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«Harald può avere avuto una fidanzata tedesca?»

«Che avrebbe fatto un viaggio simile per poi dormire nella camera degli ospiti? Non penso proprio. Anche perché non avevo mai sentito nominare una fidanzata tedesca.»

«Potrebbero anche aver litigato.» Thora ci pensò su. «Oppure non era affatto la sua fidanzata, ma piuttosto una semplice amica o addirittura un famigliare. Sua sorella, per esempio.»

Matthew tacque per un istante. «Penso che dovremmo dimenticare questo dettaglio, se fosse vero.»

«Sei impazzito?» gridò Thora. «Perché diamine dovremmo farlo?»

«Sua sorella ha sofferto molto in questo ultimo periodo, con il fratello morto ammazzato e lei stessa in crisi.»

«Che intendi dire?»

«Lei è una violoncellista molto dotata e vorrebbe continuare i suoi studi musicali. Suo padre invece preferirebbe che studiasse Economia e commercio all’università, per prendere poi la gestione della banca di famiglia. Ormai non c’è rimasto nessun altro, ma anche se Harald fosse ancora in vita non lo avrebbero mai preso in considerazione. La faccenda degli studi della sorella era già emersa molto prima del delitto.»

«Porta per caso dei gioielli?» chiese Thora. Le mani delle foto potevano ben appartenere a una violoncellista, specialmente le unghie corte e ben curate.

«No, non credo. Non è il tipo da farlo», rispose Matthew. «È una ragazza per nulla vanitosa.»

«Neppure un semplice anellino con diamante?»

Un breve silenzio, poi: «Sì, quello sì. Come fai a saperlo?»

Thora descrisse le fotografie e Matthew le promise di pensarci su e di consultarsi con la famiglia circa la sorella di Harald, poi si salutarono.

«Hai finito?» disse sua figlia con la bocca piena di schiuma da dentifricio, che si era dovuta rassegnare agli interminabili passaggi dello spazzolino in mano alla madre, occupata al telefono. Almeno non le sarebbe venuta la carie.

Thora la mise a letto e le lesse una storia per farla addormentare. Quindi le diede un bacio sulla fronte, spense la luce e chiuse delicatamente la porta della cameretta. Poi ritornò al computer.

Dopo due ore di lavoro spese a esaminare altri file senza più nulla di utile, Thora si arrese. Decise allora di mettersi a letto e leggere la copia del Malleus maleficarum che Matthew le aveva consigliato di prendere con sé per poterla consultare con comodo a casa. Chissà che lettura avvincente.

Quando aprì il libro, ne scivolò fuori un foglietto piegato in due.

«Zitti», sibilò Marta Mist. «La cosa non funziona se non ci concentriamo come si deve.»

«Sta’ zitta tu!» le rispose Andri per le rime. «Io parlo come mi pare e piace.»

A Briet sembrò che Marta Mist stesse digrignando i denti, ma non ne era sicura, visto che la stanza era immersa nella penombra, debolmente illuminata dal chiarore di alcune candeline posizionate qua e là sul pavimento. «Dài, smettetela di litigare e diamoci piuttosto da fare», disse conciliante. Poi si sistemò per terra, dove tutti sedevano a gambe incrociate formando un cerchio.

«Sì, per Dio», mormorò Halldor stropicciandosi gli occhi. «E io che pensavo di mettermi a letto presto stasera, invece mi ritrovo qui a fare stronzate senza fine con voi.»

«Stronzate?» sbottò Marta Mist. «Credevo che fossimo tutti d’accordo su quello che dobbiamo fare. Oppure ho capito male?»

Halldor sospirò. «No, non starmi a sentire. Sbrighiamoci, piuttosto, a finire.»

«Qui è tutta un’altra cosa che a casa di Harald», intervenne Brjann, che fino a quel momento non aveva osato prendere la parola. «E non è soltanto l’appartamento.» Si guardò intorno. «Qui manca Harald. Non sono sicuro che la cosa funzioni senza di lui.»

Andri non si impermalosì per quel commento sull’appartamento. «Non possiamo farci niente se manca Harald», commentò allungandosi verso il posacenere. «Com’è che si chiamava quella imbecille?»

«Thora Gudmundsdottir», rispose Briet. «Avvocato.»

«Va bene. Allora cominciamo. D’accordo?» Andri guardò in faccia tutti gli altri, che annuirono o sollevarono le spalle. «Chi vuole essere il primo?»

Briet guardò Marta Mist. «Inizia tu», propose cercando di far dissolvere la collera dal volto dell’amica. «Tu sei la migliore di tutti noi ed è molto importante che ci riesca bene.»

La ragazza rimase indifferente al complimento, ma si mise a guardare a uno a uno i presenti. «Voi sapete benissimo che questa tizia ci può mettere in guai grossi se continua a ficcare il naso nella faccenda. Fin qui siamo stati fortunati che la polizia abbia preso una pista totalmente sbagliata.»

«Questo lo sappiamo eccome», confermò Brjann a nome di tutto il gruppo. «Al cento per cento.»

«Bene», disse Marta Mist posandosi le mani sulle cosce. «Silenzio assoluto, per favore.» Tutti tacquero. Marta prese la pagina di pergamena che era stata deposta in mezzo al cerchio assieme a una scodella piena di un liquido rosso, la pose davanti a sé e si mise accanto al recipiente. Allora Briet le consegnò seria un bastoncino cinese di quelli usati per mangiare. Marta Mist lo impregnò con quel liquido denso e con gesti lenti scrisse sul foglio due rune simboliche. Poi chiuse gli occhi e cominciò a recitare in tono monotono e ammaliante: «Se vuoi che il nemico abbia timore di te…»

9 dicembre 2005

20

LA lettura del Malleus maleficarum aveva catturato Thora fino a notte fonda, cosicché la mattina dopo si sentiva la testa pesante. Aveva passato molto tempo a tentare di decifrare il foglio caduto dal libro, che conteneva un’accozzaglia di parole e date scritte a mano e in maniera poco sistematica. La donna era arrivata alla conclusione che si trattasse di appunti e promemoria buttati giù da Harald stesso, il proprietario del libro a quanto si leggeva sul frontespizio. Alcune annotazioni erano in tedesco, e la calligrafia affrettata rendeva ardua la decifrazione di alcune parole, e perciò anche di diverse frasi. Comunque, qualcosa era riuscita a capirlo.

1485 MALLEUS: la data era sottolineata e ricalcata parecchie volte. Appena sotto c’era la scritta J.A. 1550?? cancellata da una crocetta. Poi si leggevano due L incrociate seguite dal nome LUPUS LORICATUS. Sotto veniva qualcosa in tedesco che Thora decifrò come: DOVE? DOVE? LA CROCE ANTICA?? Metà del foglio era una sorta di diagramma, in cui punti segnati da date e toponimi erano collegati l’un l’altro da freccette. Uno era contrassegnato dalla scritta INNSBRUCK — 1485, un altro da KIEL — 1486 e sopra la città di Roskilde era collegata a due datazioni: 1486 — MORTO e 1505 — PERDONO. Sopra questi c’erano il toponimo HOLAR — 1535 e un punto cancellato assieme al collegamento con il precedente, ma vi si poteva leggere la scritta SKALHOLT, seguita da due ulteriori date, 1505 e 1675. Da questa seconda datazione partivano numerose freccette che terminavano tutte con dei punti interrogativi. Un po’ spostata c’era di nuovo la scritta LA CROCE ANTICA?? Con una penna diversa era stata aggiunta la dicitura GASTBUCH, con vicino un disegnino che poteva essere una piccola croce o una «t». Libro degli ospiti? Libro degli ospiti della croce? Sotto c’era la scritta: CAMINO — FOCOLARE!! 3° SIMBOLO!! se il suo tedesco non la tradiva.

Alla fine Thora si era data per vinta e si era rivolta alla lettura del trattato.

Il Malleus maleficarum era risultato una lettura tutt’altro che piacevole, dato il suo contenuto raccapricciante, eppure al contempo intrigante. Su alcune sezioni poco invoglianti, come la prima e la seconda, Thora non si era soffermata molto. Il libro era strutturato in forma di domande o assiomi riguardanti la magia, formulati al principio di ciascun capitolo o paragrafo, e seguiti da risposte o argomentazioni di una tale assurdità religiosa, da non seguire alcuna logicità scientifica.