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«Una rete!» gridò Rhin. «C’è una rete sospesa sul fiume.»

Si ergeva sulle rapide come un serpente grondante d’acqua.

Istintivamente Joao portò la mano sulla manetta del gas spingendola violentemente contro il cruscotto.

La capsula fece un balzo in avanti e sfiorò un ba­cino rilucente d’acqua. Poi la forza della corrente la sospinse verso un’umida parete di rocce. La rete era là, sospesa nel vuoto, quando la capsula si sollevò e i galleggianti affiorarono in superficie.

Su… su…

Joao poteva vedere l’acqua che si frangeva con estrema violenza contro la rete, come se cercasse di evitare l’impatto con l’oscura parete di rocce.

Qualcosa colpì i galleggianti con un suono simile a quello prodotto da uno strappo. Il muso della cap­sula prima affondò, poi, non appena Joao tirò a sé la cloche, fece un balzo in avanti. Strani crepitii scossero il natante; violenti spruzzi d’acqua esplosero tutt’intorno.

Per un breve attimo, Joao notò un movimento lun­go il bordo della scarpata. Una fila di massi tondeg­gianti si staccarono dalla parete e caddero rimbom­bando nell’acqua.

Con un’improvvisa virata, la capsula riuscì a evi­tarli. In quel momento Joao si accorse di essere sospeso per aria. Pur sbandando e serpeggiando, sta­vano prendendo quota. Joao allentò la manetta del gas.

La capsula sfiorò rombando una fila di alberi e fu di nuovo sul fiume. Una collina irta di alberi sfrecciava sotto di loro, mentre più avanti si sten­deva un corso d’acqua lungo e stretto, simile a un getto tumultuoso di olio scuro.

Joao udì la voce di Rhin che diceva: «Stiamo vo­lando! Stiamo volando!»

«Un volo pieno di ispirazione», disse Chen-Lhu.

Joao era così emozionato che le sue mani riusci­vano a mala pena a manovrare i comandi. Vide che il fiume formava un’ampia curva e che, al di là di quella, si apriva un’estensione di terre sommerse.

Fiume scuro… terre sommerse, pensò.

Joao teneva sotto controllo la stabilità del volo. Lanciò un’occhiata a occidente: nuvole scure si ad­densavano all’orizzonte, il cielo era plumbeo e prean­nunciava un temporale. La pioggia si è riversata sui colli, pensò. E ha inondato la pianura. Deve essere accaduto durante la notte.

Si adirò con se stesso per non aver notato prima il cambiamento del colore dell’acqua.

«Che cosa non va, Johnny?» chiese Chen-Lhu.

«Niente.»

Joao spostò la manetta del gas di due tacche, i motori scoppiettarono, poi tacquero. Interruppe completamente l’afflusso del carburante.

Nel tentativo di allontanarsi il più possibile tirò a sé la cloche, sfruttando il vento e la forza d’inerzia. La capsula cominciò a vibrare in coda. Joao inclinò il muso cercando di prolungare il volo il più possibi­le, ma la capsula si comportò come tale, precipitan­do come un sasso.

Il vento al loro passaggio produceva un suono simile a un lugubre sibilo che risuonava nella cabina.

Il fiume piegava a sinistra attraverso altre terre sommerse. Un solco sottile d’acqua tumultuosa de­limitava il corso d’acqua principale. Dolcemente Joao si inclinò in virata, poi riprese la rotta seguendo quella scia. L’acqua scorreva veloce, la capsula cominciò a imbardare e Joao lottò per mantenere il controllo dei comandi.

I galleggianti urtarono con violenza contro la su­perficie dell’acqua, sollevando un’infinità di spruzzi. L’ala destra cominciò a inclinarsi… sempre più in basso.

Joao puntò a sinistra in direzione di un lido di sabbia scura.

«Stiamo affondando», constatò Rhin, con un tono da cui traspariva sorpresa mista a terrore.

«Il galleggiante di destra», disse Chen-Lhu, «ha urtato contro la rete».

Il galleggiante di sinistra grattò il fondale, si fer­mò, fece roteare brevemente quello di destra, finché anche quest’ultimo affondò. Qualcosa gorgogliò sott’acqua, seguito da un’esplosione di bolle in super­ficie. La punta dell’ala destra si trovava a pochi millimetri dal pelo dell’acqua.

Rhin tremante nascose il capo tra le mani.

«E adesso?» fece Chen-Lhu, divertito e turbato al tempo stesso al suono angoscioso della sua stessa voce.

È la fine, pensò. Qui i nostri amici ci sorprende­ranno. Non c’è più speranza.

«Adesso ripariamo il galleggiante», disse Joao.

Rhin sollevò il capo e lo guardò.

«Qui?» chiese Chen-Lhu. «Ahhh, Johnny…»

Rhin premette il dorso della mano sulle labbra, pensando: Joao lo dice per rassicurarmi, perché mi vede disperata.

«Certamente, qui», ribatté bruscamente Joao. «Ora stia zitto e mi lasci pensare.»

Rhin abbassò la mano e disse: «Ce la faremo?»

«Se ce ne danno il tempo», rispose Joao. Sganciò la calotta e la spostò in avanti, slacciò la cintura di sicurezza, guardandosi attorno per tutto il tempo, scrutando l’aria, la giungla, il fiume.

Nessuna traccia di insetti.

Uscì dalla cabina, scivolò sulla superficie obliqua del galleggiante di sinistra e scrutò la giungla al di là della spiaggia: un intrico di rami contorti, liane, piante rampicanti, felci.

«Un esercito di insetti potrebbe essere nascosto là dentro senza che ce ne accorgessimo», bisbigliò Chen-Lhu.

Joao lo guardò. Il cinese era in piedi in fondo alla cabina.

«Come pensa di riparare il galleggiante?» chiese Chen-Lhu.

Rhin gli si mise di fianco aspettando la risposta.

«Ancora non so», rispose Joao. Si volse e seguì con lo sguardo la corrente del fiume.

File di piccole onde sospinte da un soffio di ven­to increspavano l’acqua del fiume e aumentavano man mano che il vento si faceva più forte. Poi il vento cessò di colpo. L’aria e l’acqua oscillavano per l’effetto del caldo misto a umidità. Un calore opprimente irradiava dal metallo della capsula e della spiaggia.

Joao scivolò nell’acqua; era pesante e calda.

«Che cosa ne dice dei pesci cannibali?» chiese Rhin.

«Loro non mi vedono, io non vedo loro», rispo­se Joao. «Così siamo pari.» Fece il giro della cap­sula a guado per dare un’occhiata ai motori a raz­zo. L’odore del gas di scarico era molto forte e una chiazza d’olio galleggiava in superficie. Joao alzò le spalle, si chinò e passò una mano lungo il bordo esterno del galleggiante di destra per esplorare la superficie nascosta.

A un certo punto le sue dita incontrarono uno squarcio frastagliato nel metallo e i frammenti del­la riparazione di Vierho. Joao esplorò il buco e no­tò con angoscia che era molto grosso.

Chen-Lhu si calò sul galleggiante di sinistra con un fucile a gas in mano. «Il danno è molto grave?» si informò.

Joao si raddrizzò e raggiunse a guado la spiaggia. «Abbastanza.»

«Possiamo porvi rimedio?» chiese Chen-Lhu, con voce rauca.

Joao si volse e lo guardò pensando: È spaventato il poveretto!

«Prima dobbiamo tirare il galleggiante fuori dal­l’acqua, poi ne riparleremo», disse Joao. «Comun­que credo che ce la faremo.»

«Come si farà a tirarlo fuori?»

«Useremo le liane… come verricello e i rami co­me rulli.»

Rhin si sporse dal finestrino della cabina. «Quan­to tempo occorrerà?»

«Se siamo fortunati stasera avremo finito.»

«Non ci lasceranno tutto questo tempo», obiettò Chen-Lhu.

«Abbiamo un vantaggio di trenta o quaranta chi­lometri su di loro», disse Joao.

«Ma anche loro possono volare», affermò Chen-Lhu. Sollevò il fucile e lo puntò alla sua destra. «Ec­coli che arrivano.»

Joao si volse di scatto nel momento in cui Chen-Lhu lasciava partire alcuni colpi e vide che l’ampia sventagliata del fucile a gas abbatteva una fila di in­setti svolazzanti, bianchi, rossi e oro, lunghi come il pollice di una mano. Ma dietro a quelli ce n’erano altri… altri… altri…