparsa. So invece che era datata 1510 ed era stata scritta da Stefan Jonsson, allora vescovo di Skalholt, e indirizzata al vescovo del duomo di Roskilde. O almeno queste sono le informazioni presenti sull’indice che accompagnava l’intera raccolta al suo arrivo in Islanda. È stato appunto tramite questo indice che ho scoperto la mancanza dell’epistola, mentre riordinavo la collezione per il trasporto e la restituzione alla Danimarca.»
«Esiste la possibilità che proprio questa lettera non sia mai arrivata in Islanda, cioè che mancasse in partenza?» chiese Gunnar.
«È da escludere», fu la netta risposta di Maria. «Ero presente io stessa, l’anno scorso, quando la collezione venne aperta e accuratamente confrontata con l’indice del contenuto che la accompagnava. Tutto era a posto.»
«Forse allora è andata a finire da qualche altra parte, questa dannata lettera», insisté Gunnar. «Non potrebbe essere andata a ficcarsi dentro un’altra raccolta?»
«Ti dirò», rispose Maria, «se non ci fosse dell’altro, potrei anche pensarlo.» Tacque un istante per sottolineare le parole che si accingeva a dire. «Non appena mi accorsi della scomparsa mi misi subito a cercare nel nostro data base. Come ben sai, noi scannerizziamo per archiviarli nel computer tutti i documenti che arrivano, tanto i nostri quanto quelli presi in prestito da altre istituzioni.» Gunnar annuì e Maria proseguì: «E sai che ho scoperto? Che avevano eraso il file, anzi, solamente questa unica lettera!»
«Aspetta», obiettò Gunnar. «Questa assenza non potrebbe provare, invece, che la lettera non si trovava tra quelle della collezione? Le lettere non erano state scannerizzate al momento dell’arrivo?»
«Sì, cominciammo il giorno dopo. Ma la lettera in questione c’era e venne scannerizzata. Lo vedo anche dal codice numerico che utilizziamo per catalogare i file elettronici. La collezione riceve un numero di identificazione, poi tutti i documenti vengono classificati per ordine di età, con i più antichi in cima e i più recenti in fondo.» Maria si passò di nuovo le dita tra i capelli. «Manca solo il numero della lettera scomparsa.»
«E le copie di sicurezza del sistema elettronico? Ci dicono sempre che dobbiamo stare tranquilli contro le perdite di documenti, dato che ne fanno sempre una copia. Non sei riuscita a trovarla nemmeno là?»
Maria sorrise tristemente. «L’ho già controllata. A detta del nostro esperto informatico, questa lettera non si trova in nessuna delle copie giornaliere, né in quelle mensili. Le copie giornaliere vengono cancellate settimanalmente, mentre la cassetta con tutte le copie del mese viene conservata fino al mese successivo, per cui non abbiamo le copie giorno per giorno, se non risalgono a meno di un mese fa. Dunque quella registrazione è stata eliminata più di un mese fa. Certo, esiste anche una copia con le registrazioni degli ultimi sei mesi, che è conservata nella cassetta di sicurezza dell’istituto presso la nostra banca di fiducia. Là non ho ancora controllato, dato che solo oggi mi sono resa conto della gravità della situazione.»
«Ancora non mi hai detto cosa c’entro io in tutta questa faccenda», fu l’unica cosa che venne in mente di dire a Gunnar.
«Ovviamente, ho anche controllato quali studiosi avevano lavorato su questa collezione. Come ben sai, è tutto schedato e catalogato. Secondo il registro dei prestiti, l’ultimo a ottenere l’accesso alla raccolta di epistole è stato proprio uno dei tuoi studenti.» Il volto di Maria si fece più duro. «Harald Guntlieb.»
Gunnar si portò la mano sulla fronte e chiuse gli occhi. E ora? Non finiva mai questa storia? Tirò un profondo sospiro e si sforzò di misurare le parole per non perdere il controllo della sua voce. «Ma ci sarà pur stato qualcun altro che ha avuto in prestito la collezione per delle ricerche. Come puoi essere così certa che a rubare la lettera sia stato proprio Harald e non qualcuno prima di lui? Qui lavorano quindici ricercatori fissi tutto l’anno, senza contare l’innumerevole quantità di ospiti e di studenti che effettuano ricerche individuali.»
«Sì, ne sono certa. Ma chi ha avuto la collezione sotto mano prima di Harald sono stata io stessa, e ti posso assicurare che non mancava proprio un bel niente. Anzi, ti dirò che nella cartella che abbiamo ora qualcuno ha infilato della cartaccia per non farla apparire vuota e non destare sospetti al momento della restituzione. E quella cartaccia toglie ogni dubbio.» La direttrice afferrò il pezzo di carta incriminato e lo gettò verso Gunnar con una veemenza che tradiva il suo nervosismo. «Spero tu ti renda conto che gli studenti del dipartimento accedono ai documenti in nostro possesso solamente sotto la responsabilità del dipartimento stesso. Non possiamo permettere che il nostro istituto si crei la nomea di smarrire preziosi codici antichi. Noi dipendiamo dai buoni rapporti di collaborazione che intratteniamo con gli istituti analoghi degli altri Paesi nordici, e non è ammissibile che tali rapporti vengano ora messi a repentaglio per la disonestà di uno dei vostri studenti.»
Gunnar inghiottì e guardò la carta che Maria gli aveva passato. Ebbe subito la tentazione di strapparsi i capelli o fuggire. Si trattava di un foglio con l’intestazione della segreteria dell’università e i crediti dello studente Harald Guntlieb. Gunnar si lasciò cadere il documento sulle ginocchia. «Se Harald ha veramente rubato l’epistola e l’ha poi sostituita con questo, allora abbiamo a che fare con il ladro più ingenuo della storia. Come pensava di farla franca con una prova come questa in nostro possesso?» Gunnar riprese il foglio e lo sventolò davanti a sé.
Maria alzò le spalle. «Come faccio a sapere io che cosa gli stava passando per la testa? Forse pensava di fare un’altra sostituzione più tardi. Ma poi ha avuto un problema, come tu ben sai. Inoltre aveva avuto il permesso di consultare la collezione solamente un mese prima di morire. Probabilmente si era già accorto che nessuno aveva consultato quelle lettere da più di due mesi, così avrà pensato di avere ancora del tempo a disposizione prima che qualcuno notasse la mancanza. Ma ciò che avrebbe voluto fare con quella lettera rimane un vero e proprio mistero. E comunque non ha vissuto abbastanza da poterla restituire. Non trovo altra spiegazione più plausibile riguardo all’intera vicenda.»
«Che vuoi che faccia?» chiese Gunnar con voce flebile.
Maria lo guardò con un’espressione sarcastica. «Ascolta, non ti ho convocato per ricevere il tuo supporto morale. Voglio che tu ritrovi il documento sparito.» Poi aggiunse gesticolando: «Vai a cercare tra le sue cose, e in tutti i posti dove potrebbe aver nascosto quel pezzo di carta. Tu sai meglio di me dove indirizzare la ricerca. Dopotutto era uno dei tuoi studenti».