Joao udì le grida degli uccelli, come da un’enorme distanza, che a poco a poco lo strappavano dall’assopimento. Aprì gli occhi, era sudato e si sentiva stranamente debole.
Rhin, durante la notte, si era allontanata da lui; dormiva raggomitolata contro la parete della cabina.
Joao guardò la luce bianco-azzurra del nuovo giorno.
Un velo di nebbia nascondeva sia il tratto di fiume a monte sia quello a valle. L’ambiente chiuso della cabina era saturo di umidità soffocante.
Joao aveva la bocca secca e amara. Si drizzò a sedere e si sporse in avanti per guardare attraverso la curva del parabrezza. La schiena gli doleva e aveva le gambe rattrappite.
«Johnny, non si aspetterà di veder spuntare dei soccorsi», disse Chen-Lhu.
Joao tossì e replicò: «Stavo osservando il tempo. Tra poco cominceranno le piogge».
«Forse.»
Com’è grigio il cielo, pensò Joao, il colore era cupo, plumbeo come quello di una lavagna, scenario ideale per un avvoltoio che, senza un battito d’ali, volteggiava attraverso le cime degli alberi. Si inclinò maestosamente, batté le ali una volta… due volte… e volò verso le vette dei monti.
Joao abbassò lo sguardo e notò che la capsula durante la notte si era incagliata in un’isola galleggiante di tronchi e cespugli. Vide che i tronchi erano ricoperti di muschio. L’isola doveva essersi formata tempo addietro, forse la stagione precedente… no, ancora prima. Il muschio era spesso.
Improvvisamente un vortice staccò la capsula dai tronchi.
«Dove siamo?» chiese Rhin.
Joao si volse e vide che era sveglia, ma evitava di incontrare il suo sguardo.
Che cosa diavolo avrà? pensò. Si vergogna?
«Siamo ancora nello stesso punto, mia cara Rhin», disse Chen-Lhu. «Sul fiume. Hai fame?»
«Sì, molto.»
Mangiarono in silenzio. Joao era sempre più convinto che Rhin facesse di tutto per evitarlo. Prima uscì dal portello e rimase a lungo sulla piattaforma galleggiante, quindi si sedette di nuovo, appoggiò la testa allo schienale fingendo di dormire.
Vada al diavolo, disse fra sé Joao. Uscì dalla cabina sbattendo il portello alle sue spalle.
Chen-Lhu bisbigliò all’orecchio di Rhin: «Sei stata molto brava ieri sera, mia cara».
Lei parlò senza aprire gli occhi: «Va’ all’inferno!»
«Non credo nell’inferno.»
«E io invece sì?» Aprì gli occhi e lo fissò.
«Certo.»
«Ognuno ci crede a modo proprio», disse lei e richiuse gli occhi.
Per qualche motivo che non riusciva a spiegarsi le sue parole e azioni lo irritavano e non poteva fare a meno di punzecchiarla, rinfacciandole le sue credenze: «Sei una terribile calamità aborigena!»
Lei parlò senza aprire gli occhi: «Ti esprimi come il cardinale Newman».
«Non credi nel peccato originale?» la canzonò Chen-Lhu.
«Credo in un certo tipo di inferno», rispose lei guardandolo dritto negli occhi.
«A ciascuno il suo, eh?»
«L’hai detto tu; io no.»
«Anche tu l’hai detto.»
«Davvero?»
«Sì! È così!»
«Stai urlando», fece notare lei.
Chen-Lhu aspettò di riacquistare la calma, quindi bisbigliò: «E di Johnny che cosa ne pensi?»
«È migliore di te.»
Prima che Chen-Lhu potesse ribattere, Joao aprì il portello ed entrò nella cabina.
«Salve, capo!» disse lei sorridendo… un caldo, intimo, accattivante sorriso.
Joao ricambiò il sorriso e scivolò sul sedile. «Andremo incontro alle rapide, oggi», annunziò. «Lo sento. Che cosa stava urlando poco fa, Travis?»
«Oh, nulla di importante», rispose Chen-Lhu, ma la sua voce tremava di rabbia.
«Si trattava di una discussione ideologica», disse Rhin. «Travis rimane un ateo incallito fino alla fine. Io invece credo nel paradiso.» Così dicendo accarezzò la guancia di Joao.
«Perché credi che ci stiamo avvicinando alle rapide?» domandò Chen-Lhu e pensò: Devo interrompere questa conversazione. È una partita pericolosa, quella che stai giocando con me, Rhin.
«Innanzitutto, perché la corrente è più veloce», spiegò Joao.
Guardò fuori del finestrino frontale. La natura che li circondava stava assumendo un aspetto diverso. Le colline si avvicinavano sempre più al letto del fiume. Numerosi vortici si staccavano dalle sponde disegnando linee a spirale.
Un gruppetto di scimmie dalla lunga coda cominciò a correre di pari passo con la capsula, emettendo stridule grida tra gli alberi.
«Ogni creatura che vedo là fuori mi suggerisce una domanda: È veramente ciò che sembra?» disse Rhin.
«Quelle sono vere scimmie», ribatté Joao. «Credo che ci siano delle creature che i nostri amici non possano imitare.»
Adesso il fiume si restringeva e le colline erano sempre più vicine. Lungo le sponde, giganteschi alberi di legno duro dai rami contorti lasciavano il posto a file di palme pago,che facevano da sfondo a intrichi di arbusti e liane che caratterizzano la vegetazione della giungla. A intervalli il verde era interrotto da tronchi rosso bruno di guayavilla i cui rami spioventi sfioravano l’acqua.
In una curva del fiume, la capsula colse di sorpresa un uccello dalle piume rosa e dalle lunghe zampe che si cibava in una secca. Sbatté le pesanti ali e si alzò in volo, scomparendo dalla vista.
«Allacciatevi le cinture», disse Joao.
«È sicuro che sia necessario?» chiese Chen-Lhu.
«Sì.»
Joao udì scattare le fibbie, allacciò la sua cintura e diede un’occhiata al cruscotto per controllare le modifiche apportate da Vierho nei comandi. Bottone d’avviamento… spia luminosa… manetta del gas. Mosse la cloche e si accorse che era piuttosto lenta. Pregò mentalmente che il galleggiante di destra non cedesse e si preparò ad affrontare le rapide.
Giunse un suono, simile al rombo del vento che soffia attraverso gli alberi. La capsula fece un’ampia curva, quindi in un punto dove la corrente era più forte fu trascinata in un vortice e girò più volte su se stessa finché riprese la rotta originaria; là, a non più di un chilometro di distanza, scorsero un agitato ribollire di acqua schiumosa. Il fragore prodotto dall’acqua diventava sempre più assordante.
Joao valutò la situazione: una spessa muraglia di alberi si ergeva su entrambe le sponde, il letto del fiume si restringeva e scure pareti di roccia bagnata sovrastavano le rapide. C’era un’unica via di uscita: attraversare le rapide.
Era necessario valutare attentamente sia la corrente sia la distanza: al momento giusto i galleggianti della capsula avrebbero dovuto colpire le onde della corrente contraria, le quali avrebbero aiutato i galleggianti a neutralizzare il loro impatto con la violenza del fiume.
È questo il posto, pensò Chen-Lhu. I nostri amici saranno qui ad aspettarci. Afferrò un fucile a gas e cercò di tener d’occhio entrambe le sponde.
Rhin strinse i braccioli del sedile e si appoggiò contro l’imbottitura dello schienale. Sentì che stavano per essere inesorabilmente trascinati nel vortice delle acque.
«C’è qualcosa fra gli alberi alla nostra destra», avvertì Chen-Lhu.
Un’ombra oscurò l’acqua che li circondava, mentre bianche sagome svolazzanti presero a radunarsi davanti al natante, ostacolando la visuale.
Joao premette il bottone d’avviamento contando: uno, due, tre. Tirò la manetta del gas.
I motori si accesero con un rombo assordante che coprì il rumore delle rapide. La capsula emerse dall’ombra attraversando lo schermo degli insetti.
Joao fu costretto a sterzare bruscamente per evitare un ammasso di rocce che si elevava nel bacino superiore. Sentendosi schiacciare contro il sedile dalla forza di gravità, diminuì l’accelerazione agendo ripetutamente sulla manetta del gas. Ti prego non esplodere, pregava mentalmente. Ti prego.