Thora cercò di nascondere meglio che poteva il suo disprezzo per quella famiglia. Sentì un brivido percorrerle la spina dorsale, e desiderò intensamente trovare l’assassino di quel povero ragazzo. Per lei non c’era niente di più agghiacciante che crescere privi dell’affetto famigliare. Il bisogno che i figli avevano dell’amore dei genitori era un dato di fatto innegabile, e negarlo alle proprie creature era un crimine dei più efferati. Non c’era da meravigliarsi se Harald era diventato così strano. A un tratto Thora si accorse di essere impaziente di incontrare la madre il giorno dopo. «Sì», disse allora per rompere il silenzio. «La cosa non suona per niente bene. Benché i due fatti siano forse completamente estranei l’uno all’altro, questa mancanza di contatto con i suoi genitori spiega almeno i suoi comportamenti anticonformisti. Ma questo è sicuramente un argomento che non le va di discutere con una sconosciuta, per cui mi sembra opportuno ritornare a quella sua famosa visita…»
Elisa sorrise risollevata. «Come vi stavo dicendo poco fa, parlammo a lungo di me e dei miei problemi. Harald si dimostrò un vero signore e non fece altro che assecondarmi. Tra l’altro mi portò con sé a visitare la Laguna Blu, a vedere un geyser e a fare delle passeggiate per il centro, e qualche sera restammo a casa a vedere dei DVD, a cucinare e a rilassarci.»
Thora tentò di immaginarsi Harald fare il bagno alla Laguna Blu, ma non riuscì. «Qual è l’ultimo film che avete visto, se lo ricorda?»
Elisa sorrise. «Il Re Leone, anche se la cosa suona incredibile.»
Matthew fece l’occhiolino a Thora per rimarcare il fatto che non aveva affatto mentito sul titolo del DVD che aveva trovato nel lettore. «Ma per caso ti ha spiegato quale fosse il campo delle sue ricerche?»
«No, non mi ha detto che poche cose», rispose Elisa pensierosa. «Comunque era di ottimo umore, ed era evidente che qui in Islanda si trovava proprio benone. Io non l’avevo mai visto così felice prima di allora. Forse il suo buonumore era dovuto alla lontananza da casa, da mamma e papà. O forse al libro che aveva trovato.»
«Il libro?» chiesero Thora e Matthew all’unisono. «Che libro?» ribadì Matthew.
Elisa era chiaramente stupita dalla loro reazione. «Il vecchio libro, no? Il Malleus maleficarum. Non l’avete visto a casa sua?»
«Ce n’erano diverse edizioni. Tu a quale ti riferisci? Te l’ha mostrato per caso?»
«No, non ne era ancora entrato in possesso.» Improvvisamente la ragazza si zittì, poi riprese a parlare. «E probabilmente non l’aveva ancora ricevuto nemmeno quando venne assassinato. L’aveva trovato troppo poco tempo prima.»
«Sai se aveva intenzione di andarlo a prendere?» chiese Matthew. «Te ne aveva parlato?»
«No», sospirò Elisa. «In realtà non gli domandai niente in proposito. Forse avrei dovuto farlo?»
«No, non sarebbe cambiato niente», la rassicurò Matthew. «Ma, piuttosto, ti aveva detto perché quel libro era tanto particolare?»
Il volto di Elisa si illuminò. «Sì, e che storia interessante. Aspettate, com’era?» Prima di riprendere il discorso, ci pensò su per un attimo. «Ti ricordi delle lettere antiche del nonno, vero?» disse rivolgendosi a Matthew, che annuì. Thora suppose che fossero quelle contenute nella cartella di cuoio, provenienti da Innsbruck. «Harald era come il nonno, pareva ammaliato da quelle lettere che leggeva continuamente, da cima a fondo. Era convinto che chi le aveva scritte avesse perpetrato una vendetta atroce nei confronti di Kramer per fare giustizia delle sevizie subite da sua moglie.» Guardando Thora, le chiese: «Lei sa chi era questo Kramer, vero?»
Thora annuì. «Sì, anzi, ho persino letto il suo capolavoro, se così si può definire, il Maglio delle streghe.»
«Io invece non mi sono abbassata a tanto, ma del suo contenuto ne so abbastanza perché nella mia famiglia nessuno ne scampa. Harald aveva il chiodo fisso di scoprire che cosa fosse successo ai personaggi della vicenda. Io cercai di fargli notare che, essendo fatti vecchi di oltre cinquecento anni, era escluso arrivare alla verità, ma lui non se ne dava per vinto. La Chiesa si era occupata del caso e secondo lui gran parte dei relativi documenti si erano conservati nel corso dei secoli. La sua iscrizione ai corsi universitari di Storia si collegava alla speranza di poter rinvenire tutta la documentazione sulla vicenda. Anche la scelta della tesi di laurea sulle persecuzioni contro le streghe serviva per rendere le sue ricerche più credibili. Harald di quell’argomento ne sapeva più di ogni altro, armato com’era della collezione del nonno e del suo stesso entusiasmo.»
«Almeno suo nonno era stato buono con lui?» chiese Thora per ottenere una conferma di quanto supponeva.
«Certamente», disse infatti Elisa. «Passavano molto tempo insieme. Stavano sempre a parlare fra di loro anche dopo che il nonno era finito in ospedale, senza speranza di guarigione e ormai completamente tagliato fuori dal mondo. Come potete ben capire, il nonno gli voleva bene più che a ogni altro di noi ragazzi, forse anche per compensare il fatto che Harald viveva come un estraneo nella sua stessa famiglia. Gli trasmise l’interesse per le storie dei roghi delle streghe. Quei due erano capaci di stare a discutere dell’argomento all’infinito.»
«E i suoi studi di Storia avevano portato a nuove informazioni?» domandò Thora. «Aveva trovato qualcosa di interessante?»
«Sì o almeno così asseriva lui. Attraverso l’Università di Berlino, per esempio, poté entrare nell’Archivio Vaticano. Andò a Roma dopo il primo anno di studi e ci restò a lungo, mi sembra per quasi tutta l’estate. Sosteneva di aver trovato un documento nel quale Kramer faceva richiesta di sferrare un altro attacco contro le streghe di Innsbruck, poiché si era convinto che fossero state loro a sottrargli una copia del libro che aveva redatto. Kramer diceva di tenere molto a quell’edizione in particolare perché conteneva le modalità da seguire per ottenere i migliori risultati nell’eliminazione della magia e nella persecuzione delle streghe. Era molto preoccupato perché le streghe avrebbero potuto utilizzare quel volume per fargli capitare addosso qualche terribile diavoleria, per cui era determinato a recuperare il libro a qualunque costo. Harald mi riferì di non essere riuscito a trovare la risposta del Vaticano alle sue richieste, ma non esistendo testimonianze di sorta su un ritorno di Kramer a Innsbruck, è probabile che le autorità ecclesiastiche gli avessero negato il permesso. Harald era comunque molto eccitato perché pensava di aver capito quale fosse il libro rubato a Kramer, quello che doveva finire all’inferno: l’edizione personale e originale del Malleus maleficarum, la più antica copia conosciuta di quel famigerato volume. In ogni modo, Harald aveva scoperto che era una copia leggermente diversa da quella pubblicata l’anno dopo, anche perché, essendo l’originale, era sicuramente scritta a mano, con miniature e disegni autografi. Inoltre l’altro autore del volume, quel tale Sprenger, doveva aver detto la sua nell’edizione definitiva dell’opera, e quelle modifiche erano il nocciolo della ricerca di Harald, che aveva in mente di separare le due mani nella scrittura dell’opera. Anzi, c’è chi afferma che il povero Sprenger in realtà non avesse scritto proprio un bel niente.»
«Perché quel libro doveva finire all’inferno?» chiese Thora.
Elisa sorrise. «Nell’ultima lettera inviata al vescovo di Bressanone, si parlava di un messaggero che si era preso l’incombenza di andare all’inferno per buttarci il libro, e si richiedeva l’assistenza della Chiesa per facilitare il suo viaggio agli inferi.»