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Devo continuare a insegnare e a imparare, pen­sò il cervello.

Ora desiderava ricevere notizie dagli osservatori in­viati a est. Aveva urgente bisogno di informazioni da quella zona, per completare i frammenti di notizie raccolte dagli appostamenti d’ascolto. Da lì poteva giungere una prova indispensabile per impedire al­la razza umana di tuffarsi a capofitto nella distru­zione totale.

Lo sciame a poco a poco ridusse la sua attività mentre il cervello allontanava quegli angosciosi pen­sieri.

Nel frattempo aspetteremo, disse fra sé il cervel­lo.

E si pose il problema di una lieve modifica gene­tica in una vespa priva di ali per migliorare il siste­ma di produzione d’ossigeno.

Il senhor Gabriel Martinho, prefetto della Barriera del Mato Grosso, passeggiava su e giù per lo studio mormorando fra sé, mentre da un’angusta finestra filtravano gli ultimi raggi di sole. Di quando in quan­do si fermava per fissare suo figlio Joao che sedeva su un divano di pelle di tapiro posto sotto uno dei tanti scaffali che ricoprivano le pareti della stanza.

Martinho senior era un uomo mingherlino dalla carnagione scura, con i capelli grigi e gli occhi ca­stani infossati che si aprivano sopra un naso aquili­no, una bocca sottile e un mento appuntito. Indos­sava un abito nero démodé che si confaceva alla sua posizione. La camicia di un bianco candido spic­cava sotto il nero dell’abito. Ai polsi portava dei gemelli d’oro che brillavano ogni volta che agitava le braccia.

«Sono diventato oggetto di scherno», disse in to­no angosciato.

Joao assimilò l’affermazione in silenzio. Dopo aver assistito per un’intera settimana agli scoppi d’ira di suo padre, Joao aveva imparato ad apprezzare l’u­tilità del silenzio. Guardò la sua bianca uniforme da bandeirante, i pantaloni infilati negli stivali di cuoio, tutto perfettamente in ordine, mentre i suoi uomini si davano da fare nella Serra Dos Parecis, per porta­re a termine un’ispezione preliminare.

Nella stanza cominciava a farsi buio, una rapida oscurità tropicale affrettata da densi nuvoloni am­massati lungo l’orizzonte. La luce del tramonto proiet­tava ombre color blu scuro; lampi provocati dall’afa squarciavano il pezzetto di cielo visibile attraverso l’alta finestra, e a tratti inondavano lo studio di una luminosità abbagliante. Seguiva in lontananza il brontolio del tuono. Le luci si accesero in ogni stanza abitata; un’illuminazione giallastra riempì lo studio.

Il prefetto si fermò di fronte a suo figlio. «Perché, proprio da mio figlio, stimato capo degli Irmandades, devo sentire queste stupidaggini da Carsonites?»

Joao fissava il pavimento in mezzo ai suoi stivali. La lotta nella Plaza di Bahia, la fuga dalla folla in­ferocita, tutto questo sembrava lontano un’eternità, come se appartenesse al passato di qualcun altro. Oggi nello studio di suo padre aveva assistito a un susseguirsi di importanti personaggi politici… saluti garbati al figlio Joao e sommesse consultazioni con suo padre.

Il, vecchio stava lottando per suo figlio, Joao lo sapeva, ma Martinho padre poteva solo lottare nel modo che gli era più congeniale: coi soliti metodi clientelari, assicurandosi appoggi con manovre sotto­banco, scambiando favori e raccomandazioni, radu­nando forze politiche quando si rendeva necessario. Non una volta aveva preso in considerazione i dub­bi e i sospetti di Joao. Gli Irmandades, Alvarez e i suoi Hermosillos, chiunque avesse avuto a che fare con la Piratininga, da questo momento era malvisto dalle autorità. Occorreva porre riparo agli erro­ri commessi.

«Arrestare la ricerca del nuovo equilibrio ecolo­gico?» mormorò il vecchio. «Ritardare la Marcha para Oeste? Sei impazzito? Perché credi che occupi questa posizione? Io! Un discendente dei fidalgoes i cui antenati governarono una delle prime capitanias! Noi non siamo bugres,i cui avi furono protetti da Rui Barboso, eppure i caboclos mi chiamano ‘Pa­dre dei Poveri’. Non ho acquisito questo appellativo con la stupidità.»

«Padre, se solo…»

«Sta’ zitto! Ho anch’io qualcosa che bolle in pen­tola. Tutto finirà nel migliore dei modi.»

Joao sospirò. Provava vergogna per la sua posizio­ne in quel momento. Il prefetto era sul punto di di­mettersi prima di quella circostanza; il suo cuore era malato. E adesso turbarlo in quel modo… Ma lui insisteva nell’essere così cieco!

«Indagare, dici tu», proseguì il vecchio. «Indaga­re su che cosa? In questo momento vogliamo evita­re indagini e allontanare qualsiasi sospetto. Il go­verno, grazie all’intervento dei miei amici, è pro­penso a credere che tutto sia normale. Sono disposti a incolpare i Carsonites della tragedia di Bahia.»

«Non hanno prove», disse Joao. «Lo hai ammesso tu stesso.»

«In questi tempi le prove non sono determinan­ti», ribatté suo padre. «Ciò che conta è allontanare i sospetti da noi stessi. Dobbiamo guadagnare tempo. D’altra parte è proprio il genere di cose che i Carso­nites potrebbero aver fatto.»

«Ma potrebbe non essere così», obiettò Joao.

Il vecchio fece finta di non aver udito. «Proprio la settimana scorsa», disse, gesticolando. «Il giorno prima che tu arrivassi qui come un fulmine a ciel sereno, proprio quel giorno parlai con i contadini di Lacuia su richiesta del mio amico il ministro del­l’Agricoltura. Lo sai che la gentaglia mi rise in faccia? Dissi che questo mese avremmo esteso le zone Verdi di diecimila ettari. Scoppiarono a ridere. Dissero: ‘Persino tuo figlio non ci crede!’ Adesso capisco che cosa volevano dire. È una pazzia fermare la marcia a occidente.»

«Hai visto i rapporti da Bahia?» disse Joao. «Gli investigatori dell’OIE…»

«L’OIE! Quell’astuto cinese dalla faccia insignifi­cante. È più bahiano lui di un vero bahiano. E quel­la femmina dottore che va a ficcare il naso dapper­tutto. La sua mae de santo,la sua sidaga… quello che si dice su di lei, te lo raccomando. Solo ieri, è stato detto…»

«Non voglio sapere.»

Il vecchio tacque e lo fissò. «Ahhh?»

«Ahhh!» gli fece eco Joao. «Che cosa vuoi insi­nuare?»

«Semplicemente Ahhh!»

«È molto bella», fece Joao.

«Me lo hanno detto. Molti uomini hanno goduto di quella bellezza… così si dice.»

«Non lo credo!»

«Joao», disse il prefetto, «ascolta un vecchio che attraverso l’esperienza ha acquisito la saggezza. È una donna pericolosa. Appartiene anima e corpo all’OIE, una organizzazione che spesso interferisce nei nostri affari. Tu, tu sei un empreiteiro,un noto imprenditore, la cui abilità e successo professionale hanno suscitato non poche invidie in alcuni ambien­ti. Quella donna dovrebbe essere un dottore degli insetti, ma da come si comporta si direbbe che ab­bia molteplici attività. Alcune di queste, ahh…»

«Adesso basta, padre!»

«Come vuoi tu.»

«Dovrebbe raggiungermi qui tra breve e non vo­glio che il tuo attuale atteggiamento nei suoi con­fronti…»

«Potrebbe ritardare la sua venuta», disse il pre­fetto.

Joao lo fissò. «Perché?»

«Martedì scorso, il giorno successivo alla tua av­ventura di Bahia, è stata inviata nell’altopiano Goyaz. Penso la sera stessa o il mattino seguente, non ha importanza.»

«Eh?»

«Naturalmente sarai al corrente delle ragioni che l’hanno spinta laggiù… quelle voci circa una base segreta bandeirante. Sta ficcando il naso laggiù… se è ancora viva.»

Joao alzò il capo di scatto. «Come?»

«Al quartier generale dell’OIE di Bahia, si dice che sia… scomparsa. Forse un incidente. Sembra che lo stesso Travis-Huntington Chen-Lhu sia in procinto di andare alla ricerca di questo dottore in gonnella. Che cosa ne dici?»

«Sembrava molto affezionato a lei quando li ho avvicinati a Bahia, ma questa storia su…»