Выбрать главу

«E allora?» chiese Thora spazientita.

«Sembra che quella runa sia sconosciuta, ma che assomigli molto a un altro simbolo magico nordico chiamato ‘runa della vendetta’. L’unica differenza è un trattino sul braccio superiore. Il simbolo nordico compare però solamente in un manoscritto frammentario, dove manca l’intero incantesimo. Si è conservata solo la descrizione del procedimento e la prima riga della cantilena, che è: ‘Guardo te’. Lo stesso inizio dell’incantesimo d’amore. Pall ritiene probabile che il proprietario del codice abbia scritto la runa accanto all’incantesimo d’amore credendo che si trattasse della medesima formula. Ha insistito sul fatto che il libro era stato redatto da almeno quattro scrivani differenti, tre islandesi e uno danese, e probabilmente fu proprio quest’ultimo a inserire il simbolo magico. L’esperto mi ha anche riferito che la formula magica nordica era assai più cupa e diabolica degli altri incantesimi, e che non se ne conosce l’origine, anche se il testo è di sicura provenienza danese. Il codice originale risalirebbe alla seconda metà del Cinquecento, mentre il manoscritto islandese sarebbe databile attorno al 1650.»

«Perché questa runa sarebbe più diabolica di altri simboli magici?» domandò Thora.

«Forse sarebbe meglio adoperare la parola ‘tenebrosa’ o ‘maligna’, essendo destinata appositamente a causare dolore agli altri. Chi se la fa incidere sul corpo dopo la morte diventerebbe capace di perseguitare la persona che ha commesso qualche ingiustizia nei suoi confronti, seguirla dalla tomba e causarle il rimpianto eterno per la sua condotta. Il rimorso e il pentimento porteranno infine la vittima alla morte. E qui viene il bello: per praticare questa stregoneria si devono adoperare alcune parti del corpo dell’aspirante persecutore… Indovina un po’ quali sono?»

«Gli occhi!» esclamò Thora.

Matthew annuì. «Ma torniamo un attimo indietro. Quando Pall spiegò la fattura ad Harald, lui si entusiasmò al punto di volere una descrizione minuziosa del malocchio. Pall glielo spiegò per filo e per segno al telefono, poi gli inviò per posta elettronica la copia scannerizzata del manoscritto in suo possesso.»

«Va bene, e allora?» borbottò Thora impaziente.

«Stammi bene a sentire. La magia funziona così: chi vuole vendicarsi fa un contratto con un’altra persona che si accolla la responsabilità di eseguire il rituale dopo la sua morte. Un po’ come per le brache del morto. I due devono stilare il contratto disegnando la runa su una pergamena con una miscela del sangue di entrambi, insieme a quello di un corvo. Con lo stesso intruglio bisogna scrivere sotto la runa che X giura di praticare l’incantesimo per Y, e poi sia X che Y devono siglare il patto apponendo le loro firme a piè di pagina.» Matthew bevve un sorso di caffè prima di proseguire. «E ora viene la parte più interessante. Quando Y muore, X ha l’obbligo di incidere il simbolo magico sul suo corpo, prelevargli abbastanza sangue da poterci scrivere, e infine togliergli gli occhi. Abracadabra.»

«Gesù!» esclamò Thora inorridita. «Ma quale mente perversa ha potuto inventarsi una simile diavoleria?»

Matthew sorrise. «E non è tutto. Pall mi ha detto che la runa doveva venire incisa sul cadavere per ricordare al morto che gli erano stati cavati via gli occhi come da contratto. In caso contrario, lui sarebbe riemerso dalla tomba per cercare i propri occhi, e probabilmente uccidere chi glieli aveva estratti. Il sangue invece serviva per scrivere la cantilena legata alla runa, una volta che fosse stato rimescolato di nuovo con il sangue di un corvo.»

«Il che spiega il DNA di passeraceo che venne ritrovato nell’analisi del sangue», lo interruppe Thora.

«A questo punto si dovevano avvolgere gli occhi dentro la pergamena con la formula magica e far sì che il pacchetto giungesse nelle mani della persona di cui ci si voleva vendicare. Da quel momento la vittima non avrebbe avuto scampo: il morto l’avrebbe seguita dappertutto per ricordarle continuamente i suoi misfatti, fino alla resa finale e alla sua morte.»

«E la formula magica sarebbe quella recapitata alla madre di Harald», concluse Thora in tono triste. Che storia terribile e orripilante. Ma che cosa poteva aver causato quell’odio così profondo per la propria madre? Che diavolo aveva fatto quella donna ad Harald? Ma forse Harald era malato di mente e dava la colpa a sua madre per le sue condizioni. «Aspetta un secondo. Sua madre ha per caso ricevuto anche gli occhi?»

«No. Gli occhi non c’erano. E non ho la minima idea del perché mancassero. Forse sono andati persi, oppure si sono rovinati. Non lo so.»

Thora rimase a rifletterci per un istante. «Halldor, lo studente di Medicina. Naturalmente è stato lui che ha commesso tutte quelle atrocità sul corpo di Harald. E forse allora l’ha ucciso proprio lui.»

«Sembrerebbe probabile», rispose Matthew. «A meno che Harald non si sia ucciso da solo e Halldor sia intervenuto dopo.»

«Ma com’è possibile? Non era stato strangolato?»

«Forse stava praticando l’autostrangolamento erotico di cui abbiamo già parlato. È una probabilità da prendere perlomeno in considerazione. Oppure può essere che qualcun altro lo abbia ucciso, o sottoscritto il contratto con Harald. Ognuno dei suoi amici ha avuto una reazione strana quando abbiamo mostrato loro la runa magica. Senza dimenticare che Hugi potrebbe aver fatto tutto da solo, in fin dei conti.»

«Dobbiamo tornare a parlare con Halldor, poco ma sicuro. E con tutto il resto della combriccola. Cerchiamo di fissare di nuovo un appuntamento con loro.»

Matthew le sorrise. «Vedi che proprio stupidi non siamo. Ora sì che siamo sulla buona strada. L’unica cosa che manca nel quadro generale sono i soldi. Che ne è stato di tutto quel denaro scomparso?»

Thora scrollò le spalle. «Forse Harald è riuscito a comperare quel codice magico cui teneva tanto. Anzi, sarebbe logico.»

«Sì, forse. Ma ne dubito perché Pall mi ha assicurato che il volume è tuttora di proprietà della Biblioteca Nazionale norvegese. Questo svela anche l’arcano del perché gli investigatori non hanno potuto trovare la runa incisa su Harald: nessuno qui in Islanda ne conosceva l’esistenza al di fuori del nostro Pall, che al momento si trova all’estero per motivi di studio».

«Forse Harald si è fatto mandare i soldi quassù per comprare da Pall delle informazioni e il codice manoscritto dal museo, invece è stato ucciso da uno di questi cosiddetti suoi amici, che gli ha rubato il denaro. Si sono compiuti omicidi per ragioni molto più futili di questa, non credi?»

Matthew fece cenno di essere d’accordo, poi guardò l’orologio e Thora con aria pensierosa. «L’aereo da Francoforte è atterrato alle tre e mezzo.»

«Oh, no!» sbottò Thora. «Non me la sento di parlare con la madre proprio ora. Davvero, non posso. Che le rispondo se mi chiede dei miei figli? Che le dico? Sì, signora, mio figlio è particolarmente precoce, forse non le ho detto che sta diventando papà?»

«Credimi, non avrà nessun interesse per i tuoi figli», le disse Matthew tranquillo.

«Non che sia meglio discutere con lei del suo, di figlio. Come faccio a guardarla in faccia e dirle che Harald aveva fatto una specie di patto col diavolo per renderle la vita un inferno e trascinarla al suicidio?» Thora guardò il socio con aria angosciata.

«Sarò io a informarla, non ti preoccupare. Ma tu non ti puoi tirare indietro proprio adesso. Se non te la senti di parlarle oggi, allora lo dovrai fare domani. Ricordati che la povera donna ha fatto tutta questa strada solamente per vederti. Quando mi disse di volerti incontrare di persona e di volerti parlare a quattr’occhi, mi sembrò più serena di quanto non fosse da tempo. Non hai niente da temere.»